Stati Uniti e Afghanistan

Joe Biden pensa che i talebani abbiano perso?

Durante uno dei tanti momenti illuminanti che hanno punteggiato una poderosa intervista con l’ABC News, il presidente Joe Biden ha descritto i talebani in termini irriconoscibili per qualsiasi osservatore consapevole del conflitto afgano che egli ha scelto di perdere.

“Cosa succederà ora in Afghanistan?” ha chiesto il presentatore George Stephanopoulos. “Crede che i talebani siano cambiati?”

“No”, ha risposto seccamente Biden, solo per contraddirsi immediatamente. “Penso che stiano attraversando una sorta di crisi esistenziale a proposito del fatto che vogliano essere riconosciuti dalla comunità internazionale come un governo legittimo. Non sono sicuro che lo faranno”. Nonostante la perplessità del presidente, nessuno dovrebbe essere incerto su cosa significherà la riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani.

L’idea che questo amalgama sciolto di insorti fondamentalisti stia attraversando una “crisi esistenziale” dopo avere appena rovesciato un governo sostenuto dagli Stati Uniti è scollegata dalla ragione. Perché questa congerie di vandali dovrebbe soccombere a un attacco di ansiosa introspezione mentre hanno la più grande superpotenza del mondo in ginocchio, che li supplica e implora la loro protezione? Nella loro vittoria, i talebani ci hanno benevolmente concesso lo spazio per ritirarci, ma solo per potere esercitare una vendetta sanguinosa e brutale contro chiunque abbia stupidamente creduto alle nostre promesse.

Allo stesso modo è illusorio pensare che ciò che i talebani vogliono è assicurarsi lo status di osservatori presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità o stare gomito a gomito a Davos. I talebani hanno dato poche indicazioni di voler essere un governo riconosciuto a livello internazionale. Hanno dato poche indicazioni sul fatto che vogliono essere un governo, almeno non qualcosa che potremmo riconoscere come tale.

Quando i talebani assunsero il potere in Afghanistan nel 1996, i loro primi atti furono di decimare la società civile della nazione. I servizi civili (così come il settore privato) vennero costretti a epurare i propri ranghi dalle dipendenti femminili, riducendo il numero di professionisti competenti che avrebbero potuto sostenere strutture statali funzionanti. I servizi educativi e sanitari vennero gravemente interrotti. Le organizzazioni umanitarie globali come Oxfam vennero costrette a sospendere le operazioni. Dal 1997 al 2001, i servizi di base e di utilità principale dell’Afghanistan sono andati in rovina.

Al posto di questi servizi, i talebani attuarono un brutale sistema di repressione religiosa, discriminazione di genere e religiosa, distruzione di reperti religiosi ed esecuzioni di massa negli stadi del paese. Non si trattò davvero di un rimpiazzo al funzionamento di una sovranità funzionale, ma stabilire uno stato-nazione improntato ai principi della pace di Westfalia non era ciò che i talebani avevano in mente.

I talebani sono maturati durante gli anni vissuti al brado? Dipende da coloro a cui viene chiesto, anche se la maggior parte ammette che la volontà del gruppo miliziano di comportarsi in modi che si addicano a un’autorità di governo moderna è uno spettacolo a beneficio degli occidentali creduloni. “Un segmento chiassoso dei talebani online ha chiesto di prendere di mira giornalisti, intellettuali e attivisti per i diritti umani e della società civile, che considerano come parte di un'”invasione ideologica” parallela all’invasione militare da parte delle forze straniere,” ha sottolineato un’analisi accademica.

In effetti, i talebani non sembrano avere riflettuto molto sugli “specifici di come avrebbero fatto funzionare o amministrato il territorio” una volta al potere. E volendo evidenziare le priorità dell’insurrezione alla sua ascesa: reprimere e brutalizzare le donne, vendicarsi sanguinosamente contro coloro che hanno servito il governo deposto o i soldati statunitensi, le priorità dei talebani non hanno nulla a che vedere con un piano di governo.

Come ha osservato Christine Rosen, la delirante convinzione di Biden che i talebani vogliano solo essere amati è un’allucinazione condivisa da tutta l’amministrazione. Dal Vice Segretario di Stato Wendy Sherman al Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan all’Amb. Linda Thomas-Greenfield, questa amministrazione ha promesso di difendere i diritti delle donne e delle ragazze afgane appena oppresse, dalla comoda posizione occidentale del controllo climatico e dei discorsi sul lavoro. L’amministrazione Biden si aspetta che questa milizia medievale “rispetti il diritto umanitario”. Ma quali metodi utilizzerà Washington per garantire il rispetto di qualunque cosa sia la “legge umanitaria”? Sicuramente, non l’unico idioma che questa setta paramilitare comprende.

Resta da vedere se l’amministrazione Biden sta prendendo in giro qualcun altro oltre a se stessa; o, meglio, se stessa e chiunque sia così privo di risorse da evitare la conclusione che questa amministrazione non ha alcuna idea di cosa stia facendo. Non passerà molto tempo, tuttavia, prima che la terribile realtà di quello che questa Casa Bianca ha provocato diventerà impossibile da ignorare.

https://www.commentary.org/noah-rothman/does-joe-biden-think-the-taliban-lost/

Traduzione di Niram Ferretti

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