Editoriali

La tendenziosità e il rischio

Su questo giornale, il 21 novembre è stato pubblicato un articolo, La Carta dalla memoria tendenziosa, in cui abbiamo dato conto di come, sulla pagina online di Gariwo, creatura di Gabriele Nissim, la Shoah venga sostanzialmente equiparata ad altri genocidi. Per avvalorare questa operazione così trendy, viene citato tendenziosamente il pensiero dello storico israeliano Yehuda Bauer, tra i massimi studiosi dell’Olocausto, in modo da fargli apparentemente dire che non possa essere formulata l’idea che tra i genocidi sia pensabile una gerarchia. In realtà Bauer non ha mai sostenuto questo punto di vista relativista. In varie interviste e testi ha invece prontamente ribadito come la Shoah rappresenti un unicum, un evento senza precedenti. 

Ieri, su Pagine Ebraiche è intervenuto sulla questione il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il quale, con parole inequivocabili, ha sottolineato come la Carta della Memoria nasconda “un rischio”. E quale sarebbe questo rischio? Quello che noi stessi abbiamo evidenziato qui su L’Informale, di mischiare, di confondere, di non discernere.

Riferendosi alla specificità del genocidio ebraico, Riccardo Di Segni scrive, “E’ difficile (ma non impossibile) fare gradazioni delle sofferenze e certo Israele non ha il monopolio della sofferenza. Ma attenzione a non fare confusione, a mescolare in un unico calderone tutti i genocidi, aggiungerci oggi le epidemie, domani forse le sofferenze personali, per creare una memoria unificata e indistinta delle sofferenze che ricorda tutto per non ricordare niente. La specificità e l’identità sono necessarie quanto l’universalità. La forza del messaggio universale di Israele deriva dall’unicità della condizione e della storia di Israele”.

Forse Gabriele Nissim, così animato dalla volontà di promuovere il bene allargando, con ecumenismo, la sfera dei Giusti, dovrebbe tenere conto di questo rischio, che una figura così autorevole dell’ebraismo italiano ha prontamente messo in luce. Farebbe bene a ricordarsi anche di un vecchio adagio; le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni.

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