Islam e Islamismo

La truffa di Hamas: I diavoli non sono più gli ebrei ma i sionisti

Si attendeva con un certo interesse il nuovo documento di Hamas che avrebbe sostituito la Carta Programmatica del gruppo terrorista redatta nel 1988. La Carta di Hamas è un compendio di antisemitismo, antisionismo e jihadismo uniti in una struttura compatta, nella quale, la formazione islamica che ha preso il potere a Gaza nel 2007 dopo una guerra fratricida con Fatah, (di fatto espulso dal governo della Striscia di Gaza), illustra con intransigenza il proprio radicale rifiuto di Israele e la propria rivendicazione su tutta la Palestina, considerata Dār–al-Islām.

In realtà, il documento del 1988 è un vero e proprio manifesto dell’antisemitismo figliato direttamente dai Protocolli dei Savi di Sion a loro volta usati come piattaforma per la propaganda nazista, saldato con il suprematismo islamico del gruppo.

Dall’articolo 8, il quale recita, “Allah è l’obbiettivo, il profeta è il suo modello, il Corano la sua costituzione: il jihad è la sua strada e la morte per l’amore di Allah è il più nobile dei suoi desideri”, all’articolo 22 in cui, nei confronti degli ebrei vengono rivolte esattamente le stesse accuse contenute nei Protocolli, di avere fomentato le rivoluzioni, di essere stati la causa della Prima Guerra Mondiale, di avere finanziato l’imperialismo mondiale, e via di questo passo. La solita grande narrazione dello strapotere demoniaco ebraico.

Nel nuovo documento questo aspetto farneticante è stato rimosso e non viene più affermato che i nemici da combattere sono gli ebrei in quanto tali. Infatti non sono più loro. La rivoluzione copernicana di Hamas sta nel avere trasferito la demonizzazione dagli ebrei ai sionisti. In questo senso, l’articolo 14 del nuovo documento è emblematico:

“Il progetto sionista è un progetto razzista, aggressive, colonialista ed espansionista che si fonda sull’appropriazione della proprietà altrui, è ostile al popolo palestinese e alla sua aspirazione alla libertà, alla liberazione, al ritorno e all’autodeterminazione. L’entità israeliana è il giocattolo del progetto sionista e il fondamento della sua aggressione”.

Vediamo qui all’opera la solita mistagogia verbale coniata dopo la fine della Guerra dei Sei Giorni e da allora riproposta senza sosta. L’”entità sionista” di Arafat è diventata quella “israeliana”, mentre il sionismo ha assunto interamente su di sé la valenza tenebrosa che prima avevano gli ebrei, come specifica chiaramente l’articolo 15, “Il progetto sionista pone un pericolo per la sicurezza internazionale per la pace e per l’umanità, i suoi interessi e la sua stabilità”. Basterebbe sostituire a “progetto sionista”, “questione ebraica” e non troveremo nulla di diverso da molte delle dichiarazioni di Adolf Hitler. Va inoltre sottolineato come nella redazione rinnovata della Carta, il sionismo venga definito non solo un nemico dei palestinesi ma della stessa Umma araba e islamica (Art. 15) così come per Hitler, l’ebraismo era in primis un nemico della Germania e del Volk.

La nuova Carta di Hamas che ha visto la luce il primo maggio 2017 ed è il frutto di quattro anni di deliberazioni, null’altro è se non una operazione di maquillage semantico che non modifica in nulla la sostanza del documento originale del 1988: il rifiuto di Israele, la rivendicazione ferma su quelle che il gruppo afferma essere terre palestinesi, attualmente tutta la Palestina, dichiarata all’articolo 7, “Il centro dell’Umma araba e islamica” e il jihad trasformato in “resistenza”.

Ragione per la quale Israele ha rigettato in toto il documento considerandolo per quello che è, una copia ritoccata di quello precedente.

 

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