Islam e Islamismo

La violenza palestinese e il fallimento della leadership |di Bassem Eid

Sono avvilito e preoccupato per le violenze perpetrate in Israele dai compagni palestinesi. Questa recente ondata di violenza è iniziata nella moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme Est, e si è estesa al resto di Gerusalemme Est, in Cisgiordania, e poi a tutta Israele e non sembra avere conseguenze positive per i palestinesi. La mia più grande preoccupazione è che noi palestinesi sembriamo non avere nessun leader responsabile, né nei territori palestinesi, né alla Knesset. Invece di calmare le violenze, questi leader soffiano solo sul fuoco. Questa ondata di violenza non aiuta la nostra possibilità di convincere qualcuno, per non parlare degli israeliani, che ci meritiamo uno stato. Non aiuterà a far crescere la società civile palestinese, assolutamente necessario se vogliamo mai essere presi sul serio come partner di pace. Certamente non aiuterà la situazione economica dei palestinesi. Tutto ciò che “realizza” è spingere più indietro i palestinesi.

Eppure i leader sono intenti a predicare l’odio per poi sedersi e godere dei loro vantaggi finanziari, mentre la società palestinese sta crollando. A mio avviso, la principale conseguenza negativa è che la violenza genera sfiducia. Per i politici israeliani i leader palestinesi sono meno attendibili, ma, cosa forse ancora più importante, gli israeliani si fidano di meno dei palestinesi individualmente. Ciò significa che i politici israeliani sono meno propensi a fidarsi dei leader palestinesi per negoziare la pace. A livello di gente comune, la diffidenza nei confronti dei palestinesi significa che gli israeliani sono ormai convinti ad eleggere i politici che siano meno interessati ad una soluzione a due stati. Di conseguenza, anche, gli israeliani sono più propensi ad attuare politiche severe, come togliere il diritto di residenza, chiudere le frontiere ai lavoratori palestinesi, costruire insediamenti aggiuntivi.

Penso che la causa principale di questo ciclo di violenza sia che alcuni palestinesi sentano di non avere nulla da perdere, e che sia causa dei cattivi leader palestinesi se non sono in grado di ottenere l’indipendenza economica e politica. Il presidente palestinese Mahmud Abbas utilizza gli insediamenti come una scusa per non negoziare con Israele, totalmente mal consigliato in quanto più a lungo si aspetta a negoziare, più insediamenti ci sono. Molti giovani palestinesi si rendono conto che sono guidati da individui incompetenti e invidiano la prosperità di Israele. C’è anche un aspetto importante all’interno della società palestinese riguardo all’incitamento nei confronti degli ebrei, una sorta di cultura dell’odio nutrita dai terroristi e dai politici corrotti. La violenza in corso è in parte guidata da questo odio, e si traduce in altro odio. I palestinesi e gli israeliani per raggiungere la pace devono guardarsi come esseri umani e capirsi meglio. La sfiducia reciproca va nella direzione opposta. Non sorprende che Hamas sia impegnato ad incitare alla violenza. L’IDF ha riferito che Hassan Yousef, un co-fondatore di Hamas, sta “attivamente istigando e incitando al terrorismo e pubblicamente incoraggiando e lodando gli attacchi contro gli israeliani.” Questo da Hamas ce lo aspettiamo, purtroppo, ma il problema non si ferma ad Hamas . All’inizio di questa ondata di violenze, il presidente Mahmud Abbas ha dichiarato: “L’Al-Aqsa [Moschea] è nostra … e non hanno alcun diritto di contaminarla con i loro piedi sporchi. […] Noi benediciamo ogni goccia di sangue che è stato versato per Gerusalemme, che è il sangue pulito e puro, sangue versato per Allah, se Allah vuole “.

Che tipo di leader responsabile dovrebbe fare tali dichiarazioni antisemite e violente? L’unica conclusione che si può trarre da questo è che Mahmud Abbas è fuori controllo e immeritevole del titolo che detiene. Gli americani hanno denunciato la sua retorica, come pure le Nazioni Unite e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, che non è esattamente noto per la sua parzialità pro – Israele. Ma che cosa ci si può aspettare da Abbas, quando il suo partito, Fatah, ha rivendicato la responsabilità di uno dei primi atti di terrore in questa ondata di violenza? La Brigata Abdel Qader al-Husseini, (un gruppo affiliato alla Brigata “Al-Aqsa martiri di Fatah”), ha dichiarato: “Con l’aiuto di Allah e in linea con il nostro diritto alla resistenza e il nostro dovere della sacra jihad, le nostre forze hanno effettuato una azione necessaria, sparando su una vettura di occupanti coloni che hanno lasciato l’insediamento di Itamar.” Come possono i palestinesi sperare nella pace quando il loro partito di maggioranza è associato con tale spregevole violenza? Tuttavia, purtroppo, l’incitamento non si ferma ai territori palestinesi. Anche i rappresentanti arabi al parlamento israeliano (Knesset) incitano i palestinesi a impegnarsi nella violenza. Questi rappresentanti arabi, che sono pagati dai contribuenti israeliani, ebrei e arabi, stanno facendo il lavoro degli estremisti stranieri, non il lavoro che è necessario per aiutare gli arabi che hanno votato per loro.

Il sindaco di Nazareth, Ali Salem, un arabo israeliano, li denunciò dicendo: “Io do la colpa ai leader; stanno distruggendo il nostro futuro, stanno distruggendo la convivenza. […] Abbiamo bisogno di trovare un modo per vivere insieme. Non possiamo combattere così. Stiamo danneggiando noi stessi.”
I nostri leader dovrebbero essere quelli che hanno una visione per il futuro. Dovrebbero essere quelli che ci conducono alle azioni che aiuteranno tutta la nostra società. Non dovrebbero essere quelli che ci incoraggiano a intraprendere azioni di vendetta che, a lungo termine, ci fanno male. I nostri leader non capiscono che solo la cooperazione e la convivenza pacifica aiuteranno il nostro obiettivo di prosperità economica e di autodeterminazione? O sono così intenti nel fare il lavoro degli islamisti stranieri, come ad esempio il regime iraniano, da perdere completamente ogni senso di ciò che è il bene per i palestinesi? Ma ora non è il momento di essere scoraggiati. Nonostante il totale fallimento della nostra leadership a tutti i livelli, invito i palestinesi a sormontare la miopia e la meschinità dei nostri leader e di invitare alla calma le loro famiglie, i quartieri e le comunità. Quando in alto c’è fallimento, per la gente è il momento di aprire la strada.

Scritto il 20 novembre 2015 da Bassem Eid*
(Traduzione di Diego Ibrahim Manca)

*Bassem Eid è nato nella città Vecchia di Gerusalemme Est occupata dalla Giordania, il suo luogo di residenza è diventato il campo profughi UNRWA (United Nations Relief and Works Agency) di Shuafat. Ha trascorso i primi 33 anni della sua vita a Shuafat. E’ salito alla ribalta durante la prima Intifada, la rivolta palestinese, come ricercatore sul campo di “B’Tselem”, il Centro israeliano di informazione per i diritti umani nei Territori Occupati. Nel 1996 ha fondato il “Palestinian Human Rights Monitoring Group” con sede a Gerusalemme Est.

 

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