Editoriali

Le menzogne su Israele e i suoi propagatori

Il 14 maggio prossimo, Israele compirà 75 anni, (in Israele la celebrazione, Yom HaAtzma’ut, è in corrispondenza con il calendario ebraico del 5 di Iyar, dunque viene festeggiato anteriormente alla data del calendario gregoriano).

Si tratta di una data fondamentale poichè sancisce la rinascita di uno Stato ebraico dopo una diaspora plurimillenaria là, nella terra dove gli ebrei hanno avuto origine. Ed è in base a questo vincolo storico che il Mandato Britannico per la Palestina, nel 1922, dopo la Dichiarazione Balfour del 1917 e il Congresso di Sanremo del 1920,  stabilì che era nella in quella terra e non altrove che uno Stato ebraico doveva nascere. Non fu una decisione arbitraria, nè fu una decisione ideologica, si trattò di una decisione fondata su un legame indissolubile che nel corso dei secoli della diaspora si è sempre mantenuto intatto.

Tutto ciò all’epoca era chiaro e semplice, ma nel corso del tempo, e successivamente alla Shoah, ha iniziato a diffondersi il mito che Israele sia nato per risarcire gli ebrei del genocidio che essi avevano subito per mano dei nazisti, e che per riparare in qualche modo a una spaventosa ingiustizia la sua nascita abbia quindi determinato un’altra ingiustizia nei confronti degli arabi, i quali, ormai anch’essi da secoli si trovavano a vivere in quella piccola porzione di territorio.

Un altro mito parallelo si è congiunto a questo, ovvero che la nascita di Israele sia dovuta alla Risoluzione 181 dell’ONU, che, nel 1947, decurando ulteriormente il territorio che il Mandato per la Palestina aveva assegnato agli ebrei, ovvero l’intera regione ad occidente del Giordano, concedeva agli arabi una porzione più ampia di quella prevista. La risoluzione, una mera proposta, che di fatto era un voltafaccia nei confronti degli ebrei, venne rigettata dagli arabi, per diventare quindi completamente destituita di ogni valore quando essi decisero di spazzare via il nascituro Stato ebraico nel 1948.

Altri miti, altre leggende, nel frattempo si sono addensati copiosi su Israele, nello stesso modo in cui per secoli si sono addensati sugli ebrei. L’odio per gli ebrei, “l’odio più duraturo” nella definizione di Robert Wistrich, l’antisemitismo, ha subito un semplice transfert. Dagli ebrei, da cui comunque non si è mai scollato è passato coerentemente e conseguentemente anche nei confronti del loro Stato replicando la forma canonica della demonizzazione.

Le vecchie accuse contro gli ebrei, di essere rapaci, infidi, complottisti, guerrafondai, razzisti, omicidi, si sono riversate su Israele e sugli israeliani. La mostrificazione di Israele, dipinto come Stato genocida, razzista, colonialista, financo nazista non ha mai smesso un attimo di perseverare, soprattutto dal 1967 in poi, quando gli arabi, nuovamente, cercarono di sbarazzarsi dell’adolescente Stato ebraico, fallendo un’altra volta, così come continuarono a fallire in seguito. Ma su una cosa non hanno mai fallito, anzi hanno portato a segno notevoli vittorie, sull’opera di assassinio in effige di Israele.

Su queste pagine online, negli anni abbiamo dato puntualmente conto con centinaia di articoli delle modalità di questa guerra persistente che la propaganda contro Israele ha portato e porta avanti. Una micidiale e implacabile combinazione di menzogne che ha trovato e trova anche dentro Israele stesso, in virtù di ONG e gruppi interamente finanziati da capitali esteri, una formidabile quinta colonna.

Giusto un esempio tra gli innumerevoli che si potrebbero fare. Cinque anni fa, Hagal El-Ad, il direttore responsabile della ONG israeliana più nota, B’Tselem, sedeva all’ONU accanto a Riyad Mansour, presidente del virtuale Stato palestinese, per accusare Israele dei crimini che l’OLP prima e successivamente l’Autorità Palestinese gli imputa.http://www.linformale.eu/quinta-colonna-2/

Ed è sui report di B’Tselem e di altre ONG simili che Amnesty International ha confezionato l’anno scorso il suo rapporto in cui Israele è accusato di apartheid.

In questi ultimi giorni abbiamo assistito alle esternazioni di Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i diritti dei palestinesi nei territori palestinesi occupati (e sulla totale fraudolenza giuridica di questa definizione, David Elber ci ha dato recentemente e nel passato ragguagli illuminanti). http://www.linformale.eu/edificio-di-menzogne/

La Albanese è una summa ambulante, caricaturale, di tutta la narrativa anti-israeliana che si è andata costruendo negli ultimi trent’anni. Si tratta di una solerte manovale dell’ingranaggio sempre funzionante della diffamazione di Israele. Finito il suo mandato sarà prontamente sostituita con una replica, così come, essa stessa è una replica di chi l’ha preceduta, http://www.linformale.eu/le-nuove-reclute-della-demonizzazione-di-israele/.

I nemici esterni si coalizzano con quelli interni, gli stessi che nelle settimane scorse hanno forsennatamente presentato la riforma della giustizia nell’agenda del governo Netanyahu come l’anticamera di una dittatura: uno Stato  teocratico etnonazionalista, una specie di Iran ebraico. Musica soave per le orecchie di chi realmente basa la propria suprema convinzione che tutto Israele sia terra islamica, ovvero Fatah, Hamas e il Jihad islamico. Non sono forse questi perenni nemici di Israele a sostenere che Israele è già da sempre quello che gli utili idoti di sinistra presentano come la sua fisionomia futura?

Per non farci mancare niente, nel suo numero di marzo, quella che è considerata la più autorevole rivista di geopolitica italiana, Limes, ha sposato interamente questa tesi. Ne ha dato efficacemente conto Davide Cavaliere, http://www.linformale.eu/limes-megafono-anti-israeliano/.

Nel calderone della rivista diretta da Lucio Caracciolo sono state cucinati insieme stereotipi, deformazioni, rappresentazioni sguaiatamente ideologiche. Un ritratto in nero di Israele in perfetta continuità con la demonologia consolidata. L’importante è suonare la stessa partitura, tutti insieme.

E’ quindi sempre necessario essere in grado di confutare ogni asserzione falsa, respingere gli attacchi costruiti su fattoidi, menzogne e farneticazioni, con fatti precisi, realtà inconfutabili. La forza dei fatti è quella di chi si basa sulla verità accertabile nonostante l’immane potenza della menzogna, la rotativa inesausta della propaganda.

 

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