Storia e antisemitismo

L’ombra del nazismo sui gioielli della collezione Horten messi all’asta da Christie’s

Centinaia di gioielli appartenuti alla miliardaria austriaca Heidi Horten, filantropa, collezionista e mecenate d’arte, scomparsa nel giugno 2022, sono stati messi all’asta dal 10 al 15 maggio da Christie’s, a Ginevra. La vendita ha fruttato 202 milioni di dollari, stabilendo così un record di incassi.

   Della sfarzosa e sofisticata collezione Horten fanno parte oltre 700 preziosi, unici per la rarità delle gemme e per la creatività del design, capolavori del XX secolo che spaziano da Van Cleef & Arpels a Cartier, da Bulgari a Tiffany e Harry Winston, il cui valore è stato stimato a 150 milioni di dollari. L’asta è stata divisa in più lotti, gli ultimi saranno battuti a novembre. I proventi della vendita hanno surclassato il precedente record stabilito nel 2011 dall’asta battuta da Christies’ New York della collezione di preziosi monili di proprietà della star di Hollywood Elizabeth Taylor, che fruttò 116 milioni dollari.

   La filantropia della donna più ricca d’Austria (la cui fortuna era stata stimata da Forbes nel 2020 a 3,3 miliardi di dollari) non ha messo a tacere le polemiche e gli interrogativi sorti in merito a questa sensazionale vendita, e ciò a causa delle discusse origini del patrimonio finanziario e delle simpatie politiche del suo primo marito, di trent’anni più vecchio, il miliardario tedesco Helmut Horten, deceduto nel 1987, in Svizzera. Imprenditore e uomo d’affari, Horten fu fondatore e proprietario della quarta catena di grandi magazzini in Germania, la Horten AG, e alla fine degli anni Cinquanta introdusse il primo supermercato in Germania, dopo un viaggio d’affari negli Stati Uniti, copiando l’idea americana e così espandendo rapidamente il gruppo, che alla fine degli anni Sessanta vantava un fatturato equivalente a 1 miliardo di euro in marchi, e nel 1968 si quotò alla Borsa di Francoforte. Fiuto per gli affari a parte, il magnate tedesco aveva iniziato a costruire tassello dopo tassello il proprio impero già a partire dal 1936, tre anni dopo l’ascesa al potere di Hitler, quando rilevò l’azienda tessile Alsberg, con sede a Duisburg, i cui proprietari ebrei, Strauss e Lauter, erano stati costretti a fuggire negli Stati Uniti. Successivamente, Horten fu accusato di trarre profitto dalle misure di “arianizzazione”, acquistando ad un prezzo favorevole attività commerciali da famiglie ebree costrette a vendere.  A causa delle sue simpatie naziste, dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1947, fu catturato dagli inglesi e internato fino al 1948 in una struttura nell’ovest della Germania. Secondo un rapporto pubblicato nel gennaio 2022 e commissionato dalla Fondazione Horten presieduta dalla vedova del tycoon, Helmut Horten era stato di fatto un membro del partito nazista prima di esserne espulso, ma successivamente fu assolto dal comitato di denazificazione.

Per volere di Heidi Horten tutto il ricavato dalle aste, come dichiarato da Christie’s “andrà a beneficio della Heidi Horten Foundation istituita nel 2021 per sostenere sia la Heidi Horten Collection sia la ricerca medica e altre attività filantropiche. Da parte sua, Christie’s destinerà una parte dei proventi dell’asta alle organizzazioni che promuovono la ricerca e l’informazione sull’Olocausto.

Le proteste non si sono fatte attendere. Il  Consiglio di Rappresentanza delle Istituzioni Ebraiche in Francia (CRIF) tramite il suo presidente Yonathan Arfi ha affermato in un comunicato stampa che considera la vendita degli sfarzosi monili della vedova Horten  “doppiamente indecente: non solo i fondi utilizzati per acquisire questi gioielli derivano in parte dall’arianizzazione dei beni ebraici operata dalla Germania nazista, ma inoltre questa vendita deve contribuire a finanziare una fondazione la cui missione è assicurare ai posteri il cognome di un ex nazista!” Anche il Simon Wiesenthal Center e l’American Jewish Committee hanno deplorato la vendita.  “Non premiate coloro le cui famiglie sono riuscite ad arricchirsi grazie agli ebrei disperati presi di mira e minacciati dai nazisti”, ha asserito il rabbino Abraham Cooper, uno dei responsabili del centro Simon Wiesenthal.

I gioielli di Frau Heidi non sono stati acquistati da proprietari ebrei, ma il patrimonio finanziario che ha consentito di acquisirli affonda le proprie radici nell’era nazista. La Storia non si cancella.

 

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