Editoriali

Occhi vigili sul caos. Trump in Siria

L’attacco terroristico a Stoccolma, con un camion lanciato sulla folla replica la stessa modalità di Berlino, Nizza, Londra, attuata prima che in Europa in Israele. Mezzi di locomozione usati come armi. Il terrorismo è ormai parte integrante del nostro panorama, una forzata convivenza della quale non ci libereremo per molto tempo. Intanto, ieri notte alle 2:30, gli Stati Uniti hanno deciso, a sorpresa, di bombardare la base militare di Shayrat vicino a Homs in Siria, in risposta all’attacco chimico di Khan Sheikhoun predisposto da Assad secondo l’intelligence americano e israeliano. L’attacco di stanotte è un primo concreto segnale di un cambio di strategia USA nei confronti della crisi siriana. Ed è un segnale eloquente nei confronti di tre destinatari principali, la Russia, l’Iran e il regime di Assad tenuto in vita da questi ultimi. Non sembra esserci, al momento, alcuna strategia a lungo termine, ma una chiara intenzione ammonitoria. La “red line” che Obama, nel 2013 intimava di non oltrepassare, per poi fare marcia indietro e lasciare mani libere al dittatore di Damasco, ora, davanti all’ultimo massacro perpetrato in Siria, sembra essersi concretizzata.

Nessun esito è scontato, lo scenario è assai friabile e pieno di incognite, tuttavia Vladimir Putin è avvisato. Nonostante la Russia sia in grado di bloccare al Consiglio di Sicurezza Onu una risoluzione che condanni il massacro di Khan Sheikhoun, gli USA agiranno per conto proprio. Già archiviato è l’annuncio fatto da Donald Trump in campagna elettorale di una collaborazione con la Russia per sconfiggere l’ISIS, ed è un bene che lo sia.

L’ISIS è ormai solo l’alibi perfetto per consentire al regime terrorista di Damasco, a quello teocratico terrorista di Teheran e all’organizzazione gangsteristica che domina la Russia, di presentarsi come i combattenti del radicalismo islamico, di cui è stato fatto assumere al Califatto il ruolo di sintesi assoluta. Anche questo fa parte del caos, depistare, illudere, stordire.

La comodità dell’ISIS è assai grande per convogliare nei confronti di questa setta islamica tutto il male radicale, il marciume purulento che ha fonti assai diverse. Il jihadista di Parigi, Bruxelles, Stoccolma, Orlando, potrà affermare di essere a torto o a ragione, un soldato di Al Baghdadi, lasciando così nell’ombra altri potentati del terrore, in primis l’Iran, che da anni ha espanso i suoi tentacoli in Siria, Iraq, Libano, Yemen e Arabia Saudita e che rappresenta la minaccia maggiore per Israele.

Toccherà tenere gli occhi bene aperti sulla Siria e la sua decomposizione, uno dei luoghi principali dove il caos manifesta la sua forza.  Delegare la Russia a dargli forma è impresa assai rischiosa. L’Amministrazione Trump forse lo ha compreso.

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