Interviste

“Riavvicinamento? Israele ha fondati dubbi su Erdogan”. Intervista a Marta Ottaviani

Gli scenari del Medio Oriente cambiano con estrema velocità, per gli osservatori esterni è difficile mantenere il filo. I rapporti tra Israele e Turchia sembrerebbero avviati verso una svolta, ma i dubbi sono tanti.
Abbiamo voluto saperne di più, chiedendo a chi conosce bene la Turchia e tutto ciò che la riguarda.
Marta Ottaviani, giornalista italiana che da più di un decennio si occupa di Turchia ed autrice del libro “Mille e una Turchia”, pubblicato da Ugo Mursia editore, attualmente è corrispondente dell’agenzia Tmnews e collaboratrice di Avvenire e La Stampa. È lei ad esprimere alcuni fondati dubbi sul riavvicinamento tra Gerusalemme e Ankara, rispondendo alle domande de L’Informale.

marta ottavianiMarta Ottaviani, in questi giorni si parla di segnali di distensione tra Israele e Turchia. Che cosa sta succedendo davvero?
Sono in essere negoziati che però potrebbero non avere breve durata. I rapporti, almeno quelli diplomatici fra i due Paesi, sono molto compromessi e certamente da parte di Israele c’è una motivata mancanza di fiducia di fondo.

Considerando gli ambigui rapporti tra Hamas e la Turchia di Erdogan, Israele può davvero fidarsi?
Questo mi pare il vero nodo della faccenda. Il presidente Erdogan ha detto che Turchia e Israele hanno bisogno l’un l’altro, ma non dimentichiamo che il riavvicinamento di Ankara arriva adesso che rischia di ritrovarsi isolata a causa della crisi con la Russia.

L’antisemitismo in Turchia ha una lunga storia. Senza scandagliare il passato, un anno fa destò scalpore un insulto antisemita proferito dal presidente Erdogan ad un giovane contestatore. Oggi la Turchia è un paese antisemita?
Diciamo che il sentimento anti israeliano è ampiamente diffuso. Per quanto in Turchia sottolineano sempre che nel Paese convivono da secoli diverse religioni, in alcuni ambienti il confine fra antisionismo e antisemitismo è labile.

Stupisce che, nonostante la venerazione per Ataturk, dal 2003 i turchi abbiano sempre scelto Erdogan che rappresenta il suo opposto. Come si spiega?
Ci sono molti fattori che hanno concorso: la mancanza di un’opposizione efficace, la garanzia di stabilità data da Erdogan, la crescita economica. Vi è poi da considerare che con il passare dei decenni, il culto di Ataturk è diventato più formale che sostanziale.

Quanto è lontana la Turchia di Erdogan dall’Occidente e da Israele, culturalmente e politicamente?
Parecchio e il distacco nelle situazioni attuali può solo aumentare. E anche quando verrà inaugurato un nuovo corso politico, ci vorranno anni per recuperare questo gap.

Dei rapporti tra i curdi e la Turchia si sa tutto o quasi. Poco si sa però del rapporto tra Israele e i curdi di Turchia, che in passato hanno manifestato idee anti-occidentali e anti-israeliane, preferendo identificarsi coi palestinesi. Considerando i nemici in comune, oggi i rapporti tra Israele e i curdi di Turchia stanno cambiando?
In Turchia più volte si sono diffuse voci di un sostegno occulto di Israele ai curdi anche se non so quanto questa voce sia credibile. Quel che è certo, invece, è che Gerusalemme ha più volte paragonato il Pkk ai palestinesi per sottolineare l’incoerenza della Turchia nei confronti del capitolo “popoli senza terra” e sottolineare l’antisionismo viscerale di Ankara.

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