Lettere al giornale

Una lettera e una replica sul caso Gariwo-Arrigoni

Da Francesco M. Cataluccio riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente lettera seguita da una nostra replica.

Spettabili signori,

Nelle ultime settimane, sulle pagine del vostro sito ci sono stati ripetuti attacchi a Gariwo, alla Giornata dei giusti e ai giardini che li commemorano. Apprezzo molto le discussioni e lo scambio, anche vivace, di opinioni contrarie, ma voi avete messo in questione il lavoro decennale di Gariwo e la filosofia dei giusti e dei giardini che li onorano.La Giornata dei giusti, com’è noto, è un momento di educazione alla responsabilità democratica del cittadino valorizzando gli esempi migliori del nostro tempo che possiamo prendere come riferimento da diverse parti del mondo.

Questi esempi ci possono aiutare a combattere l’odio, il linguaggio violento, le forme di disprezzo nella politica, la contrapposizione, il razzismo, per la valorizzazione dei valori del pluralismo, dell’inclusione, della ricchezza della vita democratica.È questa una delle grandi missioni morali della comunità europea nel mondo e non ha caso il Parlamento di Bruxelles ha votato nel 2102 la Giornata europea dei giusti. E, dal 20 dicembre 2017, la Giornata dei Giusti è solennità civile anche in Italia: ogni anno, il 6 marzo, si celebra l’esempio dei Giusti del passato e del presente.

Nel testo della legge, firmata dal Presidente Sergio Mattarella, al punto 1, si spiegano gli intenti dei giardini dei giusti che non riguardano solo il ricordo dei giusti della Shoah, ma di tutti i genocidi e crimini contro l’umanità.

Gariwo, che ha promosso questa iniziativa, ha suggerito dei criteri di scelta dei giusti (quelli adottati nel primo giardino sul Monte Stella a Milano, a cura di Gariwo, Amministrazione comunale e UCEI), ma non può essere considerata responsabile se in qualche giardino una figura non sia in sintonia con il progetto.

Importante è sviluppare un percorso di crescita e di maturità culturale che non può avvenire da un giorno all’altro. Ma se si guarda la stragrande maggioranza dei giardini ci si accorgerà che nei giardini sono sempre state scelte persone di alto profilo morale e che la maggioranza delle azioni ricordate sono quelle che riguardano il salvataggio degli ebrei. Ma tutto questo il vostro giornale non lo dice, creando così confusione tra i lettori.

Le vostre aspre critiche a Gariwo, che speriamo non vogliano mettere in questione l’istituzione e lo spirito della Giornata dei giusti, partono dal fatto che nel Giardino dei Giusti di Pistoia, con un scelta in piena autonomia, non condivisa da Gariwo, come fu comunicato agli interessati (accadeva nove anni fa), è stato onorato Vittorio Arrigoni (1975-2011), un attivista, giornalista, ucciso a Gaza in circostanze ancora poco chiare. Le sue idee, su Israele e il suo sacrosanto diritto ad esistere, erano, secondo Gariwo, sbagliate e dannose. Evidentemente non tutti la pensano così ed è importante portare avanti sempre un percorso di educazione come del resto avviene nella costante lotta all’antisemitismo e di fronte ad ogni forma di odio e di prevaricazione. Del resto la tipologia dei giusti è molto complessa e non priva di contraddizioni e sfumature etiche di non univoca definizione (altrimenti non si capirebbe ad esempio, perché un nazista sfruttatore del lavoro di internati ebrei, come Oskar Schidler, sia potuto esser riconosciuto, con ottime motivazioni, giusto nel Giardino di Yad Vashem, come anche la scrittrice polacca Zofia Kossak, che prima della Shoah, e anche dopo il 1945, sostenne campagne per il trasferimento degli ebrei in Madagascar. Eppure le fu dato nonostante il suo antisemitismo conclamato il titolo di giusto per avere salvato molti ebrei organizzando una rete di soccorso, non perché li amasse, ma per umanità e per “difendere l’onore della Polonia”. Se poi si scava a fondo ci si accorgerà che nella stessa commissione dei giusti di Yad Vashem esistono scuole di diverso pensiero che si contrappongono. Torniamo quindi, per favore, a una discussione franca, anche appassionata, ma che escluda attacchi personali e travisamenti strumentali dei fatti, non mettendo in discussione il concetto di Giusti per tutta l’umanità, perché ogni crimine contro l’umanità riguarda anche gli ebrei, come qualsiasi crimine verso gli ebrei riguarda tutta l’umanità.

Francesco M. Cataluccio, Venezia

Egr. Dott. Cataluccio,

La ringraziamo per la sua lettera che ci consente di puntualizzare alcune cose:

1) Il Parlamento di Bruxelles nel 2012 ha votato la Giornata dei Giusti dell’Umanità, dietro sollecitazione della ONLUS Gariwo. Il fatto che questa iniziativa di Gariwo sia stata fatta propria dalla UE, non stupisce. E’, infatti, in perfetta linea di continuità con le istanze universaliste e laiciste dell’istituzione, la quale, nella stesura definitiva della “Costituzione per l’Europa“ ha omesso ogni riferimento alle radici giudaico-cristiane del continente perché ritenute troppo connotanti e identitarie. Il concetto di “Giusto” nasce con una ben precisa connotazione ed è altresì legato a una collocazione identitaria specifica, quella ebraica. Poichè Giusto, per il Memoriale della Shoah a Gerusalemme, è unicamente chi, non  ebreo, salvò la vita degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Evidentemente un criterio ritenuto eccessivamente “parrocchiale” da parte di chi guarda all’Umanità nella sua totalità.

2) Lei scrive che la maggioranza dei Giusti presenti nei vari giardini ad essi dedicati sono personaggi di “alto profilo morale” e che noi generiamo confusione nel non ricordarlo. Non abbiamo mai scritto né lo pensiamo, che la maggioranza dei cosiddetti Giusti presenti nei vari giardini siano persone non meritevoli di essere ricordate. La confusione la genera chi estende una qualifica nata con una connotazione ben precisa in modo tale che vi sia incluso chi non ha alcun titolo per meritare questo appellativo.

3) Vittorio Arrigoni venne ucciso a Gaza nel 2011 da estremisti salafiti, i quali vennero condannati a seguito di un processo conclusosi nel 2012. Non corrisponde a verità quanto da lei scritto e getta un dubbio che non ha alcuna ragione di essere sulle cause della sua morte, riconducibili al suo attivismo per la causa omosessuale all’interno dell’enclave e alle sue abitudini sessuali non conformi alla morale pubblica religiosa musulmana.

4) Che la modalità della scelta dei Giusti a Yad Vashem “sia complessa e non priva di contraddizioni” non rende assolutamente tollerabile che un attivista filopalestinese il quale considerava Israele uno Stato canaglia e gli israeliani una sottospecie ebraica, sia fatto Giusto, da chi “evidentemente non la pensa così”. Il problema è proprio questo. A Yad Vashem, le figure dei Giusti devono passare un vaglio rigoroso basato su documenti e testimonianze. Sia Oskar Schindler che Zofia Kossak lo rispettano in pieno. I Giusti non vengono scelti sulla base di opinioni o punti di vista ideologicamente precostituiti.

5) A Pistoia, nel 2013, all’inaugurazione del Giardino dei Giusti in cui figura tra i meritevoli di questa qualifica, Vittorio Arrigoni, erano presenti due figure di rilievo di Gariwo, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli. E’ evidente dunque che Gariwo non ha avuto nulla da eccepire su questa scelta e sicuramente nulla da eccepire lo hanno avuto i summenzionati. Si è dovuto aspettare il 2019 e la decisione di Trevi di replicare la scelta di Pistoia, perché Gariwo, dopo sei anni nel silenzio più completo, prendesse le distanze, in modo goffo e poco convincente.

Non vi è nulla di strumentale nelle nostre critiche basate in modo circoscritto su fatti e non su opinioni. Reputiamo che il pensiero di fondo che anima Gariwo, pur nella nobiltà del suo intento, sia ideologico, e in quanto tale, molto problematico. Abbiamo esposto, in questo senso, le nostre ragioni varie volte e continueremo a farlo qualora lo riterremo necessario.

 

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