Israele e Medio Oriente

Fuoco concentrico contro Israele‏ | di Federico Steinhaus

Le agenzie dell’ONU non si smentiscono. Dopo che l’UNESCO ha vietato di chiamare Monte del Tempio il Monte del Tempio, con ciò quasi negando l’esistenza storica del Tempio di Salomone e di quello successivo di Erode su quell’altura, ove sorgono oggi la moschea di Al Aqsa ed il Duomo della Roccia, dopo che la commissione per i diritti umani per l’ennesima volta segnala il solo Israele come violatore sistematico di tali diritti nel mondo intero, ecco che ora anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con sede a Ginevra, ci mette del suo.

All’assemblea generale di questa prestigiosa (?) e meritoria (?) organizzazione, lo scorso 25 maggio, al punto 19 dell’ordine del giorno era prevista la condanna di Israele, unico stato al mondo a meritare tale onore, per la violazione sistematica della “salute mentale, fisica ed ambientale” nei territori occupati di Cisgiordania e del Golan; è stato anche deciso di mandare una delegazione per ispezionare e riferire, e di rimettere questo punto all’agenda dell’assemblea generale del prossimo anno. La mozione di condanna, proposta all’ONU dagli stati arabi, è stata votata anche da Gran Bretagna, Francia, Germania e Svezia, nell’assordante silenzio di un’Unione Europea che l’ha definita “meramente tecnica”. I pochi voti contrari di Stati Uniti, Canada, Australia, Paraguay, Guatemala, Micronesia e Papua Nuova Guinea e l’assenza di 58 delegazioni nulla hanno potuto contro il voto favorevole di 107 stati. Un documento allegato alla risoluzione denuncia che gli israeliani “sperimentano su prigionieri siriani ed arabi medicine e droghe ed iniettano loro virus patogeni”. Nei fatti, invece, Israele è stato ad esempio il maggior donatore pro capite della campagna 2015 dell’ONU contro il virus Ebola.

Chi ha occasione di visitare ospedali israeliani può vedere che sono sempre affollati da arabi, sia cittadini d’Israele che dei territori occupati e perfino di Gaza, e che questi ricevono l’identico trattamento e le identiche attenzioni di tutti gli altri israeliani. E che feriti siriani, civili ma anche combattenti, varchino giornalmente il confine con Israele sul Golan per essere curati in ospedali israeliani, in particolare quello di Safed, è cosa nota a tutti. Che sia un diabolico complotto dei soliti ebrei per ingannare il mondo?

Vi è, tuttavia, un singolo personaggio dell’ONU, il coordinatore per il processo di pace nel Medio Oriente Nikolay Mladenov, che nuota controcorrente e salva almeno in parte l’onorabilità delll’ente che rappresenta. Mercoledì scorso, riferendo al Consiglio di Sicurezza,Mladenov ha chiesto perentoriamente a Hamas di cessare le pubbliche esecuzioni ed al presidente dell’Autorità Palestinese di istituire una moratoria nella comminazione della pena di morte. Mladenov ha anche sottolineato che le esecuzioni avvengono senza che vi sia stato un processo e non si limitano ai casi di reati di particolare gravità, ribadendo che le pubbliche esecuzioni sono espressamente vietate dal diritto internazionale.

Mladenov non si è limitato a questa denuncia: egli ha anche affermato che Hamas dirotta le forniture di cemento che dovrebbero essere destinate ad usi civili (ricostruzione di case in particolare) allo scopo di utilizzarle per costruire tunnel e  che a causa di ciò Hamas prolunga ed aggrava le sofferenze e le privazioni della popolazione.
Da ottobre, in 7 mesi, Israele ha fatto transitare verso Gaza 4.824.000 tonnellate di materiali da costruzione, ma il 95% di questi è stato sequestrato da Hamas per finalità aggressive contro Israele, ha spiegato il direttore generale del ministero degli Esteri israeliano al vertice mondiale umanitario di Istanbul.

Sono in molti a voler delegittimare Israele, anche negando l’evidenza dei legami plurimillenari del popolo ebraico con quella terra – fu Arafat il primo ad affermare che Gesù era palestinese, non ebreo – ma soprattutto bombardando le istituzioni internazionali ed i governi nazionali con denunce e richieste di sanzioni. E’ oggettivamente difficile difendersi da questo fuoco concentrico, è come se si chiedesse non all’accusatore di provare quanto afferma, ma all’accusato di dimostrare la propria innocenza. E invece è proprio quel che succede, e non è difficile intuire l’esistenza di un legame invisibile fra tutto ciò e l’antisemitismo che nuovamente diventa una minaccia reale. E’ stato tradotto in italiano il “Mein Kampf” hitleriano, ripubblicato in edizione critica dal governo bavarese dopo la scadenza dei diritti d’autore: 80 storici di fama hanno impiegato ottomila pagine e 3700 note per dimostrare che l’odio antiebraico di Hitler e dei nazisti poggiava su falsità, e questo dopo che la Shoah ha fornito una tragica dimostrazione di come l’Europa, quasi tutta,  aveva ritenute autentiche e ben motivate le farneticazioni hitleriane. Come può ora Israele sperare di dimostrare che le farneticazioni arabe sono altrettanto false, se non anche altrettanto pericolose?

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