Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

I rischi nel distribuire il Mein Kampf in epoca di complottismi antisemiti

Non entreremo nel dibattito politico – trasceso per la verità in volgarità e strumentalizzazioni, com’è purtroppo ovvio in tempi di campagna elettorale in vista di importanti ballottaggi per le amministrative – sul fatto che il quotidiano Il Giornale abbia deciso di distribuire il Mein Kampf. L’orientamento politico della testata ha subito innescato accuse e repliche, dietrologie e reciproco rinfacciarsi inimicizia nei confronti del popolo ebraico tra gli opposti schieramenti politici italiani. Per carità, vade retro, non è questo il punto.
Innanzitutto va sottolineato che l’edizione che si troverà in edicola assieme al Giornale si tratta di una ristampa anastatica della Bompiani del 1938, con tanto di foto del Fuhrer in prima pagina e biografia di Adolf Hitler redatta all’epoca, nessun commento né note, soltanto una prefazione dello storico italiano Francesco Perfetti di sole tredici pagine. Nonostante l’autorevolezza indubbia del Perfetti, non si può parlare quindi di edizione critica, utile allo studio e alla condanna dell’antisemitismo. E’ anzi un’edizione addirittura approvata dalla censura del PNF, il Partito Nazionale Fascista. La scelta quindi è di dubbio gusto e opportunità, quindi discutibile, anche volendo intenderla come documentazione storica per “evitare di ripetere gli errori del passato”.

Ragionando però in chiave critica, bisogna aggiungere che Il Giornale deve proprio fidarsi ciecamente dei suoi lettori. Distribuire una copia, soprattutto quella copia del Mein Kampf, pensando che chi la acquisisca voglia farlo per erudirsi e condannare gli orrori del passato, anziché leggere gli insegnamenti di “zio Adolfo”, è un’arma a doppio taglio. Potrebbe esserci una “corsa in edicola” pericolosa, in un’epoca in cui gli ebrei di tutta Europa sono sotto “osservazione” e l’antisemitismo è un pericolo concreto in buona parte delle città europee. Anche in Italia, dove ci sono state aggressioni di stampo antisemita a Milano e dove certi deliri complottisti rispolverano mai sopiti pregiudizi antiebraici.
Per non parlare dell’antisionismo, ossia l’antisemitismo edulcorato, in un momento in cui Israele è sotto attacco tra Intifada dei coltelli e sanguinosi attentati a Tel Aviv.
Non è stato una scelta opportuna, visto il momento. Anche considerando le elezioni.

Ma quanto può essere pericolo distribuire il Mein Kampf in un periodo come questo, fidandosi dello spirito critico dei lettori del Giornale? A nostro avviso, tanto.
Stiamo parlando di un’epoca in cui vengono visti i Rothschild (e gli ebrei in genere) dietro ad ogni governo, ad ogni complotto, ad ogni guerra, ad ogni banca. Difficile che chi corre in edicola perché vuole leggere i proclami di Adolf Hitler possa avere lo spirito critico e le basi culturali per ragionare in maniera autonoma, senza credere che Rockfeller si sia fatto cambiare il cuore cinque volte, che nelle riunioni del Bilderberg si decidano i destini dei governi, che qualcuno ci voglia avvelenare con le scie chimiche, che i Protocolli dei Savi di Sion siano un romanzo di fantasia, che non esista un disegno degli ebrei per conquistare il mondo.
Ecco, in un periodo come questo, non c’era bisogno di Hitler.
E’ un rischio che non possiamo correre. Certo è remoto e abbiamo motivi di ritenere che l’iniziativa abbia avuto un buon impatto mediatico ma uno scarso successo editoriale. Probabilmente le chiacchiere in rete sovrastano i numeri effettivi. Ma non è il caso di abbassare la guardia.

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