Israele e Medio Oriente

La lettera dell’ambasciatore Naor Gilon al Sole 24 Ore

Egregio Direttore,
Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato ieri sul suo quotidiano: «Attentato a Tel Aviv, 4 morti e 6 feriti» e l’analisi di Ugo Tramballi, «Il ritorno di una guerra mai finita». Innanzitutto vorrei fare una correzione al sottotitolo: «Israele. Torna l’allarme terrorismo nella capitale».
È vero che Tel Aviv è il centro economico d’Israele ed un centro mondiale di pluralismo, innovazione, ma non è la Capitale dello Stato d’Israele, che è Gerusalemme.
Per quanto riguarda l’analisi di Tramballi: siamo abituati ad essere criticati per la politica estera del governo israeliano, e ovviamente ogni persona può più o meno accettare questa politica, ma a parte questo vedo un’abitudine molto pericolosa ed irresponsabile di addossare costantemente la responsabilità del terrorismo sulle vittime, soprattutto quando si tratta del terrorismo palestinese verso Israele.

Il massacro di Tel Aviv non ha alcuna connessione con la nomina di Lieberman a Ministro della Difesa e non ha alcuna connessione con la politica estera d’Israele per le iniziative per i colloqui di pace con i palestinesi.
Di fatto si tratta di un brutale atto terroristico, compiuto da terroristi palestinesi che subiscono quotidianamente il lavaggio del cervello e l’incitamento alla violenza contro lo Stato d’Israele e il suo popolo.
Incitamento che inizia dai libri di testo scolastici palestinesi e che continua con le trasmissioni tv, le radio ufficiali ed è presente costantemente anche sui social network. Come risposta a quanto scritto da Tramballi, vorrei ricordare che gli attentati più sanguinosi in Israele sono stati compiuti proprio durante i colloqui di pace tra Israele e i palestinesi negli anni 90 e immediatamente dopo l’intenso dialogo tra Barak ed Arafat negli anni 2000. Il Premier Netanyahu sta costantemente ripetendo il suo appello al Presidente Abu Mazen ad avviare un dialogo diretto: la settimana scorsa Netanyahu ha nuovamente e pubblicamente dichiarato che lui è pronto ad aprire nuove trattative e che vede l’iniziativa araba per la pace un elemento positivo, che può aiutare entrambe le parti a promuovere un accordo bilaterale e regionale, ma sfortunatamente Abu Mazen si sta ancora rifiutando di intraprendere dei negoziati diretti.
L’assassinio di persone innocenti in un bar a Tel Aviv è paragonabile a quello in Europa, è una minaccia contro i valori occidentali, contro il diritto di vivere, contro la libertà.

Noi israeliani, ad esempio, non abbiamo mai pensato che gli attentati nei caffè, nei musei o negli stadi a Parigi o Bruxelles fossero una colpa dell’Europa o che fossero connessi alla politica estera della Francia o del Belgio. Per noi il terrorismo è terrorismo, non è mai giustificabile, senza se e senza ma.

Naor Gilon, ambasciatore dello Stato d’Israele in Italia

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