Islam e Islamismo

Chiamare le cose con il proprio nome

Dopo l’attacco terroristico a Tel Aviv di mercoledì e il massacro di Orlando, c’è una considerazione essenziale da fare, ed è sempre la medesima. Fino a quando ci ostineremo a dichiarare che le ragioni dietro al terrore a Sarona sono l’occupazione della Giudea e Samaria, come ha detto il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, o la facilità nell’acquisto delle armi, come ha detto Barack Obama a proposito del massacro di Orlando, non avremo fatto un passo avanti.
L’ostinazione nel non chiamare le cose con il proprio nome produce irreversibilmente il sonno della ragione che genera mostri, anzi è quello stesso sonno della ragione che si dà come giustificazione la necessità di non inimicarsi il mondo arabo o non sfiorare l’Islam con il sospetto che non sia una culla pacifica di straordinarie fioriture spirituali ed estasi mistiche, ma un serbatoio incessante di violenza. Perché è chiaro, palesemente, stupendamente chiaro, al bambino della favola di Andersen, il quale, davanti alla nudità dell’imperatore urla, solo tra la folla, “Il re è nudo!”, che c’è del marcio sotto la bandiera con la mezzaluna. E ai Ron Huldai e agli Obama, accecati dalla malafede e così subdolamente proni all’ideologia imperante, la quale ha in orrore supremo chiamare le cose con il proprio nome, non resta altro se non recitare continuamente la parte dei depistatori professionisti.

Il filo rosso che lega i due terroristi di Sarona e il mass murderer di Orlando è l’odio risoluto e acceso per la democrazia, la libertà, la diversità, per la vita declinata nella sua composta e scomposta gioia. E anche se Omar Mateen era un gay nascosto con problemi di instabilità mentale, fare della sua identità islamica e della sua frequentazione con l’imam estremista Marcus Dwayne Robertson, degli orpelli, significa suicidare l’intelletto. Suicidio a cui Israele rifiuta pervicacemente di partecipare e a cui si oppone ogni giorno, continuando a insistere sulla necessità della massima sicurezza e di un’intelligence vigilissima a tutela dei propri cittadini. Se Sarona non è stata Orlando è dovuto al fatto che molti Orlando ha già avuto Israele soprattutto durante la Seconda Intifada. Qui dove la vita è costantemente difesa, anche se in modo inevitabilmente imperfetto, si continua a esistere perché si sa chiamare la realtà, ad eccezione della catastrofica sinistra, con il nome che le è proprio.

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