Islam e Islamismo

Quell’Islam italiano che fatica a rispettare la Costituzione

L’articolo 8 della Costituzione italiana è uno dei più famosi perché riguarda la libertà di culto.
Non tutti sanno però che è composto da tre commi. Se il primo è citato pressoché a memoria: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, gli altri due sono altrettanto fondamentali. Il secondo, innanzitutto: “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. E poi il terzo: “I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”.
Questo significa che ogni culto è tenuto a dotarsi di statuto, garantendo di rispettare l’ordinamento giuridico italiano, e ad avere una rappresentanza univoca della comunità religiosa, che regoli il rapporto con lo stato tramite la stipula di un’intesa.
Non si tratta solo di garanzia di libertà di culto, ma anche di sicurezza e trasparenza per la collettività.
Dotarsi di statuto e assicurare di rispettare le leggi italiane è molto importante. Significa garantire che le donne adultere non siano lapidate, che non venga praticata l’infibulazione, che la professione del culto non contrasti con le leggi italiane.

Dal 1984 ad oggi quasi tutti i culti acattolici in Italia hanno firmato un’intesa con lo stato. I primi sono stati i valdesi, nel febbraio 1984 (con modifiche nel 1993 e nel 1997), gli ultimi l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai nel giugno 2015 (l’Unione Buddista Italiana aveva già firmato nel 2007).
All’appello manca l’Islam, diviso in varie associazioni, incapace quindi di trovare una rappresentanza univoca e dotarsi di uno statuto. E soprattutto, non ancora in grado di stipulare un’intesa con lo stato italiano e quindi di garantire di rispettare l’ordinamento giuridico. Per esteso, le comunità islamiche in Italia non stanno adempiendo ai due commi finali dell’articolo 8 della Costituzione italiana.
I motivi possono essere molteplici: dalle divisioni alla scarsa volontà, fino all’impossibilità di garantire il rispetto delle leggi. Ipotesi inquietanti, cui si dovrebbe tenere ben presente quando si parla di libertà di culto, 8 per mille alla comunità musulmana, costruzione di nuove moschee.

Davide Piccardo, presidente del Coordinamento delle Comunità Islamiche Milanesi, in un recente post su facebook ha scritto: “Quello che voglio dire è che non si può usare il terrorismo come grimaldello per imporre lo snaturamento dell’Islam nelle sue caratteristiche fondamentali. Questo lo voglio dire sia ai terroristi sia a coloro che provano a ricattarci. A nessun cittadino venga chiesto di più oltre al rispetto della Costituzione e delle leggi.
Il credo è mio e me lo gestisco io“. Al di là della chiusura totale alla prospettiva di cambiamento, delle velate minacce e dell’accostamento discutibile tra terroristi e “coloro che provano a ricattarci” (chi? gli anti-islamisti?), Piccardo in un certo senso coglie il fulcro della questione: il rispetto della Costituzione e delle leggi.
L’Islam, attualmente, non avendo stipulato un’intesa e non essendosi dotato di uno statuto non lo sta garantendo. E questo è, ovviamente, un problema.
Non sappiamo, ad esempio, se l’Ucoii, l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, vicino ai Fratelli Musulmani, aderisca allo statuto del Coreis, la Comunità Religiosa Islamica, l’unico disponibile on line.
E se è vero che alcune associazioni islamiche italiane si sono dotate di statuto e “insegnano” a rispettare leggi e Costituzione, esse garantiscono solo per loro stesse.
Finché l’Islam non avrà una rappresentanza univoca e ogni Imam rappresenterà un’autorità a sé stante, la situazione rimarrà ferma. Ci sarebbe anche un’alternativa: che diverse associazioni islamiche stipulino le loro intese con lo stato italiano. Finora non è successo neppure questo.
Tutto fa pensare che sia un problema riconducibile alla mancanza di volontà, e allora gli stessi appelli di Piccardo, il quale pretende che ai cittadini sia chiesto “solo il rispetto della Costituzione e delle leggi”, appaiono persino ironici.

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