Editoriali

A qualsiasi prezzo?

Dopo avere dichiarato pubblicamente che mai ci sarebbe stata una alleanza con il partito islamista Ra’am, che considerare questa ipotesi era a dir poco fantasioso, tutto è cambiato. Si può benedire questa alleanza, in fondo, con un partito antisionista, il cui leader Mansour Abbas, in passato ha elogiato Hamas, e che, per il suo conservatorismo religioso non dispiace agli haredim.

Occorre qui fermarsi e fare una semplice considerazione. La conservazione del potere, essendo l’obbiettivo primario, legittima qualsiasi mezzo. Ma bisogna dunque dichiarare, “Netanyahu a tutti i costi!” e “Netanyahu per sempre!”?, anche al prezzo di allearsi con chi vorrebbe la fine dello Stato ebraico e al suo posto vorrebbe insediare uno Stato binazionale? A questa infima sponda conduce la necessità del più longevo leader israeliano, di continuare a restare in sella?

Occorre qualcos’altro, la franchezza di dire che oggi, parafrasando Indro Montanelli, il macigno che paralizza la politica israeliana è Benjamin Netanyahu.

Se non fosse per lui, per le sue necessità, per avere trasformato il Likud in un partito personale, per avere sempre evitato di designare un successore, per avere azzoppato chiunque cercasse uno spazio proprio all’interno del partito, per avere trasformato le sue vicende giudiziare in un giudizio divino sulle sorti di Israele, (e chi scrive ciò ritiene che queste stesse vicende siano in buona parte state usate artatamente dalla sinistra per farlo fuori), oggi Israele non si troverebbe nello stallo in cui si trova e non dovrebbe affrontare l’potesi sconcertante che pur di formare un altro governo a guida Bibi, sia buona cosa allearsi con il nemico.

Il più lucido e schietto di tutti è stato Bezalel Smotrich, leader del partito del Sionismo Religioso, il quale ha dichiarato senza mezzi termini: “La destra costituisce la maggioranza del pubblico ebraico in Israele, ma non nella società israeliana allargata. La regola della destra si basa su un consenso fondamentale esistente sin dalla fondazione dello Stato, che i partiti arabi, fintanto che rifiutano Israele come Stato ebraico e sostengono il terrorismo dei suoi nemici, non possano essere un partner legittimo per formare un governo e partecipare nel processo decisionale nazionale”.

In altre parole, Smotrch ha ribadito quella conventio ad excludendum graniticamente necessaria per la salvaguardia di Israele, che, nelle ultime ore, è stata messa in mora in virtù del postualto, “Purchè Netanyahu continui a governare”.

Questo “purchè” ritagliato su misura per un leader in affanno e pericolante, costerebbe il prezzo di un disastro politico senza precedenti, la legittimazione, a destra, di un partito islamista antisionista.

Legittimati da un governo di destra, gli arabi incasserebbero una rendita governativa che in futuro sarebbe perfetta  da spendere a sinistra, dove già Yair Lapid cerca la sponda araba, come venne già cercata dalla coalizione Blu e Bianca, per detronizzare Netanyahu durante le elezioni precedenti. Ma è appunto del tutto naturale che la sinistra cerchi la sponda araba, non che questa stessa mossa venga fatta scelleratamente dal premier in carica e dalla parte della destra a lui più fedele, all’unico scopo di blindare l’esistente.

 

 

 

 

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