Islam e Islamismo

Affinità funzionali: La convergenza israeliana-saudita

Tutto si muove assai velocemente. Regione tra le più politicamente instabili del pianeta, attiva a livello politico-tettonico quanto mai, oggi il Medioriente ci mostra una riconfigurazione geopolitica in piena formazione. Gli attori principali sono Israele e l’Arabia Saudita, mai così vicini.

Bisogna fare un salto indietro, al primo incontro ufficiale alla Casa Bianca tra Benjamin Netanyahu e Donald Trump a febbraio di quest’anno, quando in conferenza stampa si ventilò una “novità”: la possibile convergenza tra Israele e gli stati arabi sunniti in funzione antiterrorismo islamico. Seguì a maggio la visita del Presidente americano a Riad, sua prima tappa internazionale. Si giunse a un accordo economico di grande respiro, una copiosa fornitura d’armi americane per la protezione del regno saudita soprattutto in funzione anti-iraniana. In Israele all’inizio si nicchiò un po’ sull’accordo ma poi i mugugni si placarono e tornò il sereno. Più recente è l’esternazione fatta a Londra, dove si trovava per il centenario della Dichiarazione Balfour, da Benjamin Netanyahu in un incontro a Chatham House. “E’ accaduto qualcosa che non mi aspettavo accadesse durante la mia vita, ma ci stiamo impegnano molto per stabilire una alleanza effettiva tra Israele e gli stati sunniti moderati per combattere l’aggressione da parte dell’Iran”.

Obbiettivo specificato chiaramente e già determinato precedentemente dall’Amministrazione Trump. L’Iran è tornato sulla carta americana come il principale pericolo regionale e il suo maggiore destabilizzatore. E non è certo un mistero per nessuno che il consolidamento di Teheran in Siria, ai confini con il Golan, sia una fonte di preoccupazione per Israele. Gli incontri avuti finora tra Netanyahu e Vladimir Putin hanno avuto un comune denominatore, l’avvertimento dato a Mosca che Israele non permetterà un insediamento permanente dell’Iran in Siria in modo che si consolidino le due mezzelune sciite, una attraverso l’Iraq, la Siria e il Libano e l’altra attraverso il Bahrain e lo Yemen per giungere al Mar Rosso. Ed è in funzione dichiaratamente anti iraniana che pochi giorni fa il primo ministro libanese Saad Hariri è stato consigliato alle dimissioni da Riad, dove sono state annunciate clamorosamente in una dichiarazione in cui Saad ha apertamente accusato Hezbollah mano longa dell’Iran in Libano.

L’intervista data oggi al sito saudita di notizie Elaph da parte di Gadi Eisenkot, Capo di Stato Maggiore dell’IDF, è in ordine di tempo l’ultimo clamoroso tassello (è la prima volta che un funzionario militare di così alto rango viene intervistato da un organo di informazione saudita), di quella che è nei fatti, se non un’alleanza in chiave esplicitamente anti-iraniana, una netta convergenza di obbiettivi.

Nell’intervista, Eisenkot ha ribadito la necessità di una cooperazione con quelli che Israele considera attori regionali “moderati” e funzionali a un asse antiraniano, dunque necessariamente anti-Hezbollah. Alla domanda dell’intervistatore se vi sia stata una condivisione di informazioni di intelligence tra Israele e l’Arabia Saudita, la risposta è stata “Siamo preparati a condividere le informazioni se necessario. Ci sono molti mutui interessi”.

Lo scenario mobile, di cui recentemente Daniel Pipes ha dato conto all’Informale in un’intervista, configura dunque una precisa polarizzazione tra Iran e Arabia Saudita e, in virtù di ciò, il suo ingresso nell’orbita strategica israeliana. Si tratta degli effetti del riorientamento americano nei confronti di Teheran dopo la stagione di apertura voluta da Barack Obama, conclusasi con l’accordo sul nucleare. Non ci sono dubbi che da parte degli Stati Uniti l’avere riqualificato l’Iran come il principale sponsor del terrorismo di matrice islamica, nonché il principale pericolo per la stabilità mediorientale, abbia dato il via a una maggiore determinazione saudita nel contrapporvisi e, allo stesso tempo, abbia conferito alla posizione di Israele, che vede nella Repubblica Islamica la principale minaccia per la sua esistenza, piena legittimità.

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