Editoriali

Banditi: Omar, Tlaib, Geller e io

Alle rappresentanti del Congresso veemente antisemite e antisraeliane Ilhan Omar e Rashida Tlaib è stato vietato l’ingresso in Israele e la sinistra è furiosa. Sicuramente Israele, e il suo alleato nell’Ufficio Ovale, hanno commesso un grave errore, no? Non necessariamente.

Il rappresentante del Congresso Justin Amash ha dichiarato: “Israele dovrebbe opporsi al presidente Trump e consentire alle nostre colleghe di potere visitare il paese. Nessuno deve essere d’accordo con le loro opinioni, ma se membri del Congresso saranno banditi dal paese ciò danneggerà inevitabilmente le relazioni USA-Israele. Dobbiamo trovare il modo di incontrarci; di divisione tra di noi ce ne è già abbastanza”.

Certamente, ma Omar e Tlaib in tournée in Israele, che forniscono le granaglie al mulino della jihad della propaganda palestinese e chiedendo misure di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro lo Stato ebraico, potrebbero davvero aiutarci a “unirci”?

In fin dei conti, sono state bandite a causa di “sospette provocazioni e promozione del BDS”. E non c’è dubbio che avrebbero promosso il movimento genuinamente neonazista BDS mentre erano in Israele. Israele, o qualsiasi altro stato, è davvero obbligato a consentire l’ingresso a chiunque sia il suo implacabile nemico, dedicato alla sua definitiva distruzione?

E’ ciò che pensa il rappresentante del Congresso, David Cicilline, “Questo è un grave errore da parte del governo israeliano”, ha tuonato. “La democrazia consiste nell’accettare che gli altri non condividano sempre le tue opinioni e nel rispettare il diritto di non essere d’accordo.” L’aspirante presidente Elizabeth Warren lancia anche delle calunnie sulla democrazia israeliana, tweettando che “Israele non fa avanzare le sue ragioni come democrazia tollerante o fermamente alleata degli Stati Uniti vietando ai membri eletti del Congresso di visitare il paese a causa delle loro opinioni politiche “.

Cicilline, Warren o chiunque altro hanno contestato l’impegno della Gran Bretagna per la tutela della democrazia quando il Ministero degli Interni britannico ha vietato a me e a Pamela Geller di entrare in quel paese? Ovviamente no. Hanno mai messo in dubbio la lista sempre più lunga dei nemici del terrorismo jihadista a cui la Gran Bretagna ha vietato l’ingresso? Affatto.

Quando Pamela Geller e io fummo banditi dalla Gran Bretagna nel 2013, ricevetti una lettera ufficiale dal Ministero degli Interni britannico che mi informava che non avrei potuto entrare nel paese sulla base del fatto che “la sua presenza qui non è favorevole al bene pubblico”. La lettera a me indirizzata diceva:

“E’ stato riportato che lei ha dichiarato quanto segue:

[L’Islam] è una religione ed è un sistema di credenze che impone la guerra contro i non credenti allo scopo di stabilire un modello sociale che sia assolutamente incompatibile con la società occidentale. A causa della riluttanza dei media e del governo nell’affrontare le fonti del terrorismo islamico queste cose rimangono in gran parte ignote”.

Non ho detto niente del genere, ovviamente. In genere parlo e scrivo in un inglese coerente. Ma il punto è abbastanza chiaro. Ho certamente sottolineato che l’Islam impone la guerra contro i non credenti. Questo non è davvero un punto controverso per chiunque abbia studiato l’Islam. Nessuno che sia onesto può effettivamente negare che l’Islam abbia dottrine di guerra contro i non credenti.

Ma il governo britannico si impegna a ignorare e negare che l’Islam insegni la violenza, e quindi sono stato bandito. Questo è stato un atto parallelo al divieto odierno nei confronti di Tlaib e Omar di entrare in Israele, non è vero? Mi sono opposto al governo britannico, e così sono stato bandito, e loro si oppongono al governo israeliano, e così sono state bandite. Quindi non posso sostenere coerentemente il divieto nei confronti di Tlaib e Omar senza approvare il divieto nei miei confronti da parte della Gran Bretagna, giusto?

Sbagliato. Ecco la differenza: Tlaib e Omar sostengono un movimento che sta cercando di provocare la distruzione di Israele. Entrambe si sono circondate di individui che hanno sostenuto e stanno lavorando per quella distruzione. Israele non ha l’obbligo di accogliere i suoi nemici, come non lo ha nessun altro paese.

Al contrario, Pamela Geller e io ci siamo opposti alla migrazione musulmana di massa che sta distruggendo il carattere nazionale britannico e alla volontaria ignoranza in merito all’ideologia motivante che sta alla base della minaccia del terrore jihadista e che ha reso tutti i cittadini britannici più vulnerabili di quanto fossero o debbano essere. Pamela Geller e io volevamo lavorare per la protezione e la difesa della Gran Bretagna, non per la sua distruzione.

Il governo britannico non l’ha vista e non la vede in questi termini. Per quanto riguarda Pamela Geller e me, stiamo potenzialmente minacciando la sua pace e la sua armonia, proprio come Ilhan Omar e Rashida Tlaib  minacciano la pace e l’armonia di Israele.

Ma la verità non può essere soppressa per sempre, e può essere scoperta in questo caso da una semplice coppia di scenari ipotetici. Immaginate  sia il governo britannico sia quello israeliano che proseguono sulle strade che stanno percorrendo: gli inglesi continuano a ignorare le vere cause alla radice del terrore jihadista e  si voltano dall’altra parte mentre sono all’opera le bande di stupratori musulmani e gli israeliani continuano a combattere contro il BDS e la propaganda palestinese. Quale stato tra i due sarà probabilmente il più in salute tra cinque anni o dieci?

La risposta è chiara in entrambi i casi. La Gran Bretagna ha scelto la strada del suicidio nazionale, bandendo i suoi amici e ammettendo troppi dei suoi nemici (numerosi jihadisti sono stati ammessi nel paese senza problemi). Israele, al contrario, è determinato a sopravvivere. Senza la voglia di vivere, che ne sarà della Gran Bretagna?

Traduzione di Niram Ferretti

https://www.frontpagemag.com/fpm/274644/banned-omar-tlaib-geller-and-me-robert-spencer

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