Editoriali

Due pesi e due misure

Ilhan Omar e Rashida Tlaib le due donne musulmane elette al Congresso nelle file del partito Democratico che avevano programmato un viaggio in Israele alla fine di questa settimana, non potranno entrare nello Stato ebraico. La decisione, presa ieri dal Ministro dell’Interno israeliano ribalta la precedente decisione di concedere loro l’ingresso e segue il malcontento che aveva espresso il presidente americano Donald Trump a fronte della decisione iniziale.

La Omar e la Tlaib sono due sostenitrici del movimento BDS, l’organizzazione fondata nel 2005 da 170 ONG palestinesi allo scopo di danneggiare economicamente Israele attraverso il boicottaggio di prodotti provenienti dalla Cisgiordania, quello di compagnie israeliane ivi operative, di istituti e compagnie aventi contratti con l’esercito, di docenti e università israeliane. Israele viene presentato dal movimento e dai suoi aderenti come uno Stato ontologicamente criminale in cui si praticherebbe il razzismo e vigerebbe l’apartheid, due dei capisaldi ideologici della narrativa demonizzante nei confronti dello Stato ebraico.

Alle spalle di tutto ciò ci sono le personali convinzioni su Israele delle due parlamentari che, nel caso specifico della Omar, si fondano su classici paradigmi antisemiti, come quello di ritenere che Israele abbia “ipnotizzato” il mondo impedendogli di vedere il male che esso compirebbe (affermazione grottesca visto che è dal 1967 che Israele è al centro di una campagna di delegittimazione che non ha precedenti con quella nei confronti di nessun altro stato democratico), oppure che l’appoggio degli Stati Uniti per Israele sia solo una questione di soldi (si intende, soldi versati dalle lobbies ebraiche). Curioso che queste potenti lobbies non abbiano sortito alcun effetto sulla Amministrazione Obama (per non parlare di altre non propriamente amichevoli nei confronti di Israele), la più ideologicamente filopalestinese della storia americana.

La Tlaib, dal canto suo non ha avuto nessuna difficoltà a sostenere il diritto di boicottare Israele evocando la Germania nazista e il Sud Africa, due riferimenti imprescindibili della sua demonizzazione.

Per i critici di Trump e Israele, impedire a due estremiste propalestinesi le quali avevano programmato un viaggio unilaterale in “Palestina” senza nessun incontro previsto con esponenti del governo israeliano, sarebbe un vulnus alla democrazia e potrebbe compromettere il tradizionale appoggio bipartisan che il Congresso ha sempre dato allo Stato ebraico.

E’ una singolare concezione della democrazia quella che prevede che militanti ed estremisti che operano contro uno Stato democratico allo scopo di isolarlo e danneggiarlo economicamente, siano fatti entrare liberamente in quello stesso Stato, anche se sono membri del Congresso degli Stati Uniti.

In Gran Bretagna, Pamela Geller e Robert Spencer, semplicemente perché promuovono una narrativa che mette in guardia contro il radicalismo islamico, si sono visti negare il visto di ingresso nel 2013 dall’allora Ministro dell’Interno, Theresa May. Sempre in Gran Bretagna, Martin Sellner, il giovane leader del movimento di estrema destra, Generazione Identità, non può mettere piede nel paese in quanto, secondo l’Home Office, costituirebbe una minaccia, visto che la sua organizzazione promuoverebbe sentimenti anti-isamici e anti-immigrazionisti.

Va da sé che nessuno si è particolarmente scandalizzato per queste decisioni prese dalla Gran Bretagna, visto che la Geller, Spencer e Seller, sono bollati come “islamofobi”, mentre se Israele decide di non fare entrare due ferventi antisioniste che promuovono paradigmi antisemiti, dimostrerebbe di non essere sufficientemente democratico.

La pretesa che Israele debba sempre dimostrare di essere migliore e più democratico di paesi come la Gran Bretagna o altri, se no confermerebbe al mondo intero di essere ciò che i suoi esecratori vogliono che sia, uno Stato fascista e razzista, deve essere esposta con chiarezza per quello che è, un semplice ricatto.

Quanto alla preoccupazione che la presa di posizione di Israele nei confronti di due parlamentari appartenenti al partito Democratico gli alienerebbe ulteriormente le simpatie di quest’ultimo, essa è, al contrario, un’opportunità per il partito di prendere le distanze dagli estremisti antisionisti  presenti nelle sue file, di cui Ilhan Omar e Rashida Tlaib rappresentano due eclatanti esempi.

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