Israele e Medio Oriente

Colpo di mano

C’è una ragione ben precisa per la quale la Corte Suprema si appresterebbe a bocciare la controversa legge approvata a luglio dalla Knesset la quale revisiona l’estensione del principio di ragionevolezza.

A metà gennaio due giudici in pensione l’ex presidente della Corte, la iperattivista Esther Hayut e il giudice Anat Baron, entrambe contrarie alla legge, non hanno più la facoltà di potere esprimere il loro voto su questioni poste alla loro attenzione quando erano ancora in carica.

Cosa sta accadendo sul fronte interno mentre Israele si trova in guerra? Si cerca di affossare la legge sulla ragionevolezza determinando di fatto una crisi costituzionale senza precedenti. Qualcuno ha fatto trapelare una bozza di lavoro dalla quale emerge che la Corte, sulla questione, è spaccata in due, sette giudici contrari alla bocciatura e otto a favore, dunque una risicata maggioranza.

Senza Hayut e Baron la legge non potrebbe essere bocciata e si dovrebbe aspettare la fine della guerra. È quello che ha chiesto ragionevolmente il ministro della Giustizia, Yariv Levin.

“Mentre i nostri soldati combattono fianco a fianco sui vari fronti, e mentre l’intera nazione è addolorata per la perdita di molte vite umane, il popolo di Israele non deve essere dilaniato dalle controversie. I cittadini di Israele si aspettano che la Corte Suprema non pubblichi in tempo di guerra una sentenza controversa anche tra i suoi membri”.

Difficile che questa esortazione possa scalfire Ester Hayut, la quale  arringando a gennaio il Movimento dei Togati, un comitato di salute pubblica evocativo sia dell’Inquisizione che de “Lettera Scarlatta” definiva  la riforma annunciata dal governo come un “attacco sfrenato” il cui obbiettivo è quello di “distruggere il sistema giudiziario” aggiungendo che se fosse stata implementata, “il settantacinquesimo anniversario dell’indipendenza di Israele verrà ricordato come l’anno in cui l’indipendenza della magistratura del paese avrà subito un colpo fatale”.

Hayut e Baron hanno fretta, la finestra a disposizione per il colpo di mano non è ampia, bisogna agire adesso, mentre la guerra è in corso, costi quel che costi.

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