Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

La demonologia perenne

L’antisemitismo ha diverse forme anche se ha un unico specifico, una costante che è l’asse intorno al quale ruota, quello di considerare l’ebreo, ogni ebreo, colpevole. Colpevole di cosa? La risposta è semplice e atroce, colpevole di esistere, è questa, infatti, la colpa ontologica, il vero peccato originale per l’antisemita. Da questa colpa originaria discende poi tutto il resto, ovvero le varie colpe singole, ognuna con le sue caratteristiche. E così, nel corso dei secoli, gli ebrei sono stati accusati, di volta in volta, di deicidio, la colpa più spaventosa immaginabile, di avvelenare i pozzi, di propagare la peste, di impastare le azzime con il sangue dei bambini cristiani sacrificati a questo scopo e, in seguito, di gestire occultamente le sorti del mondo a loro unico vantaggio, come viene esposto dai celebri Protocolli dei Savi Anziani di Sion, il falso fine Ottocento fabbricato solertemente dall’Okhrana, la polizia segreta zarista.

In  Licenza per un genocidio: I Protocolli dei Savi Anziani di Sion e il mito della cospirazione ebraica, Norman Cohn scrive, “Il mito della congiura mondiale ebraica si sviluppò dalla demonologia tradizionale”.

È questo un punto fondamentale da tenere presente quando si voglia toccare il tema dell’antisemitismo, la demonologia, perché di fatto, per l’antisemita, l’ebreo è, in quanto portatore di un male irriducibile, un demone, un essere che di umano ha solo l’apparenza, la quale tuttavia nasconde una intrinseca malvagità e negatività, che l’antisemita saprebbe indicare e smascherare.

Nulla di ciò è sottratto oggi all’unico Stato ebraico al mondo, Israele, sul quale, a cominciare dal 1967, anno della Guerra dei sei giorni, è stata riversata una delegittimazione che non ha pari nel panorama politico del dopoguerra. Questa propaganda, creata ad arte dai paesi arabi con l’indispensabile collaborazione dell’Unione Sovietica, ha avuto come obiettivo principale quello di demonizzare lo Stato ebraico, rappresentandolo il più possibile come una entità criminale, indegna di esistere, anzi, degna di essere eliminata. Vediamo qui all’opera, trasposte sul piano statuale, le stesse fosche proiezioni esercitate sugli ebrei nei secoli. La criminalità dell’ebreo, diventata collettivamente la criminalità degli ebrei, muta ancora di segno per diventare la criminalità dello Stato degli ebrei. Così come Hitler perseguiva la distruzione di ogni singolo ebreo al mondo, i nemici di Israele sognano la scomparsa definitiva dello Stato ebraico.

“Se gli ebrei si radunassero in Israele, ci risparmierebbero la fatica di cercarli in giro per il mondo”, dichiarava nell’ottobre del 2002 Hassan Nasrallah, segretario di Hezbollah, sul Daily Star di Beirut. Affermazione perfettamente allineata con la volontà eliminazionista hitleriana.

La ininterrotta propaganda contro Israele, la sua demonizzazione, non è venuta meno con la caduta dell’Unione Sovietica, dove, ancora nel 1989 si poteva leggere un opuscolo dal titolo emblematico Le alleanze criminali del sionismo e del nazismo, (questa la più infame e perversa dell’accusa rivolta agli ebrei israeliani, di essere come i nazisti) ma continua ancora oggi, in buona parte in Occidente e, con particolare virulenza, all’interno del mondo arabo e musulmano in generale. E qui, occorrerebbe un discorso a parte su come l’antisionismo viscerale che il mondo musulmano ha fatto proprio a partire dagli anni ’30, in virtù della regia di quella che fu una delle figure di maggiore spicco del mondo arabo dell’epoca, Amin Al Husseini, l’allora Mufti filonazista di Gerusalemme, abbia ereditato in buona parte elementi, figure, miti dell’antisemitismo occidentale.

Come ha evidenziato Matthias Küntzel, l’antisemitismo, o meglio, la demonologia antigiudaica o antiebraica occidentale di cui, quella nazista ha rappresentato il furente apice, si è coniugata a partire dagli anni ’30 con gli stereotipi antiebraici contenuti nel Corano, creando una miscela esplosiva, il cui impatto, in Medioriente ha detonato inevitabilmente contro Israele. Basta leggere lo Statuto di Hamas del 1989 per trovarvi condensati molti degli stereotipi antisemiti tipici della tradizione occidentale mischiati al suprematismo musulmano.

In un suo articolo, L’Antisemitismo islamico, caratteristiche, origini ed effetti attuali, Küntzel ha specificato:

“Paradossalmente, da un lato, lo Statuto di Hamas ritrae gli ebrei come degradati, in fuga e nascosti, e dall’altro, come i governanti segreti e sinistri del mondo. Accorpa il Settimo secolo con il Ventesimo, e quindi le peggiori delle vecchie immagini islamiche e cristiane moderne degli ebrei. Le due immagini sono, ovviamente, incompatibili e costituiscono una costruzione assurda e contraddittoria. Attraverso questa miscela, tuttavia, entrambe le componenti si radicalizzano: l’antisemitismo europeo è rivitalizzato dallo slancio religioso e fanatico dell’Islam radicale, mentre il vecchio anti-giudaismo del Corano – supportato dalle teorie cospirazioniste del dominio del mondo – riceve una qualità nuova e letale”.

Non fu dunque un caso se a Gaza, nel 2018, quando Hamas e la Jihad islamica organizzarono una cosiddetta marcia di protesta contro Israele che offriva il pretesto a militanti delle due fazioni di sabotare la barriera divisoria tra Israele e l’enclave araba e introdursi nel paese, si sia vista una bandiera palestinese con la svastica e la svastica sia stata disegnata sopra aquiloni incendiari.

Così come non è certo un caso se ancora oggi, il Mein Kampf e I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, godano di un’ampia diffusione nel mondo musulmano. E tutto ciò ci porta, inevitabilmente, all’Iran, unico paese islamico che considera esplicitamente Israele come un’entità satanica, e dove, in una piazza di Teheran,  è collocato un orologio che scandisce il tempo che resta a Israele prima del suo annientamento.

Il 7 ottobre è stato l’apice di questo odio viscerale, nutrito nei decenni e giunto alla sua furia omicida più selvaggia appena è stato possibile scatenarla. Odio che viene inculcato fin dall’infanzia tramite un apparato pedagogico diversificato composto da asili, scuole e campi estivi, tramite il quale ai bambini viene insegnato che condurre il jihad è un dovere religioso, e che il martirio fa guadagnare al credente una ricompensa in cielo più grande di qualsiasi altra azione o virtù, specialmente se è diretto alla distruzione di vite ebraiche.

Questa è l’educazione all’infanzia e all’adolescenza che viene data a Gaza. Non c’è da meravigliarsi se molti di coloro che l’hanno ricevuta decideranno da adulti di affiliarsi a Hamas e alla Jihad Islamica coltivando la prospettiva di potere uccidere il numero maggiore di “demoni” ebrei.

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