Islam e Islamismo

Come l’Italia è diventata un focolaio dell’estremismo e del terrorismo palestinese/prima parte

La sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che ha respinto l’estradizione del terrorista palestinese e capofila delle Brigate al-Aqsa Yaeesh Anan non va interpretata come un caso isolato, ma va inserita in una serie di strani fatti accaduti in Italia iniziati subito dopo l’eccidio del 7 ottobre che hanno coinvolto diversi soggetti legati alle reazioni al conflitto tra Hamas e Israele. Per comprendere meglio quanto sta accadendo è bene procedere con ordine, esponendo le questioni più rilevanti relative ai cinque casi e traendo infine alcune riflessioni conclusive sulla questione.

1. Mohammed Hannoun e il caso ABSPP/API

Il 10 ottobre, durante una manifestazione filo-palestinese tenutasi nel centro di Milano, Mohammad Hannoun, durante un’intervista alla televisione nazionale italiana Rai3, ha affermato che “l’attacco di Hamas è legittima difesa”.

Mohammad Hannoun è il presidente dell’“Associazione Palestinesi in Italia”, degli “Europei per Al-Quds” e capo dell’“Associazione di beneficenza per il sostegno palestinese” (ABSPP) in Italia ed è noto per i suoi conti congelati 2021 a causa di una serie di violazioni che includono la mancata registrazione all’Agenzia delle Entrate e la massiccia circolazione di denaro contante, in alcuni casi verso soggetti iscritti nelle liste nere delle banche dati europee. Nel luglio del 2023, il Ministero della Difesa israeliano ha chiesto alla polizia italiana di sequestrare i soldi di Hannoun. Dall’indagine condotta dallo Shin Bet è emerso che c’erano 500mila euro a disposizione dell’architetto che in passato era stato accusato da Israele, senza alcuna ripercussione penale, di aver nascosto il sostegno economico alle famiglie palestinesi dei kamikaze.

Pochi giorni dopo, il 13 ottobre, Hannoun ha approfittato del suo ruolo di imam del Centro Islamico di Genova per attaccare i paesi che sostengono Israele:

“Abbiamo visto l’atteggiamento dei nostri governi italiano, europeo, americano e di alcuni paesi arabi che si sono schierati a favore di Israele, che cominciano a piangere per le vittime, che hanno raccontato anche la menzogna per incoraggiare a paragonare Hamas con l’Isis” … Tutto questo allo scopo di attaccare la ‘resistenza palestinese’”.

Il video è misteriosamente scomparso dalla pagina Facebook del Centro Islamico di Genova e dall’account di Hannoun pochi giorni dopo.

Tale attività non è passata inosservata e diversi giornali italiani di area politica sia di sinistra che di destra come La Repubblica, Il Foglio, La Verità, Linkiesta e Libero hanno pubblicato articoli che denunciavano la questione, il che implica che è davvero molto difficile che le autorità italiane non ne fossero a conoscenza.

Vale anche la pena ricordare che nell’agosto 2022, un rapporto investigativo pubblicato da OFCS Report, un osservatorio italiano esperto in sicurezza nazionale e internazionale, ha messo in luce una serie di collegamenti politici riguardanti Hannoun, a livello nazionale e internazionale, comprese le sue foto accanto ai leader di Hamas Ismail Haniyeh e Khaled Meshaal.

Il 4 gennaio, sul suo account Facebook personale, Hannoun ha glorificato Yahya Ayyash, il famigerato costruttore di bombe di Hamas, tristemente noto sia per aver sviluppato l’uso degli attentati suicidi da parte di Hamas sia per aver costruito molti degli esplosivi utilizzati negli attacchi (eliminato il 5 gennaio 1996 da Israele). Questa volta il post era solo in arabo:

“In questo giorno è avvenuto il vigliacco assassinio; Misericordia ai martiri; Il leggendario ingegnere martire, che segnò una svolta nella storia della resistenza palestinese; Yahya Ayyash Abu Al-Baraa. La Palestina oggi ha un disperato bisogno del vostro spirito patriottico e della vendetta per lo spirito del martire Sheikh Saleh Abu Muhammad. I martiri non muoiono”.

La penultima riga del post di Hannoun è dedicata a Saleh al-Arouri, uno dei leader di Hamas in Libano, morto ucciso da un drone il 2 gennaio 2024.

Questa dichiarazione è molto seria in quanto glorifica una mastermind del terrorismo che ha ucciso numerosi civili in Israele. Tuttavia, Hannoun non è stato toccato; ha continuato a manifestare in occasione delle proteste anti-israeliane, è riuscito addirittura a organizzare un “convoglio umanitario a Gaza (attraverso l’Egitto) raccogliendo denaro contante “di mano in mano” e attraverso l’IBAN di un conoscente (il tutto promosso online) e, da venerdì 15 marzo predicava ancora dal pulpito della moschea di Genova.

Ora, è possibile immaginare cosa sarebbe successo se tutta questa attività avesse coinvolto la propaganda pro-Isis o pro-Al Qaeda. La propaganda pro-Hamas in Italia è considerata diversa? Vale la pena ricordare che Hamas è classificata come organizzazione terroristica dalla UE.

Ci sarebbe molto altro da dire su Hannoun e il suo entourage, ma per ragioni di spazio e per lo scopo di questo lavoro, che mira a ricollegare vari fatti, è meglio procedere con le questioni seguenti.

2. La questione del cartello anti-Hamas a Milano

Il 27 gennaio 2024, Giorno della Memoria, si è tenuta a Milano, in piazzale Loreto, precisamente via Padova, strada ad alta presenza di musulmani, una manifestazione filo-palestinese non autorizzata.

In teoria la manifestazione non avrebbe dovuto aver luogo, dal momento che le autorità avevano chiesto agli organizzatori di rinviarla al giorno successivo, domenica 28, per evitare che si svolgesse nel giorno della commemorazione della Shoah.

Tuttavia, circa 1.200 manifestanti appartenenti ai Giovani Palestinesi, tra cui Mohammad Hannoun e il suo vice Suleiman Hijazi (noto per i suoi post pro-Hamas su Facebook qualche anno fa), e altri appartenenti alle formazioni di estrema sinistra hanno preso parte alla manifestazione.

Ad un certo punto della manifestazione, lo studente 22enne Mihael Melnic ha esposto dalla finestra del suo palazzo, proprio sopra i manifestanti, un cartello di cartone scritto a mano che diceva “Libera Gaza da Hamas”. I manifestanti non hanno apprezzato il messaggio e hanno avuto una reazione verbalmente violenta, insultandolo, dicendogli di “scendere” e urlando “Adesso sappiamo dove abiti”.

Cosa c’è di più filo-palestinese di un cartello che invita alla liberazione di Gaza da Hamas?

Ebbene, incredibilmente, gli agenti della DIGOS in borghese hanno immediatamente fatto visita a Melnic, bussando violentemente alla sua porta, entrando nel suo appartamento, identificandolo, facendogli ogni sorta di domande personali, e cercando di portargli via il cartello, come spiegato da Melnic stesso in un’intervista a The Times of Israel. Melnic non ha ceduto alle pressioni della polizia e non ha consegnato il cartello.

Vale la pena chiedersi perché i manifestanti pro-Hamas sono stati liberi di scendere in piazza, nel Giorno della Memoria, mentre Melnic ha dovuto ricevere la visita della DIGOS che cercava di sequestrare un cartello anti-Hamas. Vale la pena ricordare che quella stessa mattina Mohammad Hannoun, che già nei mesi precedenti aveva affermato che “il 7 ottobre era legittima difesa” e glorificato Ayyash, aveva tenuto un discorso a piazzale Loreto.

3. Dani Moh’d: il palestinese che ha lanciato bombe incendiarie contro il consolato americano a Firenze

Il 3 febbraio la polizia di Firenze ha proceduto all’arresto del 22enne Dani Hakam Taleb Moh’d, un palestinese originario della Cisgiordania che aveva lanciato due bottiglie molotov contro il consolato americano a Firenze, fortunatamente senza vittime, rivendicandone la responsabilità attraverso un video in cui emula le sembianze di un terrorista di Hamas (volto coperto e fascia verde sulla fronte).

Il 1° febbraio Moh’d aveva anche creato un canale Telegram chiamato “Tutto il mondo è Hamas”, con pochissimi contenuti e una ventina di follower.

Il video annunciava anche l’avvio di una “vera operazione”, con attacchi contro 49 obiettivi in Italia, nonché quello di un’operazione più ampia in Europa denominata “morte ai sionisti”, a meno che non cessasse il sostegno per le operazioni israeliane e statunitensi, definite nel video come “reati”. L’autore del video ha affermato che più della metà degli obiettivi non erano americani o israeliani. Le indagini indicavano possibili collegamenti con una rete più ampia, ma dopo alcuni giorni di clamore mediatico, sul caso è caduto il silenzio totale.

Vale la pena notare che subito dopo l’arresto, diversi media mainstream hanno indicato Moh’d come “giordano” invece che palestinese. Inoltre, l’ex presidente dell’UCOII e leader della comunità islamica di Firenze, Ezzedin Elzir (anche lui palestinese) ha dichiarato in un’intervista al Corriere Fiorentino che, secondo quanto emerso dal video, la voce non sembrava palestinese né “islamica”. Non sarebbe stato più saggio aspettare che l’identità fosse resa pubblica prima di rilasciare dichiarazioni immediate? Perché tutta questa fretta di affermare che “non era palestinese”?

Cos’è successo al caso Moh’d? Come mai, a differenza dei casi che coinvolgono individui dell’Isis, l’informazione non è diffusa su tutti i media?

4. L’incitamento all’odio di un predicatore pakistano, ancora libero di predicare

Sabato 24 febbraio Milano ha ospitato una delle consuete manifestazioni anti-israeliane che ha avuto come destinazione finale la centralissima piazza Castello.

Tra i relatori dell’evento, all’interno di un furgone, c’era il predicatore pakistano Zulfiqar Khan, un Tabligh che gestisce un centro islamico a Bologna chiamato “IQRAA” e noto per i suoi sermoni verbalmente violenti contro Israele e l’Occidente.

Khan ha anche accusato l’America di essere “un’organizzazione terroristica e assassina” e che “Israele vuole governare il mondo” e ha affermato che Israele “sta minacciando Hamas, sta bombardando scuole, moschee e chiese, e Netanyahu vuole scambiare gli ostaggi in modo da poter può bombardare ancora”.

Inoltre, ha anche accusato l’Europa di essere “schiava del suo capo Netanyahu”, perché “tutti sono schiavi di Israele” e ha accusato il primo ministro israeliano di essere “un bugiardo, un assassino e gli israeliani di volere occupare il mondo intero e uccidere donne incinte”.

Le dichiarazioni di Khan hanno raggiunto una contorta impronta razzista quando ha affermato:

“Nessuno può dimostrare che gli israeliani siano semiti, perché i semiti sono i figli di Sem, figlio di Noè, ed erano palestinesi. Quelli che vengono dalla Polonia non sono semiti. L’antisemita è Netanyahu che sta commettendo un genocidio in Palestina… La lingua madre di Netanyahu non è l’ebraico. È venuto dall’estero per cacciare i palestinesi. Non sono ebrei, non sono veri ebrei. Perché Netanyahu ha detto di essere un discendente di Giuseppe? Non ha detto Yaacov? Perché odiano Yaacov”.

Il giorno precedente, venerdì 23 febbraio, Zulfiqar Khan aveva usato il pulpito della sua moschea di Bologna per attaccare ancora una volta gli Stati Uniti, il Regno Unito, Israele e l’Europa, questa volta utilizzando una retorica dottrinale basata sul Corano e sugli Hadith. Il sermone è stato pubblicato sulla pagina Facebook dell’IQRAA dal titolo “Illusioni di invincibilità degli Stati Uniti e dei suoi alleati”.

“E questi terroristi dicono che lo Yemen è una minaccia per l’Europa. Lo Yemen chiede solo il cessate il fuoco a Gaza e tutto tornerà alla normalità. E quando hanno visto che il loro destino era la sconfitta e che non avevano via di scampo, la Germania ha voluto confiscare i beni russi. Questa è la faccia sporca di questi assassini e terroristi”.

E ancora: “Perché Allah vede chi sta con Israele e gli Usa. Se sarà ingiusto, farà la fine che si merita… Coloro che si schierano con Israele e l’America faranno una brutta fine”.

Quest’ultima frase non è una minaccia?

Scorrendo la pagina Facebook di IQRAA Italia è possibile trovare numerosi sermoni di Khan che attaccano Israele e l’Occidente. Sermoni che non hanno nulla a che vedere con la religione e con titoli come “Complesso industriale militare americano, una minaccia per la pace nel mondo”; “Ruolo distruttivo degli Stati Uniti nella destabilizzazione della pace mondiale”; “Continua oppressione ipocrita” e, in effetti, l’intervista di Tucker Carlson a Putin, che Khan sembra apprezzare per avere assunto una posizione anti-israeliana.

Vale la pena ricordare che nell’ottobre 2023 Zulfiqar Khan affermò che “gli israeliani sono terroristi e ingannatori secondo la Bibbia”, attirando l’attenzione dei media italiani e della trasmissione “La Zanzara” di Cruciani che lo denunciò pubblicamente su X.

Le autorità italiane hanno messo fine ai sermoni di Khan? Assolutamente no. Venerdì 15, infatti, ha predicato ancora dal pulpito affermando che “Allah non ama coloro che non seguono lui e il suo messaggero”.

In un altro sermone di questa settimana, intitolato “Appello per la Palestina”, ha elogiato Putin per avere tentato di unificare le fazioni palestinesi. Inoltre, ha attaccato i governi dei paesi musulmani degli Emirati Arabi Uniti, del Bahrein e del Pakistan definendoli ipocriti per non sostenere la Palestina.

Va ricordato che l’Italia è nota in Europa per le sue rapide espulsioni di estremisti islamici, come ha fatto in molte occasioni con individui (compresi gli imam) che diffondevano propaganda pro-Isis e pro-al Qaeda sia online che di persona.

https://www.thewashingtonoutsider.com/how-italy-became-a-hotbed-for-palestinian-extremism-and-terrorism/

Traduzione di Niram Ferretti

 

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