Israele e Medio Oriente

Eppur si muove… | di Federico Steinhaus

Per descrivere quel che succede in Palestina possiamo rubare la celebre frase attribuita a Galileo Galilei. La situazione pare immobile, surgelata dalla reciproca animosità ed incomprensione fra palestinesi ed israeliani. Pare….
E’ notizia di questi giorni che il ministro dell’Interno israeliano ha autorizzato l’accoglimento di cento bambini siriani rimasti orfani; per tre mesi questi bambini saranno ospitati da una struttura che dia loro un tetto e le necessarie cure; dopo questo periodo iniziale di adattamento, i bambini potranno rimanere altri quattro anni, eventualmente essere adottati, e potranno ottenere lo status di residente permanente.
A differenza di quanto ha in mente Trump.
Sul fronte opposto un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, ha detto ad Al Jazeera che Hamas sta elaborando una nuova versione della propria carta costitutiva, dalla quale eliminerà tutti i passaggi di contenuto antisemita. L’attuale carta, del 1988, accusa gli ebrei di dominare il mondo ed utilizza il Corano per giustificare l’uccisione di ebrei ovunque nel mondo.
Hamas, ha detto, rimarrà ostile al sionismo ed agli occupanti delle terre palestinesi, chiunque essi siano, ma eviterà di discriminare i propri nemici in base alla religione od alla razza.
Se non bastasse questa sorpresa, abbiamo anche il seguito di questa intervista, nella quale, su domanda, il funzionario afferma che Hamas vuole creare uno stato palestinese con confini lungo le linee di demarcazione del giugno 1967, includendovi Gerusalemme e chiedendo il ritorno dei profughi.
Il significato è duplice: Hamas accetta uno stato palestinese al fianco, e non al posto, di Israele, e se questa nuova linea politica verrà confermata si avvicina alle posizioni politiche dell’Autorità Palestinese ed alla proposta di pace avanzata anni fa dall’Arabia Saudita.
Che Israele non possa accettare queste condizioni è scontato, ma ponendole Hamas rinuncia alla sua ideologia ed accetta implicitamente di diventare un interlocutore politico che possa pesare ad un futuro tavolo delle trattative.

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