Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Festival della cultura ebraica a Roma: per il secondo anno il Comune non concede patrocinio

Regione Lazio, Camera di commercio di Roma, ambasciata israeliana e comunità ebraica di Roma. Erano questi i loghi che campeggiavano nelle locandine del Festival della cultura ebraica di Roma: non è passata inosservata l’assenza del patrocinio del Comune di Roma, per il secondo anno consecutivo. Ossia, da quando Virginia Raggi è sindaco della capitale dopo la svolta grillina.
Un brutto smacco, nonostante la comunità ebraica si sia elegantemente astenuta dal fare polemica. Il Festival internazionale di letteratura e cultura ebraica si svolge a Roma da dieci anni, sempre a settembre, ottenendo ottimi riscontri di pubblico e gradimento ad ogni edizione. Quest’anno il quartiere ebraico romano ha ospitato l’evento dal 9 al 13 settembre, nell’ambito di un calendario particolarmente ricco nella capitale: tra il 13 e il 15 settembre il ciclo di conferenze sull’antisemitismo organizzate dall’Isgap in Vaticano, alla Sapienza e alla Camera dei deputati; nel weekend del 16 e 17 settembre il Congresso dell’Udai, l’Unione delle Associazioni pro Israele che hanno aderito.
Il 20 settembre, invece, è stato l’anniversario della breccia di Porta Pia. Quel 20 settembre 1870 il primo ad aprire il fuoco era stato un capitano ebreo, Giacomo Segre di Chieri, trentunenne, immune alla scomunica papale.
E’ solo una delle tante storie che legano gli ebrei a Roma, essendo quella della capitale la comunità ebraica più antica della Diaspora. Oggi sono circa 15.000 gli ebrei che vivono a Roma, dopo 2200 anni di permanenza ininterrotta.
Eppure, il Comune non solo non ha patrocinato il Festival della cultura ebraica, ma se n’è completamente disinteressato, evitando qualsiasi forma di impegno anche simbolico.
Raffaella Spizzichino, tra gli organizzatori, ha spiegato: “Negli ultimi due anni del bando non ci hanno finanziato perché dicono che le iniziative nel primo Municipio sono troppe. Per il 2018 forse proporremo di spostare la Sinagoga in periferia”. Ma al di là delle battute, il disinteresse persino scortese del Comune di Roma è apparso evidente. La stessa Spizzichino, contattata dal Foglio, ha ribadito: “Abbiamo fatto come sempre il bando, ma ci hanno detto che non avevamo raggiunto un punteggio adeguato. C’erano altre iniziative più meritevoli della nostra”. Parole eloquenti, sulle quali la Comunità ebraica romana ha preferito evitare commenti e polemiche.

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