Editoriali

Gli ebrei cattivi di Antonio Ferrari, ambasciatore di Gariwo

Ieri su L’Informale, Niram Ferretti dava conto nel suo editoriale dell’articolo pubblicato sul Corriere della Sera di ieri a firma Antonio Ferrari, un giornalista da sempre pregiudizialmente avverso a Israele il quale figura tra gli ambasciatori di Gariwo.

Nel suo articolo, Ferrari, prendeva le difese di Gabriele Nissim e di Gariwo, magnificandone le gesta e attaccando in modo grossolano Yad Vashem.

Per Ferrari, abituato a dividere il mondo in modo manicheo, tra buoni, tutti a sinistra, e cattivi, tutti a destra, il concetto di Giusto elaborato a Yad Vashem come riconoscimento per i gentili che durante la Seconda guerra mondiale salvarono gli ebrei dalla persecuzione nazi-fascista, sarebbe indice di ottusità e di una mentalità angusta.

In questo modo egli ha riproposto un usurato topos antisemita, degli ebrei come un clan tribale, geloso delle proprie prerogative, chiuso all’innovazione e al progresso, a meno che non si tratti della fattispecie dell’ebreo di sinistra, non nazionalista, sempre critico di Israele, se non esplicitamente avverso ad esso.

A proposito dell’articolo in questione è intervenuto sulle pagine di Mosaico, Sergio Della Pergola, membro della Commissione di Yad Vashem. Rivolgendosi direttamente all’autore, Della Pergola scrive:

“La commissione di cui ho l’onore di fare parte svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra. Il suo collegamento, Ferrari, fra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, è del tutto ingiustificata. Semmai eccita il pregiudizio e l’odio”.

Di rincalzo a Sergio Della Pergola appare un comunicato della Comunità ebraica di Milano.

“La Comunità ebraica di Milano condivide in pieno la sua posizione e condanna fermamente quanto espresso da Antonio Ferrari con parole intrise del più classico e pericoloso pregiudizio antisemita, capaci di generare disprezzo verso gli ebrei, che peraltro, sulla questione oggetto dell’articolo del Corriere, rivendicano il pieno diritto ad avere differenti opinioni, basate su argomenti ben più articolati e profondi di quelli che ci vengono attribuiti dal giornalista”.

Da giorni L’Informale segnala le anomalie e le distorsioni presenti all’interno di Gariwo facendole presenti ai suoi lettori e chiedendo chiarimenti mai giunti. Siamo stati i primi a scrivere dell’articolo di Ferrari, esplicitandone l’inaccettabilità. Ora, a nostro seguito, arrivano le prese di distanza. Anche la presidente dell’UCEI, Noemi Di Segni, ha capito che il suo silenzio prolungato su Gariwo non poteva più continuare dopo il vergognoso articolo di Ferrari. Noemi Di Segni chiede che Gariwo si dissoci con fermezza dall’intervento del giornalista. Meglio tardi che mai.

Dovrebbe però compiere un ulteriore passo e chiedere la rimozione dal Comitato Scientifico della Onlus, di tre feroci diffamatori di Israele come Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi e Riccardo Noury. Su, coraggio, presidente.

L’articolo di Antonio Ferrari e le reazioni che si stanno manifestando in ambito ebraico a livello istituzionale sono solo una conferma della correttezza della nostra linea editoriale in merito a Gariwo. Nell’articolo sotto accusa si palesa infatti una evidente pregiudiziale anti-israeliana (che si colora qui di antisemitismo), per altro esplicita nelle posizioni di Burg, Parsi e Noury.

A seguito della presa di posizione ufficiale della Comunità Ebraica di Milano e dell’UCEI, riteniamo che anche il CDEC, quale Osservatorio sull’antisemitismo, debba prendere una posizione in merito, o smentendo la CEM e l’UCEI oppure includendo l’articolo di Ferrari nell’elenco di atti di antisemitismo che annualmente compila.

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