Islam e Islamismo

La vita musulmana nel 2021, come previsto nel 1921

Ogni volta che si menziona Lothrop Stoddard (1883-1950), si parla di lui come di un eminente razzista che ebbe un’influenza grande ma nefasta sul nascente ambito delle relazioni internazionali, fu teorico del Ku Klux Klan e contribuì all’elaborazione del concetto nazista di Untermensch (subumano).

Tuttavia, Stoddard, negli anni Venti, ebbe una grande visibilità e beneficiò di un’immagine positiva. Aveva conseguito un dottorato di ricerca in Storia presso la Harvard University e aveva viaggiato molto. Venne elogiato dal presidente americano Warren Harding e fu indirettamente menzionato da F. Scott Fitzgerald nel Grande Gatsby.

Nel 1921, Stoddard scrisse anche uno studio premonitore intitolato The New World of Islam (“Il nuovo mondo dell’Islam”), un’indagine condotta su 250 milioni di musulmani “dal Marocco alla Cina e dal Turkestan al Congo”. Nonostante il suo razzismo impetuoso, Stoddard prese atto in modo sorprendente delle tendenze in corso nell’Islam. Come Ian Frazier ha osservato nelle pagine del New Yorker, “non importa quali siano la sua filosofia e i suoi metodi, perché le sue ipotesi a volte si sono rivelate esatte”.

Il suo libro ha avuto un impatto rilevante sull’opinione pubblica, anche su personalità di spicco come lo stratega tedesco Karl Haushofer, il panislamista libanese Chekib Arslan, lo studioso indiano S. Khuda Bukhsh e il presidente indonesiano Soekarno. Pertanto, nonostante la giusta ignominia di Stoddard, New World of Islam merita di essere esaminato in occasione del suo centenario.

Stoddard scrisse il suo libro in un periodo in cui il potere e la ricchezza del mondo musulmano erano nel punto più basso: i centocinquant’anni di espansione territoriale occidentale, dal 1764 al 1919, erano appena terminati, lasciando circa il 95 per cento dei musulmani assoggettato a un potere non musulmano. I movimenti per l’indipendenza erano nascenti. Il petrolio del Medio Oriente doveva ancora essere scoperto. Fu anche un periodo in cui, grazie alla catastrofe della Prima guerra mondiale e alle profonde insicurezze che ne derivarono, il prestigio e l’influenza dell’Europa subirono un forte declino secolare.

Stoddard definisce l’ascesa iniziale dell’Islam “forse l’evento più sorprendente della storia umana” e (in linea con la sua visione razzista) ne elogia i progressi finché gli arabi hanno avuto un ruolo guida, ma ne condanna l’arretratezza sono il dominio dei turchi “ottusi”. Quando “i saraceni raffinati e indulgenti cedettero il posto a turchi bigotti e brutali (…) i reazionari sciovinisti” presero il sopravvento. Nel XVIII secolo, il mondo musulmano “sprofondò nell’abisso del suo decadimento”; “la vita era apparentemente uscita dall’Islam, lasciando dietro di sé solo un guscio secco di sterili rituali e di superstizione degradante”.

Nel frattempo, l’Europa scoprì rotte oceaniche, stabilì l’egemonia economica e sfruttò il proprio potere di “padrona del mondo” per indulgere in “politiche imperialiste temerarie”. Le sue conquiste di terre a maggioranza musulmana provocarono una massiccia “ondata di disperazione e rabbia” contro l’Occidente. Questa reazione plasmò poi il nuovo mondo dell’Islam da cui prende titolo il libro di Stoddard. Il “grande Risveglio maomettano” ebbe inizio con i wahhabiti nell’Arabia del XVIII secolo e comportò un “profondo fermento” e uno “stimolo per nuove idee, nuovi impulsi e nuove aspirazioni. È in atto un’enorme trasformazione i cui risultati devono influenzare tutto il genere umano”. Questo processo era ben avviato nel 1921: “Il mondo dell’Islam, mentalmente e spiritualmente quiescente per quasi mille anni, è di nuovo in movimento, ancora una volta in marcia”.

In parte, questa marcia significa modernizzazione, ossia trapiantare “idee e metodi occidentali” nei Paesi a maggioranza musulmana. In parte, significa  espansione: “Ovunque tranne che in Europa, l’Islam ha ripreso ad avanzare in modo portentoso lungo tutte le sue vastissime frontiere”. E in parte, significa perseguire le ambizioni panislamiche di unificare i musulmani sotto un solo sovrano, il califfo.

L’influenza occidentale creò un profondo tumulto: “I padri non capiscono i figli; i figli disprezzano i padri”. Stoddard anticipò accuratamente il fatto che “la prossima generazione (forse nel prossimo decennio) potrebbe vedere la maggior parte dei Paesi del Vicino e del Medio Oriente conquistare la propria autonomia o addirittura la propria indipendenza”.

Le prospettive presentate da Stoddard sono contraddittorie. Scrivendo proprio nel momento in cui l’era musulmane liberale cominciava ad esaurirsi inesorabilmente, l’autore di The New World of Islam previde in modo eccessivamente ottimistico il probabile “trionfo definitivo dei liberali”. In modo più accurato, Stoddard preconizzò che quello che definì come nazionalismo panislamico (e quello che oggi chiamiamo islamismo) sarebbe potuto “diventare un fattore importante da prendere seriamente in considerazione” a causa della sua visione profondamente antioccidentale.

È così che il famigerato Stoddard intravide lo scenario a venire, 55 anni prima che fosse riconosciuto da Bernard Lewis, nel 1976. Stoddard poteva farlo perché, in un’epoca di dilagante materialismo filosofico e di determinismo economico, prendeva sul serio le idee, anche quelle religiose. E aveva ben compreso questa forza permanente che è l’Islam.

Traduzione di Angelita La Spada

http://www.danielpipes.org/20268/muslim-life-in-2021-as-predicted-in-1921

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