Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Gli ebrei d’Etiopia resi sterili da Israele: la bufala corre sul web

Ancora oggi, a più di tre anni di distanza dalla pubblicazione, circola in rete un articolo del sito AgoraVox dal titolo “Lo Stato d’Israele accoglie gli ebrei neri d’Etiopia solo dopo averli resi sterili” datato gennaio 2013.
Un titolo chiaramente cattura click a introdurre un articolo che vorrebbe dimostrare come Israele sia un paese colonialista, crudele e persino razzista, in quanto gli ebrei di Etiopia sono “neri”, come sottolineato dall’estensore del pezzo.
In realtà chiaramente questa è una tesi sconclusionata, in quanto Israele non ha certo salvato 15.000 falasha (gli ebrei etiopi) dalle persecuzioni in Etiopia e Sudan per poi farli vivere in una sorta di regime di apartheid.
Le Operazioni Mosè, Giosuè e Salomone grazie alle quali gli “ebrei neri” di Etiopia sono stati trasportati in Israele si sono tuttora ricordate per l’eccezionalità e la perfetta riuscita.
L’articolo di AgoraVox prende spunto da un particolare episodio, ammesso da Israele, per poi trarre conclusioni capziose e in malafede: l’uso del contraccettivo Depo-Provera, un efficace anticoncezionale ormonale che avrà pur qualche controindicazione (come tutti i farmaci) ma non è certo un veleno infernale come descritto da AgoraVox. In più non esclude affatto il recupero della fertilità, anche se lungo, una volta interrotta la somministrazione.
Tale contraccettivo è stato effettivamente usato prima dell’Operazione Salomone, dopo le Operazioni Mosè e Giosuè, per un semplice motivo: i falascià rimasti erano in attesa di essere trasferiti e non potevano permettersi gravidanze durante il trasporto. Non sapendo quando si sarebbe riusciti a farli partire per Israele, era necessario evitare continue nascite.

AgoraVox, basandosi su un’inchiesta di Haaretz sullo “scandalo Depo-Provera”, sostiene che “I cittadini di origine etiope, nello Stato di Israele, sono più di 120mila. L’ebraicità di questi“ebrei neri” è costantemente messa in discussione dalle frange più ortodosse della popolazione. Con il risultato paradossale di assistere a casi del genere, dove la parola“razzismo” non rende l’idea di quanto in là possano spingersi le autorità di un Paese che si reputa “moderno”, “tollerante” e “democratico”.
Niente di più falso. L’integrazione iniziale dei falasha in Israele non è stata facile, anche perché dovevano abituarsi ad uno stile di vita completamente diverso. Ma si parla di 30 anni fa: oggi gli etiopi sono perfettamente integrati in Israele, i bambini etiopi frequentano le stesse scuole di tutti, la percentuale di etiopi che frequentano l’università e che lavorano è buona. Alcuni prestano servizio nelle forze di polizia.
Un esempio? Mevorach Avraham, primo ebreo di origine etiope ad essere stato nominato Sovrintendente Capo della Polizia israeliana. Proprio due giorni fa.

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Le donne falasha più anziane, ancora oggi, hanno spesso una croce tatuata sulla fronte. Questo ha in effetti creato qualche problema all’arrivo in Israele, perché è sorto il dubbio che non tutte fossero ebree. In realtà la croce veniva tatuata semplicemente per fingere di essere cristiane ed evitare di essere massacrate in Etiopia.
Altro che “ebraicità” messa in discussione da Israele per razzismo.
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