Editoriali

Gli implausibili indignati

L’intervista che abbiamo pubblicato oggi a Marcello Corvino, direttore artistico del Teatro Stabile di Ferrara, e organizzatore insieme a Moni Ovadia del Festival delle Memorie, ora diventato, a seguito delle polemiche, Settimana delle Memorie, mostra in modo evidente come il MEIS di Ferrara sia stato informato fin dal novembre scorso del programma completo di quello che allora, senza scandalo per nessuno, era stato chiamato Festival delle Memorie.

Dopo l’incontro in Prefettura, avvenuto, come specifica Corvino, il 19 novembre scorso, con il Comitato del 27 gennaio interessato alla tre giorni dedicata alla Shoah, a cui partecipò una rappresentanza del MEIS, alla lettura del programma generale del Festival, quello che poi sarebbe stato annunciato pubblicamente in conferenza stampa il 10 gennaio, non venne sollevato alcun rilievo, non ci furono obiezioni di sorta. Tutti erano plaudenti e contenti.

Passano circa due mesi, e subito dopo la presentazione dell’evento, soprattutto a causa delle penose affermazioni di Vittorio Sgarbi, di cui per primo L’informale ha reso conto, scoppia la polemica e arrivano le prese di posizione del mondo ebraico istituzionale, alcune come quella della presidente UCEI e del presidente del museo, assai tardive. La più sorprendente è proprio quella del presidente del MEIS, Dario Disegni, nonchè presidente della Comunità ebraica di Torino, e collezionista di altre numerose cariche, il quale, in una dichiarazione su Shalom resa il 18 gennaio, otto giorni dopo la conferenza stampa di presentazione del Festival, afferma:

Noi partecipiamo e siamo presenti unicamente al programma approvato dalla Prefettura.  Il Teatro di Ferrara ha agito  di sua sponte, per il festival delle memorie, una iniziativa infelice in tutti i sensi, sia nei termini che nei contenuti, e che ci ha lasciati sconcertati. Il festival delle memorie è stato organizzato autonomamente e non con noi”.

La dichiarazione di Dario Disegni, alla luce di quanto ricostruito da Marcello Corvino, è non solo risibile, ma palesemente falsa. Può Disegni restare al suo posto, avendo dichiarato il falso? Non sta a noi, ovviamente, poterlo rimuovere dalla sua carica, ci limitiamo unicamente ad evidenziare i fatti che implicano il MEIS in toto all’interno di una operazione generale sulla quale non ha avuto assolutamente nulla da dire, proprio nulla, fino a quando, intorno al Festival, si sono accesi i riflettori e insieme ad essi è avvampata una sentita indignazione.

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