Israele e Medio Oriente

I “Cavalieri del Golan” che combattono sulle Alture con l’aiuto di Israele

Oltre a forniture mediche e assistenza umanitaria, Israele starebbe supportando un gruppo di ribelli anti-Assad sulle alture del Golan, aiutandolo anche finanziariamente con un flusso di 5.000 dollari al mese. A sostenerlo sono gli stessi combattenti citati dal Wall Street Journal, che nei giorni scorsi ha pubblicato un reportage con interviste ad alcuni leader ribelli e a tre persone che hanno familiarità con la politica non dichiarata di Israele.
Secondo costoro, Gerusalemme starebbe aiutando queste forze che si oppongono al regime del presidente siriano Bashar Assad, allo scopo di creare una zona cuscinetto al confine con forze amichevoli a Israele.

Secondo il reportage, Israele ha istituito un’unità militare speciale nel 2016 per sovrintendere e coordinare gli aiuti, intesi anche come finanziamenti ai gruppi finalizzati a pagare salari e acquistare armi e munizioni.
Questo “impegno segreto”, come definito dal reportage, è volto a rafforzare i gruppi ribelli siriani a scapito di forze ostili a Israele, vale a dire il gruppo terroristico libanese Hezbollah e le diverse unità iraniane che combattono per conto di Assad in Siria.

Israele ha definito questa operazione sulle Alture del Golan come “politica di buon vicinato”, definizione rivelata dal noto giornalista e analista israeliano Ehud Ya’ari, secondo il quale tale operazione sarebbe stata voluta dall’ex ministro della difesa Moshe Ya’alon.

“Israele è al nostro fianco in modo eroico” ha detto Moatasem al-Golani, portavoce del gruppo ribelle Fursan al-Joulan, o Cavalieri del Golan. “Non saremmo sopravvissuti senza l’assistenza di Israele”.

Abu Suhayb, nome di battaglia del comandante che guida il gruppo, ha invece dichiarato al giornale che riceve circa 5.000 dollari al mese da Israele.
Il gruppo Fursan al-Joulan è venuto a contatto con Israele nel 2013, in seguito agli aiuti umanitari e sanitari che lo stato ebraico ha fornito ai feriti. E’ stato un punto di svolta, poiché Israele ha poi cominciato ad inviare fondi e aiuti più concreti.
Un combattente di un altro gruppo ribelle nel Golan, Liwaa Ousoud al-Rahman, ha dichiarato che “la maggior parte delle persone vuole collaborare con Israele”.

Al di là degli interventi umanitari, com’è noto Israele è rimasto neutrale nella guerra civile siriana scoppiata nel marzo 2011, limitandosi a fornire in questi anni aiuti e assistenza ai siriani feriti al confine. Ha inoltre intrapreso una serie di attacchi aerei in Siria con l’obiettivo di impedire ad Hezbollah di acquisire armi fornite dall’Iran tramite Damasco.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ripetutamente confermato che Israele sta attivamente lavorando per disturbare le operazioni di contrabbando di armi di Hezbollah in Siria e la crescita di potenziale armato sul lato siriano delle alture del Golan.

In risposta al reportage del Wall Street Journal, l’IDF ha dichiarato che Israele è “impegnata a garantire la sicurezza dei confini d’Israele e impedire il proliferare di cellule terroristiche e forze ostili, oltre a fornire aiuti umanitari ai siriani che vivono nella zona”.

Il gruppo Fursan al-Joulan, che non ha nulla a che vedere con le formazioni jihadiste (è sempre bene ricordarlo per non dare adito ad antipatici complottismi e analisi in malafede), annovera circa 400 combattenti nella provincia di Quneitra, nelle alture del Golan, ed è alleato con almeno altri quattro gruppi ribelli che ricevono anch’essi l’assistenza israeliana, secondo i guerriglieri intervistati dal quotidiano newyorkese. Hanno aggiunto che circa 800 combattenti ribelli che vivono in una dozzina di villaggi della zona si affidano al sostegno da parte di Israele, come alcune delle migliaia di civili che vivono negli stessi villaggi.

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