Lettere al giornale

I Giardini dove cresce la zizzania

Da Rav. David Sciunnach, Rabbino Capo di Ancona e Parma, assistente del Rabbino Capo di Milano, nonchè Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Ad Antonio Ferrari piace lanciare strali, offendendo e denigrando chiunque la pensi diversamente da lui (dato che le critiche, come scrive, gli fanno il solletico) e, nello specifico, non pochi rabbini italiani e tante altre persone. A peggiorare ulteriormente le cose, veniamo qui associati genericamente, dando così a intendere di essere in qualche modo non discontinui, a delatori o a individui che minacciano personalità insigni.

Ancora una volta: ma come si permette? Ovviamente, saremmo dunque noi, oltreché ottusi “e seminatori di zizzania”, gli odiatori (per inciso: colpisce il riferimento, quasi evangelico; ma, si sa, quelle parole cariche di misericordia si sono sempre prestate molto bene per colpire gli ebrei o per fare degli ebrei l’archetipo della chiusura mentale e morale)! Cosa che di sé, invece, il Ferrari non ammette né contempla, nonostante le evidenti parole del suo articolo e del suo post, segno, a nostro avviso, che la colonna del Corriere della Sera soffre di evidenti problemi di scrittura, lettura e comunicazione.

A me sembra che chi semina zizzania e mischi le cose, creando confusione e delegittimando con insulti e aggressività gli altri, sia proprio Antonio Ferrari, araldo di “verità e libertà”. Non diversamente da molti suoi sodali in questa vicenda, il piano delle idee, della puntualità e della forza degli argomenti addotti gli è estraneo, e il confronto, anche se serrato e duro, lo fugge. Insomma: tante accuse, tante volgarità, tanta lesa maestà, tanta vanagloria, ma zero idee! E così il Ferrari fa la vittima, ma lo nega, e sostiene di essere stato aggredito (proprio lui!, a fronte dell’ignominioso pezzo su Il Corriere della Sera), incolpando gli altri a vario titolo. E, infine, il virtuoso autore ricorre alla frase che da secoli sentiamo ripetere e che serve da grimaldello per ogni buon antisemita: “ma io ho tanti amici ebrei”!

C’è un dato curioso e indicativo -su cui noi ebrei italiani dovremmo fare molta attenzione. Nel post di Ferrari è Yad VaShem, delegittimato e aggredito, a essere degradato a generico “Giardino dei Giusti di Gerusalemme” -uno tra i tanti!!!-, e non, viceversa, i nostri giardini a essere copie -talora con scelte più che infelici, come si è appurato- ispiratesi a un’idea israeliana ed ebraica. Purtroppo, anche in proposito, è mirabile il “Like” dell’ineffabile Nissim, che pur professerebbe, come tutti costoro, ampia disponibilità al dialogo! E tutto questo, peraltro, dopo aver preso le distanze dalle parole di Ferrari in un suo recentissimo comunicato ufficiale, il che attesta quindi la sua incongruenza! Mi domando: quando, anziché copiare, riprendere e stravolgere delle idee ebraiche per sedurre gli ebrei e i non ebrei, accreditarsi in forza di queste e poi rivolgerle contro l’ebraismo, certi universalisti à la page riusciranno finalmente a inventarne di personali e autonome?

C’è poi un “capolavoro” finale, che riguarda l’ars amandi del Ferrari, che avrebbe -a suo dire- giaciuto anche con molte israeliane, segno concreto del suo non-antisemitismo. Non riporto, per rispetto di me stesso e del genere femminile, la frase squallida di questo signore, ma spaventa, anche in questo caso, il fatto che costui sarebbe un’ “istituzione al Corriere”. A mio avviso, tuttavia, inquieta e irrita -e molto!- anche qui il “Like” del nostro ineffabile. È mai possibile che uno che pretende, per sensibilità e nobiltà d’animo, di occuparsi di diritti, memoria e discriminazioni, non abbia imbarazzi a mettere “Like” a frasi siffatte? Questo “Like” di  Gabriele Nissim decide della questione in maniera clamorosa e pubblica!

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