Editoriali

I nodi e il pettine

Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine.

Leonardo Sciascia

Il pettine è arrivato. In realtà più di uno. Il primo, il 7 ottobre, con l’eccidio perpetrato da Hamas in Israele, il maggiore pogrom dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi. Fu quando, di colpo, e nel mondo più traumatico, Israele capì che l’intenzionalità programmatica di sterminare gli ebrei presenti su un territorio considerato per sempre islamico, espressa a chiare lettere dallo Statuto di Hamas del 1988, non era retorica, non era folklore, era una concreta volontà omicida. Per sedici anni si era fatto finta che in realtà le cose fossero diverse, che Hamas fosse molto più interessato ai soldi che venivano copiosamente versati nelle sue casse dal Qatar, suo principale finanziatore, con il benestare di Israele, invece di volere sterminare cittadini ebrei.

Si era convinti che alla fine, sì, i razzi lanciati con regolarità sul sud di Israele potevano essere in un certo senso tollerati. Si rispondeva in modo deciso, come nel 2009 e nel 2014, e poi la quiete sarebbe tornata insieme agli spalloni qatarioti con le valige zeppe di dollari, fino a quando sarebbero finiti.

Un altro pettine è quello dell’antisemitismo e dell’odio forsennato che Israele riceve su di sé, niente di nuovo, certo, nessuno pensava che l’antisemitismo fosse sparito, ne che Israele, improvvisamente, fosse benvoluto, ma questa volta è stato peggio del solito, perché lo sfoggio di antisemitismo, e l’odio per Israele, che è, ovviamente, un riflesso livido del primo, non ha avuto alcun pudore a manifestarsi dopo il maggiore sterminio di ebrei degli ultimi settant’otto anni.

Appena Israele ha cominciato a bombardare Gaza, le vittime dei  giulivi e volenterosi carnefici di Hamas, sono state dimenticate in un secondo.

Per decenni si sono commemorati, doverosamente gli ebrei assassinati dalla furia nazista, e per anni si è finto che quelli regolarmente assassinati in Israele, facessero parte di un’altra storia, fossero cosa diversa, mentre, come Hamas ha chiaramente mostrato, la storia è la medesima. Vengono uccisi in quanto ebrei e perchè, come recita lo Statuo di Hamas, incorporando un celebre hadit di Maometto, è in questo modo che il mondo viene liberato da qualcosa che non dovrebbe farne parte.

Se Hamas avesse avuto i mezzi e la possibilità di farlo, ogni ebreo in Israele sarebbe stato eliminato e l’Autorità Palestinese che gli Stati Uniti vorrebbero governasse Gaza in un eventuale dopo Hamas, non solo non avrebbe fatto nulla per impedirlo, ma avrebbe gioiosamente collaborato.

Un altro pettine è quello della Chiesa, questa Chiesa, retta da un papa il quale non prende mai una posizione netta ma cerca sempre di porsi sopra le parti, perché questo ritiene sia il suo ruolo, tuttavia fallendo anche in questo equilibrismo, essendo fin troppo espliciti i suoi slanci verso l’Islam, i suoi abbracci con furenti antisemiti come Ahmed el-Tayeb, grande Imam di al-Azhar, http://www.linformale.eu/papa-francesco-conduce-il-proprio-gregge-al-massacro/e fin troppo esplicito il suo distanziamento dal mondo ebraico.

All’interno di questo divario può riemergere con facilità il tradizionale antigiudaismo della Chiesa, il macigno che per secoli ha impedito una riconciliazione con gli ebrei, e che solo dal Concilio Vaticano II, era stato scansato dal percorso.

Così, durante una trasmissione televisiva, Monsignor Ravasi, un possibile futuro papa come lo sono tutti i cardinali, ha riproposto l’idea cara a Marcione e alla Chiesa pre-conciliare degli ebrei popolo vendicativo perché vendicativo è il loro Dio. http://www.linformale.eu/la-logica-di-lamech/

Tutti ricordano le violente reazioni alla lectio magistralis che Benedetto XVI, tenne a Ratisbona nel 2006, per avere osato evidenziare che il rapporto tra Islam e violenza è un portato storico, ma quando Francesco non dice nulla di significativo sull’eccidio antisemita di Hamas, il silenzio intorno a questa intollerabile omissione è pressoché totale.

Un ulteriore pettine, ai cui denti i nodi dovranno ancora giungere compiutamente e drammaticamente è quello dell’impossibilità di una convivenza pacifica e priva di problemi tra visioni del mondo incompatibili tra loro, tra Occidente e Islam nella sua declinazione massimalista, che non può mai essere estinta in quanto appartiene alla natura stessa del Corano, alla sua smagliante e perenne ambivalenza, nonostante si voglia fingere che così non sia, come si è voluto credere che Hamas si potesse addomesticare.

     

 

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