Israele e Stati Uniti

Il gioco sporco dell’Amministrazione Biden

L’ordine esecutivo dell’Amministrazione Biden relativo a quattro coloni in Cisgiordania (su cinquecentomila), accusati di “violenza intollerabile” contro attivisti israeliani di sinistra, ma soprattutto di palestinesi, intimiditi e feriti, non può suscitare sorpresa. Si tratta di un pegno elettorale da pagare a chi, all’interno del partito democratico e soprattutto tra gli elettori, ha criticato il presidente americano per il suo appoggio a Israele.

Ma non si tratta solo di questo. Più la guerra tra Israele e Hamas, prosegue, più l’Amministrazione Biden mima nei confronti dello Stato ebraico, l’impostazione ideologica dell’Amministrazione Obama. In realtà, la solidarietà iniziale post 7 ottobre, platealmente esibita, http://www.linformale.eu/timeo-danaos-et-dona-ferentes nascondeva già le insidie che gradualmente si stanno dipanando.

Già dal principio si è reso subito chiaro che Israele non sarebbe stato libero di condurre la sua risposta militare contro Hamas se non sotto stretta supervisione americana. La vicinanza di Washington ha comportato una sorta di commissariamento del Gabinetto di guerra, dal quale, per non urtare Joe Biden sono subito stati esclusi dai consulti Itmar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, considerati dalla Casa Bianca troppo falchi, financo estremisti. Meglio sicuramente l’anodino Benny Gantz, ex Capo di Stato Maggiore, rivale politico di Netanyahu e più malleabile.

Di seguito, gli Stati Uniti hanno imposto a Israele di coniugare la risposta militare con aiuti umanitari sempre più copiosi accompagnandoli costantemente da esortazioni demagogiche sulla necessità di  ridurre al massimo la morte dei civili.

Nessuna guerra recente, sicuramente non quelle condotte dagli Stati Uniti e dai loro alleati, è stata combattuta e viene combattuta come quella in corso a Gaza, dove ogni mossa di Israele è scrutinata spasmodicamente e imbrigliata da una fitta rete di obblighi morali che nessun altro Stato ha mai dovuto osservare così scrupolosamente.

Se c’è una cosa che questa guerra ha messo in luce in modo esplicito è quanto sia profondo il livello di subordinazione israeliana nei riguardi degli Stati Uniti a cui, negli anni, è stato sostanzialmente appaltato il comparto produttivo bellico http://www.linformale.eu/13208-2 obbligando Israele a potersi opporre solo con fatica alle imposizioni americane.

L’Amministrazione Biden ha dunque iniziato a riproporre in modo perentorio il vecchio paradigma dello Stato palestinese, la sua urgente necessità, come se il 7 ottobre non avesse mostrato inequivocabilmente quale sia il rischio enorme di avere uno Stato palestinese sulle colline della Cisgiordania.

È questo un portato storico-culturale della protervia americana, della convinzione di sapere meglio degli altri in cosa consista il loro bene, che forma devono dare alla loro politica estera, e quale struttura statale possa funzionare meglio a migliaia di chilometri di distanza. I fallimenti clamorosi in Iraq e in Afghanistan non hanno insegnato niente. Gli Stati Uniti, e non certo a cominciare da questa amministrazione, sono quarant’anni che insistono sulla necessità del venire in essere di uno Stato palestinese, che, nei loro sogni, dovrebbe essere pacifico e democratico e riconoscere la legittimità piena di Israele.

A questo obiettivo irrealistico si è poi aggiunto quello di volere stabilire chi, in un eventuale post Hamas, debba governare Gaza, optando per Fatah, che non ha mai condannato l’eccidio del 7 ottobre e supporta da sempre il terrorismo provvedendo a sostenere i terroristi in carcere, e le famiglie di quelli che invece sono stati uccisi.

L’Amministrazione Biden non ha alcun interesse a che la guerra si prolunghi. In questo senso, l’accordo sugli ostaggi è una tappa indispensabile per affrettarne la conclusione, facendo in modo che il cessate il fuoco che ne fa parte duri quel tanto che ne renda impraticabile la ripresa.

Questo esito sarebbe il peggiore possibile per Israele perché comporterebbe la non sconfitta di Hamas e dunque il suo ruolo politico futuro all’interno della Striscia.

Sull’appeasement, sul evitare il confronto diretto e duro con i propri avversari più coriacei, Joe Biden persegue la linea disastrosa impostata da Barack Obama, come si sta vedendo in merito all’Iran, il quale attende che Israele lasci Gaza senza avere sconfitto Hamas per proclamare la vittoria e organizzare la guerra che verrà.

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