Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Il premio all’ambasciatore messicano all’Unesco e la chiusura di Stormfront

Ci sono alcune notizie che non sono comparse sui media nostrani (tanto per cambiare), ma che sono quanto meno interessanti e ci consentono di dare un’occhiata al “dietro le quinte” di quanto avviene nel Vicino Oriente.
I lettori certamente ricordano le scandalose votazioni avvenute in seno all’UNESCO sulla denominazione del Monte del Tempio. L’ambasciatore del Messico all’UNESCO, Andres Roemer, violando le direttive del suo governo nell’ottobre 2016 votò contro la mozione palestinese che negava implicitamente l’importanza storica e religiosa di Gerusalemme per cristiani ed ebrei, e per questo motivo fu destituito; ma in seguito il Messico modificò il proprio voto, accettando di fatto la bontà delle argomentazioni di Roemer. Pochi giorni fa, alla fine di agosto, è stato comunicato che il prossimo 11 settembre, nella sede ONU di Ginevra, a Roemer verrà assegnato il Premio per i diritti umanitari intitolato ad Eleanor Roosevelt per il suo atto di coraggio.

L’ambasciatore del Messico all’UNESCO, Andres Roemer, riceve il premio Eleanor Roosevelt

Un’altra buona notizia è che l’host del sito neonazista Stormfront, web.com, ha deliberato di eliminare questo sito: una decisione non semplice, che non rispetta la regola secondo la quale un provvedimento così grave viene preso solamente in caso di contestazioni legali o di mancato pagamento. Anche un altro sito neonazista, Daily Stormer, ha subito un analogo destino da parte di Google.

Tornando alle Nazioni Unite, il segretario generale Antonio Guterres ha visitato Gaza e Ramallah ed il 29 agosto  è stato vittima di una trappola tesagli dall’Autorità Palestinese, diventando anche il protagonista di una di quelle false notizie che i palestinesi sono maestri a creare e diffondere.

Nel corso di questa visita, infatti, egli si è trovato senza preavviso in compagnia di Latifa Abu Hamid, madre di quattro figli – Nasser, Sharif, Nasr e Mohammed – che scontano una serie di condanne all’ergastolo in Israele per le loro attività terroristiche. Va anche notato che tutti i membri di questa esemplare famiglia sono membri del “moderato” partito Al Fatah di Abu Mazen. Dopo questo incontro, l’agenzia palestinese Wafa, organo ufficiale dell’Autorità Palestinese, ha emesso un comunicato in cui si diceva che Guterres aveva incontrato “famiglie di martiri palestinesi e prigionieri detenuti nelle carceri degli occupanti israeliani”; secondo l’agenzia, in tale occasione queste famiglie avevano chiesto al segretario generale dell’ONU di salvare le vite di oltre 6500 prigionieri detenuti in Israele, e Guterres, così la Wafa, aveva risposto che “comprendiamo le sofferenze dei prigionieri palestinesi e lavoreremo per por fine alle loro sofferenze”. Un portavoce dell’ONU ha successivamente riferito che in realtà Guterres era stato colto di sorpresa dalla richiesta dell’Autorità Palestinese  di incontrare queste persone, e Guterres stesso ha affermato che quel comunicato stampa era una falsificazione.
La verità è invece che Guterres nello scorso mese di maggio ha condannato con forza l’Autorità Palestinese per aver intitolato un centro giovanile (parzialmente finanziato dall’ONU)  alla terrorista Dalal Mughrabi, colpevole della morte di 37 civili tra cui 12 bambini: “L’ONU si è dissociata dal Centro quando ha appreso della offensiva scelta del nome…la glorificazione del terrorismo…è inaccettabile sotto ogni aspetto…”.
A tutto ciò va aggiunto che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato una risoluzione che chiede alle unità dell’UNIFIL che controllano il confine meridionale del Libano in una missione di pace di agire con decisione nei confronti delle violazioni degli accordi da parte di Hezbollah e di controllare con più attenzione il territorio sotto il controllo di questa organizzazione, segnalando immediatamente ogni difformità al Consiglio di Sicurezza.
Insomma, assistiamo ad una bella ed incoraggiante virata di 180 gradi nei confronti della gestione di Ban ki-Moon.
L’Europa, invece, come al solito è in ritardo o indifferente, quando non addirittura complice, come sta accadendo in Germania. Fiamma Nirenstein ha riferito con precisione della incredibile decisione delle autorità tedesche di consentire al Fronte Popolare di Liberazione della Palestina – il nome dice tutto – di partecipare come partito alle prossime elezioni politiche. Con un’adeguata serie di contorsionismi la portavoce del ministero dell’Interno ha declinato ogni responsabilità in proposito, malgrado il FPLP sia catalogato dall’Unione Europea come organizzazione terroristica, delle cui imprese purtroppo molte vittime civili si ricordano dolorosamente sia in Israele che in Europa. Ovviamente, neppure il fatto che il FPLP concorrerà ai seggi del Parlamento insieme al Partito marxista-leninista costituisce una novità e men che meno apre loro la via per un successo; ma il fatto stesso che sia stato loro concesso di partecipare è un segnale di degrado morale da parte della nazione che, senza voler ricordare la Shoah, oggi pretende di essere la protagonista in Europa.

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