Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Israele di fronte ai suoi nemici

“Ciò che non mi distrugge mi rende più forte”.

Friedrich Nietzsche

Bisogna dire una cosa e dirla con la consueta franchezza, chiamando il pane pane e il vino vino. Il tentativo di assassinio di Israele prosegue sistematico. La risoluzione 2334 votata venerdì scorso all’ONU, e a cui, con complice solerzia, hanno partecipato gli Stati Uniti di questa crepuscolare Amministrazione (estremamente insidiosa come tutti i poteri che stanno per abbandonare a scena), è solo un altro degli atti del character assassination che Israele subisce da cinquanta anni a questa parte.

Fabbrica delle risoluzioni antiisraeliane dalla fine della Guerra dei Sei Giorni in poi, l’ONU, ostaggio allora dell’Unione Sovietica antisemita e antisionista e degli stati arabi coalizzati, e oggi ostaggio sempre di questi ultimi e di una ancora più insidiosa forma mentis pregiudizialmente avversa a Israele, ormai incistatosi come un tumore nel suo corpo burocratico, certifica solo e sempre tautologicamente se stesso.

Uccidere Israele sul terreno non è stato possibile. Si tentò subito, nel 1948, appena nacque. In fasce doveva essere eliminato prima che irrobustisse le sue membra e diventasse quello che è poi diventato, un paese leggendario con uno dei più forti eserciti del mondo.

Dopo questo tentato omicidio fallito, si provò di nuovo con forze più estese e organizzate nel ’67, quando, forse per un miracolo dovuto al devoto amore di Hashem, o per la straordinaria prontezza strategica israeliana abbinata alla risolutezza senza pari dei nuovi maccabei, o per un intreccio di entrambi, Israele lasciò il mondo a bocca aperta.

E poi di nuovo, altre prove, altre guerre e il terrorismo che culminò nel regno della paura e del sangue nel 2000, con la Seconda Intifada, sotto la regia del Lord of Terror, Yasser Arafat. Allora Israele dovette vivere ogni giorno l’assassinio quotidiano della sua gente, ovunque, senza sosta.

Ma tutto questo non è bastato. Era necessario ed è necessario altro. La propaganda, la viltà, l’intrico di diffuse aderenze, di intrecci politici pestilenziali, di vendite di corpi e anime occidentali all’offerente arabo, ai paladini della distruzione e dell’inganno.

Così si è andati avanti e così si va avanti tutt’ora. Ma non finisce qui, perché se c’è una cosa che Israele ha insegnato al mondo è che tutte le volte che sembrava finire era sempre, infallibilmente, un nuovo inizio.

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