Diritto e geopolitica

Israele e “i territori”: Il caso Golan

Nell’ articolo precedente è stata presa in esame la questione di Israele e dei territori del Sinai e della Striscia di Gaza, sotto il profilo del diritto internazionale, a seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967. Nel presente articolo verrà affrontata la questione degli altri territori conquistati da Israele, cioè le alture del Golan, la Giudea e la Samaria (West Bank o Cisgiordania).

Occorre soffermarsi in via preliminare su un concetto a cui è stato già accennato: “i confini del ‘67”. Questa frase la si legge nei giornali, la si sente pronunciare dai cosiddetti esperti, da politici e diplomatici, ed è presente in numerose risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU e di sue agenzie. Cosa c’è di vero in questa dicitura? Assolutamente nulla. Sia dal punto di vista del diritto internazionale sia dal punto di vista politico.

Parlare di “confini del 1967” significherebbe, nei fatti, riconoscere retroattivamente la legalità di una occupazione militare illegale da parte di Giordania ed Egitto avvenuta nel 1948, come sancito dall’art. 2 dello Statuto dell’ONU. La qual cosa è totalmente inammissibile sotto il profilo del diritto internazionale. Ciò è dimostrato dal fatto che i tentativi – soprattutto giordani – di annessione dei suddetti territori furono sempre respinti perché legalmente insostenibili. Tutti i testi di giuristi che si sono occupati della vicenda fino al ’67 menzionano sempre i territori come occupati illegalmente da Giordania ed Egitto.

Dal punto di vista politico, l’accettazione dei “confini del 1967” avrebbe avuto un significato ben preciso: il riconoscimento De Jure di Israele da parte della Giordania e dell’Egitto. Cosa semplicemente inammissibile fino alla firma dei rispettivi trattati di pace: Egitto – Israele nel 1978, Giordania – Israele nel 1994. Con la firma dei trattati di pace i confini, e sottolineo i confini, furono fissati esattamente ricalcando i confini mandatari stabiliti nel 1922: cioè linea Rafah – Taba con l’Egitto e il fiume Giordano con la Giordania.

Le alture del Golan

Le alture del Golan (vedi cartina 1) sono un plateaux di strategica importanza che fanno da confine tra Israele, Siria e Libano.

Per quel che concerne le “rivendicazioni” israeliane sulla sovranità delle alture del Golan come parte del territorio mandatario, sotto il profilo del diritto internazionale sono deboli. Tali rivendicazioni si rifanno al Mandato britannico di Palestina approvato dalla Società delle Nazioni nel 1922 e divenuto vincolante. I confini mandatari del 1922, comprendevano le alture del Golan come territorio facente parte del mandato. Il 7 marzo 1923 fu approvato l’accordo franco-britannico, nel quale si operavano modifiche territoriali tra i mandati e le alture del Golan furono cedute al Mandato francese di Siria. Questo, in aperto contrasto con le disposizioni mandatarie: infatti l’art. 5 del Mandato di Palestina, approvato definitivamente nel luglio del 1922 dalla Società delle Nazioni, e accettato dalla Gran Bretagna nel dicembre dello stesso anno, prevedeva che in nessun modo si potessero sottrarre o cedere porzioni del territorio mandatario.

Qui di seguito l’art. 5 del Mandato britannico di Palestina:

ART. 5.

The Mandatory shall be responsible for seeing that no Palestine territory shall be ceded or leased to, or in any way placed under the control of the Government of any foreign Power.

[ La Potenza mandataria sarà responsabile a sovraintendere che nessuna parte del territorio di Palestina sarà ceduto o affidato, o in alcun modo posto sotto il controllo del Governo di qualsiasi Potenza straniera.]

Tuttavia, come è stato spiegato nel precedente articolo, per il diritto internazionale (per il principio della successione degli Stati) il confine riconosciuto è quello “ereditato” dall’entità statuale che ha preceduto l’indipendenza del nuovo Stato. In questo caso quando la Siria divenne indipendente nel 1943, il Golan era parte del suo territorio mandatario.

Occorre precisare che sono numerosi, in tutto il Medio Oriente, i contenziosi di confine tra gli Stati nati dai vari mandati creati dal disfacimento dell’Impero ottomano. Da come la stampa presenta il conflitto arabo-israeliano e le altre vicende del Medio Oriente si ha l’impressione che i soli contenziosi territoriali siano quelli relativi ad Israele. Ma così non è. I principali casi di contenzioso:

Siria – Libano

La Siria non ha mai di fatto riconosciuto il Libano come uno stato indipendente. Fino ad oggi considera il Libano come una parte di Siria strappatale dalla Francia quando la Società delle Nazioni, nell’ambito di tutto il processo che portò alla creazione dei mandati fiduciari nel 1920 a san Remo, decise la creazione di uno stato per i cristiani del Medio Oriente. In più, inizialmente, il territorio previsto, per il Libano, era solo quello costiero, dove risiedeva la maggioranza della popolazione cristiana. L’area della valle della Bekaa e del monte del Libano furono aggiunte poco dopo dai francesi per dare “profondità” al Paese.

Siria – Turchia

Esiste ancora oggi un contenzioso territoriale tra Siria e Turchia. Si tratta del territorio, oggi turco, della provincia di Hatay (Alessandretta per i siriani). Questa provincia godeva di una ampia autonomia sotto il Mandato francese di Siria. Nel 1939 fu occupata dalla Turchia senza che i francesi e la Società delle Nazioni ne reclamassero la restituzione (si era alle soglie della Seconda guerra mondiale). Quando la Siria divenne indipendente nel 1946, questa provincia non ne faceva parte anche se la Siria ne reclamava il possesso. Una annotazione di cronaca: il 24 novembre 2015 i caccia turchi abbattevano un SU-24M sui cieli di Hatay. Per russi e siriani si è trattato di un abbattimento illegale su territorio siriano per i turchi un abbattimento legittimo per sconfinamento.

Turchia – Iraq

Vi è un contenzioso tra Turchia e Iraq per la città di Mosul e area circostante. Questa città fino all’arrivo dell’ISIS era una città multietnica con una forte presenza di popolazione di lingua turca retaggio delle dominazione, secolare, ottomana. La Turchia pur avendo firmato il trattato di Losanna con le Potenze dell’Intesa, non ha mai cessato di rivendicare la città. La Società delle Nazioni optò per l’inserimento di tutta l’area nel Mandato britannico di Mesopotamia (con l’indipendenza del 1932 divenne Iraq) negando così anche la possibilità della creazione di uno stato curdo. Il contenzioso per l’area di Mosul è uno dei più dibattuti nelle sedute della Società delle Nazioni durante gli anni ’20 e ’30.

Iraq – Kuwait

Il contenzioso tra Iraq e Kuwait è diventato di cronaca nel 1990 con l’invasione di quest’ultimo decisa da Saddam Hussein. Il pretesto fu che il Kuwait durante i secoli del dominio turco fosse sempre stata una provincia irachena. Cosa del tutto vera. Inoltre gli iracheni non avevano mai accettato il distacco voluto dagli inglesi durante il Mandato britannico di Mesopotamia perché in questo modo la quasi totalità della costa che si affacciava sul golfo persico veniva persa, mentre all’Iraq rimaneva solo un lembo di terra prospiciente la città di Bassora. Ma come abbiamo visto fino ad ora, il diritto internazionale ha sempre seguito il medesimo principio: quello della successione degli Stati. Le rivendicazioni irachene non hanno validità giuridiche.

Se le rivendicazioni di Israele sulla sovranità del Golan sono “deboli” dal punto di vista del diritto internazionale, non ci sono dubbi sul fatto che quella israeliana sia una occupazione legale dal punto di vista del diritto internazionale, come risultato di una guerra difensiva. Nel 1967 furono i siriani ad attaccare Israele su richiesta egiziana. Nel 1973 ci fu un nuovo attacco armato siriano durante la guerra dello Yom Kippur. In precedenza vi erano stati numerosi atti di aggressione armata sempre da parte siriana. Questi episodi di aggressione ripetuti, hanno fornito il diritto ad una guerra difensiva, in base art. 51 della Carta dell’ONU, quindi giustificano il controllo legale di Israele sulle alture del Golan. Sono da definire, come sancito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 242 e 338, i futuri confini tramite dirette negoziazioni con la Siria, che però fino ad oggi ha sempre rifiutato qualsiasi confronto in merito. E di pochi mesi fa il riconoscimento USA della sovranità israeliana sulle alture. Questo fatto non è un implicito riconoscimento di annessione del Golan ma come confermato nell’atto stesso l’amministrazione americana il confine internazionale dovrà essere deciso dalle parti.

Sulle alture del Golan si può aggiungere un’annotazione riguardo ad una rivendicazione portata avanti dal Libano. Si tratta di una piccola porzione del territorio del Golan, nota come “le fattorie di Shebaa”. E’ un fazzoletto di territorio che Israele controlla dal 1967 e che si trova al confine tra Siria, Israele e Libano. Le rivendicazioni libanesi, o meglio dell’organizzazione terroristica Hezbollah, sono solo un pretesto per mantenere un atteggiamento aggressivo e rivendicatorio nei confronti di Israele, dopo il suo completo ritiro dal sud del Libano nel 2000. Infatti, anche la commissione ONU incaricata di stabilire il definitivo confine internazionale tra Libano e Israele, con la così detta “linea blu”, ha chiarito che questa porzione di territorio apparteneva alla Siria e non al Libano. Questa decisione è stata fatta prendendo i documenti mandatari dei primi anni Venti con cui si stabilirono i confini internazionali dei Mandati di Libano, Siria e Palestina. Con l’accordo angolo-francese del 1923, tutto il Golan compresa la sua parte occidentale dove si trovano le fattorie passarono dal Mandato di Palestina a quello di Siria e non al Libano. Questo episodio conferma, ulteriormente, il fatto che i confini internazionali riconosciuti sono quelli stabiliti durante il periodo mandatario.

 

 

 

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