Editoriali

Israele vs Iran, le incognite di un confronto prolungato

La notte del 10 di maggio, con l’operazione denominata House of Cards, Israele ha pesantemente contrattaccato l’Iran in Siria. Si è trattato dell’operazione più intensa su territorio siriano dalla Guerra di Yom Kippur del 1973. Lo scopo dell’intervento israeliano è stato quello di colpire precisi obbiettivi miltari riconducibili all’Iran a seguito del lancio di venti missili partiti dal sud della Siria e indirizzati sul territorio di Israele a nord. Quattro missili sono stati intercettati da Iron Dome mentre gli altri non sono andati oltre confine.

Ventotto aerei F-15 e F-16 hanno lanciato circa sessanta missili terra-aria coadiuvati da più di dieci missili terra-terra. I raid controffensivi israeliani sono stati circa cinquanta e hanno colpito centri di intelligence, depositi di armi, magazzini, posti di osservazione e centri logistici, localizzati tra Aleppo e Damasco, infliggendo alle infrastrutture militari iraniane il danno più massiccio ricevuto fino ad ora.

Si tratta dell’ultima tappa del confronto che è in corso dal 2013 tra Israele e Iran e finalizzato inizialmente da parte dello Stato ebraico a impedire l’approvvigionamento di armi da parte di Teheran a Hezbollah. In seguito ha poi assunto l’obbiettivo di cercare di impedire il consolidamento  iraniano in Siria.

Non è un mistero per nessuno che Benjamin Netanyahu abbia più volte ribadito, soprattutto al principale alleato dell’Iran in Siria, la Russia, che Israele non permetterà mai all’Iran di insediarsi militarmente al confine con le alture del Golan in modo da potere usare la Siria come piattaforma per futuri attacchi nei confronti di Israele.  Ed è stato proprio con Putin che Netanyahu si è intrattenuto il nove maggio a Mosca, dove ha partecipato alla commemorazione per il settantatreesimo della vittoria sovietica sulla Germania nazista.




Finora, tra Russia e Israele c’è stata una convergenza funzionale. Israele non è stato mai ostacolato da Mosca nei suoi interventi in Siria contro l’Iran, e anche in questa occasione, come nelle altre, la Russia era stata preventivamente avvisata dell’attacco. Tuttavia, la situazione presenta un forte margine di instabilità. L’Iran non rinuncerà al proprio programma di consolidamento in Siria, dove ha dato un alto contributo in termini di uomini e risorse a sostegno di Bashar Al Assad e, assai improbabilmente, la Russia potrà contenere un alleato che persegue interessi espansionistici molto risoluti. Fino a quando Israele e Russia potranno evitare di entrare in contrasto tra di loro? L’attrito è solo rimandato a fronte dell’intenzione iraniana di proseguire nei propri programmi.

Va comunque evidenziato che l’Iran si trova oggi oggettivamente in un momento di grave difficoltà dovuto a una sommatoria di fattori. L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, una economia interna sofferente che ha beneficiato poco o niente dal grande flusso di denaro sbloccato dall’Amministrazione Obama (sostanzialmente impiegato per mantenere le varie campagne militari all’estero, in Siria, Iraq, Yemen, e naturalmente  a sostegno di Hezbollah in Libano), e i continui colpi inferti da Israele in Siria.

Uno scontro diretto con Israele è improbabile, l’Iran non è militarmente attrezzato per una tale eventualità che metterebbe seriamente a rischio la sopravvivenza stessa del regime, ma la situazione resta comunque molto problematica. L’unica certezza è sul fatto che Israele abbia mostrato una determinazione inflessibile nel continuare a difendere la propria sicurezza.

Clicca per commentare

Devi accedere per inserire un commento. Login

Rispondi

Torna Su