Editoriali

La “colpa” di Israele e le sue nefaste conseguenze

La gravità delle dichiarazioni fatte dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto oggi a SkyTg24, non può essere sottaciuta.

Parlando della guerra a Gaza, e nello specifico, dell’operazione in corso a Rafah, l’esponente di Fratelli di Italia, dopo avere snocciolato il solito luogo comune che Hamas sarebbe una cosa e il popolo palestinese un’altra (quale popolo palestinese onorevole Crosetto, quello che vive a Gaza e nel 2005 ha votato convintamente Hamas e lo ha sempre sostenuto, o quello della Cisgiordania che secondo gli ultimi sondaggi è inequivocabilmente a maggioranza a favore di Hamas, o un altro?), e avere detto che Israele avrebbe dovuto fare una scelta “più coraggiosa  dal punto di vista democratico” (cioè quale?), e avere aggiunto che il problema di Hamas andava risolto in “modo diverso” (ovvero, magari come ha suggerito Michele Santoro durante una trasmissione di Piazza Pulita, ispirandosi alla serie tv “Fauda”?), è arrivato all’apice. E l’apice è questo “Ho l’impressione che con questa scelta quella dell’operazione militare a Rafah, Israele semini odio che coinvolgerà i loro figli e i loro nipoti”.

Siamo dunque giunti a riproporre parafrasandolo, il celebre passo del Vangelo di Matteo (27,25), secondo il quale, tutto il popolo ebraico riunito davanti a Pilato per scegliere se graziare Gesù o Barabba, dopo avere scelto il secondo, avrebbe detto a proposito di Cristo, “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”.

Non è certamente questa la sede per effettuare una esegesi teologica del significato dell’affermazione, sulla quale Benedetto XVI nel secondo volume di “Gesù di Nazaret, D’all’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione”, ha chiarito pienamente il senso, ma è quella per evidenziare come i topoi dell’antisemitismo tradizionale, consapevoli e inconsapevoli, si manifestino ormai in piena libertà, e quello della trasmissione della colpevolezza presunta degli ebrei che dovrà essere espiata dalle generazioni future, è il più fosco e terribile, essendo stato la giustificazione, su base religiosa, per la persecuzione ininterrotta degli ebrei.

Il ministro Crosetto è solo l’ultimo in ordine di tempo ma non di rango, a stigmatizzare Israele per una operazione militare inevitabile, che, se non consegnando la vittoria a Hamas e dunque al jihadismo, non può essere arrestata, anche se Crosetto sa, insieme ad altri, che per debellare Hamas a Gaza e impedire che si possa ripetere un altro 7 ottobre, Israele avrebbe potuto agire, diversamente, senza, ovviamente, essere in grado di specificare come.

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