Israele e Medio Oriente

La Corte Suprema e lo “strano” caso Massad

E’ notizia di questi giorni, in Israele, che un ex membro di Fatah – Mohammed Aref Massad – ha presentato una petizione presso la Corte Suprema israeliana per tentare di bloccare i soldi che annualmente il governo israeliano raccoglie e versa all’Autorità Nazionale Palestinese.

Vediamo ora di entrare un po’ più nel dettaglio di questo “strano” caso.

In base agli Accordi ad interim di Oslo II, in vigore dal 1995, Israele raccoglie, per conto dell’ANP, le tasse derivanti dal lavoro dei palestinesi impiegati nelle diverse attività economiche israeliane. Oltre a questo, raccoglie l’iva e i dazi doganali delle merci esportate suo tramite dai palestinesi. Tutte queste operazioni fiscali sono minuziosamente disciplinate nell’allegato V e all’art. 18 dell’allegato III degli accordi ad interim. Si tratta di svariate centinaia di milioni di dollari all’anno che concorrono in modo sostanziale al budget annuo dell’ANP.

Mohammed Aref Massad è un palestinese che vive da diversi anni a Haifa dove svolge l’attività di attivista dei diritti umani. In passato è stato affiliato a Fatah e in questa organizzazione ha partecipato a diverse azioni terroristiche durante la Prima intifada. Dopo aver scontato sette anni in prigione è vissuto in Cisgiordania ma ben presto, in completo disaccordo con la gestione dell’ANP dei territori loro assegnati e soprattutto della politica nei confronti della popolazione palestinese attuata dai dirigenti palestinesi, è andato a vivere in Israele per occuparsi dei diritti dei palestinesi. In questa veste, alcuni giorni fa ha dato mandato al suo legale, l’avvocato Michael Litvak, di presentare una petizione alla Corte Suprema contro il governo d’Israele per bloccare i soldi che Israele raccoglie per conto dell’ANP, chiedendo che questi soldi siano dati direttamente alla popolazione bypassando “il corrotto regime di Abu Mazen” come lo ha definito. Sempre secondo le sue parole, rilasciate al Jerusalem Post, “Queste persone vengono private dei loro soldi”, aggiungendo “Vogliamo che i soldi vadano direttamente ai lavoratori e alle famiglie bisognose. Il governo dell’Autorità palestinese è molto corrotto e non c’è motivo per cui Israele debba trasferire milioni di dollari a questo governo, il quale non si preoccupa dei suoi residenti e trasferisce la maggior parte dei fondi ai funzionari governativi e ai loro sostenitori, nonché a persone corrotte e ai terroristi”.

La cosa molto importante della sua iniziativa è che egli sta agendo a nome di migliaia di famiglie palestinesi esasperate dalla situazione politica e finanziaria nei territori amministrati dall’Autorità Palestinese. Per stessa ammissione di Mohammed Aref Massad, egli rappresenta “Persone che temono per la propria vita una volta che sono venuti allo scoperto a causa delle loro attività contro l’Autorità Palestinese e perciò preferiscono rimanere nell’anonimato”.

I palestinesi per cercare giustizia nei confronti delle proprie autorità sono costretti a rivolgersi – tramite un loro rappresentate che vive al sicuro in Israele – alla Corte Suprema di Israele.

Inoltre Massad, giustamente, si chiede che legittimità può avere un presidente (Abu Mazen) eletto 15 anni fa ad una carica della durata di 4 anni e un parlamento eletto nel 2006 e mai più rinnovato per motivi imprecisati? Nessuna. Di questa situazione nessuno nella UE, all’ONU o altrove ha mai chiesto ragione.

Molto probabilmente questa iniziativa non potrà avere successo di fronte alla Corte Suprema, ma è un segnale molto importante da parte di un movimento che stà nascendo e si stà sviluppando nella società palestinese e che vede in Israele l’unico strumento di diritto a cui presentare le proprie istanze di giustizia. Se potesse contare, anche, sul sostegno europeo e internazionale – molto latitanti se non possono accusare Israele di qualche cosa – forse potrebbe avere un futuro a tutto vantaggio dei palestinesi.

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