Israele e Medio Oriente

La lunga fuga dei cristiani da Betlemme

Andrea Pacini, responsabile del programma di ricerca su “Islam e modernità” della Fondazione Agnelli, nel 1998 ha scritto che nel 1947 i cristiani erano oltre il 75% della popolazione di Betlemme, ma nel 1998 questo valore è diminuito al 23%. Il dato si trova alla pagina 282 del suo “Socio-Political and Community Dynamics of Arab Christians in Jordan, Israel, and the Autonomous Palestinian Territories”, edizioni Clarendon Press, pubblicato nel 1998.
Secondo il sito on-line Tempi.it, tale percentuale è diminuita ulteriormente negli anni successivi al 1998, arrivando a calare fino al 12% negli anni 2000.
Un drastico calo. A causa della massiccia emigrazione, in soli 70 anni la popolazione cristiana di Betlemme è diventata un’esigua minoranza, pur essendo stata netta maggioranza (2/3) nel 1947.
Questo si può spiegare con le parole di Victor Hanna Batarseh, cristiano cattolico eletto sindaco di Betlemme nel 2005, che all’emittente radiotelevisiva Voice of America ha commentato: “A causa dello stress, fisico e psicologico, e per l’avversa situazione economica, molte persone hanno deciso di emigrare, sia Musulmani che Cristiani, questo fenomeno è stato più apparente tra questi ultimi perché essi erano già una minoranza“. Un concetto, sempre secondo Tempi, ribadito da Vera Baboun, che nel 2012 ha preso il posto di Batarseh. Anch’essa cristiana, ha vinto le elezioni appoggiata da una coalizione che comprendeva il partito islamista Fatah, lo stesso di Abu Mazen.

Dal 1947 ad oggi ci sono stati mutamenti storici che potrebbero spiegare questa fuga da Betlemme ancora meglio delle ragioni socio-economiche addotte dai sindaci cristiani.
Nel 1947 Betlemme è stata inclusa nell’enclave internazionale speciale di Gerusalemme, amministrata dall’Onu. Nel 1948 annessa alla Giordania. Un primo afflusso di profughi palestinesi ha determinato un mutamento significativo dei rapporti tra cristiani e musulmani. Nel 1967, quando la città è stata occupata dall’esercito israeliano in seguito alla Guerra dei Sei giorni, la maggioranza era già sensibilmente musulmana. Le forze israeliane si sono ritirate da Betlemme nel dicembre 1995, pochi giorni prima del Natale cristiano. La città che secondo i Vangeli ha dato i natali a Gesù è passata quindi definitivamente sotto il controllo militare dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Nonostante i problemi economici e “di stress” citati dai sindaci cristiani, la popolazione di Betlemme non sembra essere drasticamente diminuita. Gli abitanti sono sempre stati tra i 25.000 e i 30.000 dal 1961 (nel 1948 erano circa 9.000, quindi meno della metà), i cristiani fuggono e i pochi che rimangono, sindaci compresi, giurano che la convivenza con i musulmani è perfetta. Appare più omertà che reale convinzione.
In termini assoluti, i cristiani di Betlemme corrispondevano a circa 6.700 unità (il 75% di 9.000 abitanti, secondo le statistiche di Pacini) nel 1948, oggi sono circa 3.600 (il 12% di 30.000 secondo i dati di Tempi). Popolazione totale triplicata ma cristiani quasi dimezzati.
I politici locali di religione cristiana sono costretti ad assumere le posizioni di Fatah, a dare la colpa dell’attuale situazione ad Israele e “alla politica di espansione dei coloni”.
Non servirà. Con la modifica dei rapporti di forza, sarà difficile che Betlemme continui ad avere un sindaco cristiano, come finora è previsto per legge. Anzi, sarà difficile che tra 50-60 anni ci siano ancora cristiani a Betlemme.

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