Editoriali

La resa di Israele

La resa di Israele a Hamas, apparecchiata dagli Stati Uniti con il concorso dell’establishment politico-militare israeliano, lo stesso che si è reso responsabile di non avere saputo prevenire l’eccidio del 7 ottobre scorso, è limpidamente evidente nell’accordo proposto al Cairo, i cui termini sono i seguenti:

Ci sarà una prima fase della durata di 40 giorni durante la quale Israele si ritirerà dalle aree densamente popolate e terminerà le proprie ricognizioni aeree per dieci ore quotidiane.  I primi ostaggi a essere liberati saranno quelli femminili, contestualmente Israele si ritirerà dall’area costiera.

Nel corso del ventiduesimo giorno verranno anche rilasciati gli ostaggi maschili, gli edifici distrutti saranno evacuati e si inizierà a ripristinare l’attività degli ospedali e dei panifici. Nello scambio con gli ostaggi femminili, Israele  rilascerà venti terroristi a cui è stata inflitto il carcere a vita. Israele inoltre consentirà ai terroristi feriti nella guerra di lasciare Gaza per essere curati.

La seconda fase che durerà quarantadue giorni sarà quella in cui verrà annunciato un cessate il fuoco definitivo, ovvero la fine della guerra. In cambio, Hamas rilascerà i restanti ostaggi, militari inclusi, ottenendo a sua volta il rilascio di altri terroristi.

Hamas risponderà a breve a quanto Israele ha concesso. Praticamente tutto.

 

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