Editoriali

“L’impresentabile” bocca della verità

Domenica scorsa, mentre si trova a Parigi per la commemorazione di Jacques Kupfer, attivista del Likud, il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich pronuncia parole che suscitano indignazione.  Smotrich afferma che non esiste un popolo palestinese, che i veri palestinesi sono gli ebrei, poiché sono gli ebrei coloro che sono sempre stati presenti nella regione, assai prima degli arabi.

“Mio nonno, che faceva parte della tredicesima generazione a Gerusalemme, è il vero palestinese. Mia nonna, nata a Metula più di 100 anni fa da una famiglia di pionieri, era palestinese”.

Possono esserci pochi dubbi sul fatto che la presenza ebraica nella regione rinominata Palestina probabilmente dall’imperatore Adriano nel 135 D.C. per cancellare ogni riferimento alla sua specificità ebraica, sia anteriore di diversi millenni rispetto a quella araba che si manifesta a partire dal VII secolo. Tuttavia è noto il tentativo arabo di fare retrocedere la propria presenza nella regione a prima di quella ebraica. Così, da anni si sente dire che gli attuali arabi-palestinesi discenderebbero dai cananei, il gruppo di popolazioni semitiche, tra le quali si annoverano i fenici, che popolavano il territorio prima della comparsa degli ebrei anche se nulla sul piano storico e scientifico attesta questa ipotesi.

Smotrich può non rappresentare la figura ideale in bocca al quale ascoltare affermazioni scomode, ma di fatto, ciò che dice è incontrovertibile.

Nella realtà, il nome “Palestina” deriva dai filistei, una popolazione originaria del Mediterraneo Orientale (forse dalla Grecia o da Creta) la quale invase la regione nell’undicesimo e dodicesimo secolo A.C. Parlavano una lingua simile al greco miceno. La zona nella quale si insediarono prese il nome di “Philistia”. Mille anni dopo, i romani chiamarono la zona “Palestina”. Seicento anni dopo gli arabi la ribattezzarono “Falastin”.

Per tutta la storia successiva non ci fu mai una nazione chiamata “Palestina” né ci fu mai un popolo chiamato “palestinese”. La regione passò dagli Omayyadi agli Abassidi, dagli Ayyumidi ai Fatimidi, dagli ottomani agli inglesi. Durante questo millennio il termine “Falastin” continuò a riferirsi a una regione dai contorni indeterminati e mai, una sola volta, a un popolo originario.

“Chi è stato il primo re palestinese? Quale è la lingua originaria dei palestinesi? C’è mai stata una valuta palestinese? È mai esistita una storia o una cultura palestinese? Non risulta nulla”, afferma Smotrich.

Come dargli torto?

Nel 1695, l’orientalista danese Hadrian Reland, viaggiando in Palestina scoprì che nessuno degli insediamenti conosciuti aveva un nome arabo. La maggioranza dei nomi degli insediamenti erano infatti ebraici, greci o latini. Il territorio era praticamente disabitato e le poche città, (Gerusalemme, Safad, Jaffa, Tieberiade e Gaza) erano abitate in maggioranza da ebrei e cristiani. Esisteva una minoranza musulmana, prevalentemente di origine beduina, che abitava nell’interno.

Reland pubblicò a Utrecht, nel 1714, un libro dal titolo Palaestina ex monumentis veteribus illustrata, nel quale non vi è alcuna menzione o traccia di un popolo palestinese né di una eredità palestinese. E non poteva esserci, per il motivo molto semplice che il toponimo “Palestina” fa riferimento ai filistei con i quali gli arabi attuali non hanno alcun rapporto genealogico.

Dunque ciò che Smotrich afferma non solo non è contraddetto da alcun fatto, ma ne è pienamente confermato. Nel suo discorso, il ministro aggiunge che la ragione d’essere del nazionalismo arabo-palestinese è l’opposizione all’esistenza di Israele.

“Dopo 2000 anni di esilio, il popolo di Israele è tornato a casa e agli arabi la cosa non è piaciuta. Quindi cosa hanno fatto? Si sono inventati un popolo fittizio rivendicando diritti fittizi in terra d’Israele solo per combattere il movimento sionista”.

La precisione di queste parole, la loro corrispondenza ai fatti è confermata non da un altro sionista ultranazionalista, ma da Zahir Mushe’in, membro del Comitato Esecutivo dell’OLP, il quale durante un’intervista rilasciata nel 1977 al quotidiano olandese Trouw dichiarava:

“Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo stato di Israele in nome dell’unità araba. In realtà oggi non c’è alcuna differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni tattiche e politiche parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese, poiché gli interessi nazionali arabi richiedono la messa in campo dell’esistenza di un popolo palestinese per opporci al sionismo”.

Le dichiarazioni di Mushe’in, all’epoca non suscitarono l’indignazione di nessuno, sicuramente non quella del Dipartimento di Stato americano come è invece accaduto con le dichiarazioni di Smotrich. Non è necessario chiedersi perché.

 

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