Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

L’Intifada universale

L’oblio, fino al negazionismo veloce, dell’orrore del 7 ottobre, insieme alla furia di piazza che esalta i massacratori e offende i massacrati, si manifesta con un linguaggio orwelliano totalitario di falsificazione, odio, psicoterrorismo.

L’attacco concentrico all’autodifesa israeliana, aldilà di manipolazioni contorte e spudorate, significa: salvate Hamas dalla punizione e dalla sconfitta, tenetela pronta con i suoi padroni padrini e sodali, per nuovi 7 ottobre in terra di Israele; popolo e stato di Israele vanno eliminati con ogni mezzo, gli ebrei del mondo sono colpevoli di identificarsi con gli ebrei di Israele; il regime terrorista della Repubblica Islamica ha ragione a torturare, impiccare, trucidare il suo popolo, perché è uno dei campioni degli oppressi; popolo e stato di Israele non devono reagire, ma restare vittime sacrificali, accettare il proprio genocidio senza protesta.

Per la fiumana nazi-islamica totalitaria Israele va cancellato con i mezzi, replicati e rafforzati, del 7 ottobre, mentre per i mezzi amici e quasi alleati si ammette un Israele stato-ghetto, a sovranità limitata, controllata, condizionata. La millenaria, terribile maledizione dell’ebreo torna e si espande in tutta la sua virulenza, sterminio pianificato, demonizzazione totale.

Che speranza può venire da questo mondo che assolve, giustifica, esalta la disumanità infinita e feroce del 7 ottobre, che si schiera con carnefici che hanno superato il livello dei nazisti e dell’Isis, che condanna le vittime e i resistenti? Che sulla Shoah è negazionista oppure esprime una imbalsamazione vittimaria.

Se non esistesse il primato ebraico dell’etica, religiosa e laica, che stabilisce il dovere della speranza; se non ci fosse la vitalità e la volontà dell’autodeterminazione ebraica e della sua coraggiosa resistenza contro il Male del terrore assoluto islamico, il mondo precipiterebbe in una notte senza alba, in un abisso infernale senza scampo.

Questo nuovo sterminio degli ebrei e il programma della distruzione di Israele sono l’apice dell’odio mortale anti-occidentale, la frontiera della de-occidentalizzazione del mondo nei piani dei regimi dittatoriali totalitari e della guerra nazi-islamica. Il nuovo anno dell’era volgare comincia con il fragore delle armi di distruzione degli aggressori invasori: massicci bombardamenti del terrorismo statale russo su obiettivi civili ucraini; il messaggio di violenza imperialista e ricatto atomico del criminale di guerra del Cremlino; la tracotanza del dittatore cinese neo-maoista che minaccia la conquista di Taiwan, mentre sul piano interno stringe la tenaglia oppressiva e genocida su tibetani, uiguri, popolo di Hong Kong, dissenso cinese; l’Iran procede nel programma atomico, incita alla pirateria nel Mar Rosso e agli attacchi alle basi americane.

L’Occidente dei governi, debole e confuso, subisce e cede di fronte all’offensiva delle tirannie. Anche per questi motivi limita, isola e ostacola la difesa di Israele.

Una alluvione di disinformazione e incomprensione fiancheggia l’odio armato anti-israeliano. Alcuni esempi: la polemica sulla “difesa sproporzionata” non solo disconosce la necessità di difesa e giustizia di Israele aggredito e invaso, ma impone un criterio, quella della difesa proporzionata, che è valida solo nel diritto privato, come un ladro che viola una proprietà, ma invece è inesistente nel diritto internazionale; la retorica sui “bambini di Gaza” quando si tratta in larga parte di balilla fascisti, di un’infanzia diseducata dall’odio mortale, militarizzata, innocenza negata; distruzione e sofferenze nella Striscia di Gaza la cui responsabilità viene rovesciata sulla guerra di difesa di Israele, quando invece dipendono dalla macchina di guerra di Hamas, con il suo sistema sotterraneo di armi offensive, dal dominio della cultura della morte, da una mistica fascista che disprezza la vita e schiavizza gli esseri umani; una struttura di guerra collocata tra scuole, ospedali, case private, moschee per poter sfruttare le regole umanitarie dell’autodifesa israeliana; la popolazione della Striscia di Gaza affamata, intossicata dalla guerra psicologica mostra un’ampia complicità con il terrorismo palestinese.

Mentre Israele viene demonizzato, quando ci fu la guerra di una coalizione contro l’Isis – combattenti curdi e iracheni sostenuti dall’aviazione americana – i bombardamenti massicci e indiscriminati su Mosul e i territori soggetti ai terroristi, vennero accolti da ampio consenso, o indifferenza. Questo anche se si è riconosciuta, come ad esempio il presidente Biden, l’evidenza fattuale che Hamas è peggio dell’Isis.

Propaganda tossica del terrore palestinese e conformismo di una disinformazione sistematica hanno creato un mega-tribunale del popolo che processa e condanna la difesa e giustifica l’offesa. Nel migliore dei casi si presenta una vasta incomprensione-indifferenza nei confronti delle ragioni e della necessità dell’azione di giustizia di Israele.

Ne scrive un analista israeliano, Menachem Gantz, progressista, su La Repubblica:

“Un abisso profondo separa il modo in cui gli israeliani percepiscono la realtà della loro vita e la visione che il mondo occidentale e libero ha di Israele. Esiste una mancanza di comprensione, una reale disconnessione tra le continue difficoltà e traumi in cui vivono i cittadini di Israele e la percezione nei loro confronti della gran parte dell’opinione pubblica nei Paesi democratici.”

Dice che anche gli amici di Israele non si rendono conto dell’entità terribile del trauma subito dal popolo israeliano con l’eccidio del 7 ottobre:

“Ciò continua a influenzare l’intero corso della vita in tutto il Paese, anche tra coloro che non sono stati coinvolti negli orrori: molti vanno in giro nauseati, persone che controllano dieci volte che la porta sia chiusa, o si addormentano solo con la luce accesa; bambini che hanno sviluppato ansie ; donne che ancora non riescono a fare sesso a causa delle descrizioni degli stupri. (…)

È venuto meno il fondamento e lo scopo dello Stato di Israele: la protezione del popolo ebraico da un Olocausto simile a quello che li ha colpiti in Europa.(…) Gli israeliani dopo il 7 ottobre, quando il loro Paese è stato attaccato su sette fronti, sentono una minaccia esistenziale per la loro vita. Lottano per sopravvivere perché hanno imparato dalla storia che non c’è nessun altro posto sulla Terra che sia pronto ad accettarli come cittadini con pari diritti, e in Israele, la terra dei loro antenati, hanno ricevuto il loro diritto storico a fondare uno Stato.”

Gantz ci ricorda che anche per la comprensione e la memoria della Shoah, dovettero trascorrere ben sedici anni, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al processo Eichmann a Gerusalemme. Cioè anche la vittoria degli Alleati e la capitolazione della Germania nazista non riuscì a far conoscere la Shoah che rimase in ombra, come il margine estremo della crudeltà generale di una guerra totale. Intanto “la verità è che la distruzione di Israele non è solo uno slogan per infiammare i fanatici musulmani e non, nelle strade, ma un piano ben coordinato che Teheran e i suoi alleati credono di poter attuare.”

Le democrazie abbandonano Israele nel momento in cui rinunciano a difendere se stesse, declinano l’aiuto all’Ucraina (tranne forse il Regno Unito). Pesa come un macigno su Israele la maledizione antisemita, l’umanitarismo astratto incapace di riconoscere il diritto a una guerra di difesa e libertà, l’imperialismo di una uniformazione egualitaria che disconosce e vuole inglobare una diversità radicale irriducibile come quella del popolo ebraico, della sua singolare identità.

L’ebreo come popolo indipendente è il diseguale per eccellenza, la sua libertà, la sua nuda esistenza viene negata.

L’ebreo è l’Altro, il più Altro di tutti e proprio per questo è il cuore del pluralismo e della libertà del mondo.

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