Editoriali

Sono stato “processato” su facebook da un antisemita. Ecco la mia esperienza

Quando si assumono posizioni a favore di Israele, si mette sempre in conto di essere contattati da sconosciuti e di ricevere insulti, talvolta minacce, o nella migliore delle ipotesi semplici critiche.
Ciò che è successo al sottoscritto rappresenta invece un’assoluta novità nel panorama della bistrattata “hasbarah” (si perdoni l’ironia) su facebook.
Un processo via chat su facebook.
Ebbene sì. Da semplice blogger e utente facebook, probabilmente riconoscibile e riconosciuto in quanto sionista, sono stato scambiato per ebreo. Ed anche questo può accadere. Ma in quanto tale, in quanto ebreo, ero tenuto a giustificare aforismi, frasi, comportamenti, brutture attribuite alla cosiddetta “lobby ebraica” o agli ebrei in generale.
Ed è proprio questo che mi è accaduto.
Curiosando nel famoso e sempre pieno di sorprese “filtro spam” di facebook, mi sono imbattuto in un messaggio di un ragazzino che sostanzialmente mi avvertiva di un imminente nuova shoah. “Noi gentili ci stiamo risvegliando”, mi ha scritto con tono minaccioso, allegando una vignetta antisemita che raffigurava il solito ebreo munito di nasone e l’inquietante profezia “il gioco è finito, giudei”.

Ho provato a leggere qualcosa sul suo diario, imbattendomi in una vecchia foto pubblicata il 27 gennaio 2016. “Ho perso la memoria”, c’era scritto. Nei commenti, un lungo profluvio di deliri, apologie del nazismo e negazionismi vari.
Ho pensato “Va bene,  è un ragazzino, gli faccio cambiare idea facilmente”. Gli ho risposto, inizialmente scherzando, poi spiegandogli che i suoi pregiudizi sono frutto degli ambienti che frequenta, le sue idee antisemite sono “segni di appartenenza”, marchi dell’estrema destra, convinzioni che finge di avere pur di sentirsi accettato. Ho provato a fargli capire che il suo antisemitismo deriva da stupidaggini sugli ebrei che vengono tramandate oralmente da anni, ma che lui molto probabilmente non sa nemmeno dove si trovi Israele e soprattutto non ha alcun motivo per odiare gli ebrei.
Apriti cielo. A quel punto è iniziato il processo nei miei confronti.
Ho capito che quel ragazzino, ignorante e antisemita, era in possesso di una notevole quantità di materiale, che con ogni probabilità pesca troppo facilmente da internet.
Mi ha letteralmente seppellito di link, video, vignette con dichiarazioni di rabbini ultraortodossi, ebrei antisionisti, persino citazioni del Talmud, chiedendomi di spiegare e giustificare.
Io in quanto “ebreo”, perché egli mi riteneva tale, ero colpevole, quindi meritavo un processo, anche solo virtuale.
Inutile dire che non avevo né il tempo né gli strumenti per poter verificare tutto il materiale, in buona parte con ogni probabilità contenente menzogne o frasi decontestualizzate, nemmeno per poter rispondere alla valanga di materiale che mi è caduta addosso.

Dopo un’ora di “processo” ho dovuto desistere, comprendendo che non avrei mai aiutato quel ragazzino a informarsi meglio, senza cercare esclusivamente di nutrire i propri pregiudizi, pescando materiale da fonti acclarate come antisemite.
Il metodo nazista, quello dei Protocolli dei Savi di Sion. Gli ebrei sono colpevoli e maledetti, il Talmud è un libro criminale, ogni ricerca a approfondimento deve essere finalizzato a dimostrare questa Verità incontestabile.
In questa logica ecco le citazioni decontestualizzate del Talmud. “Perché sul Talmud c’è scritto che la Madonna è una prostituta?”, mi chiede il ragazzino, che nel frattempo  si è dichiarato cristiano convinto e non sopporta che gli ebrei offendano Gesù e la Madonna, dopo che io gli avevo mandato un paio di articoli che smentiscono la menzogna del Deicidio. Ho provato a rispondergli, perché in effetti conosco la questione: “Si tratta di una errata traduzione, non viene definita prostituta né accusata di svolgere la professione di meretrice, la parola ebraica che viene erroneamente tradotta come prostituta sta in realtà a significare “colei che non sta con il proprio marito””.
Ma io per primo non ho voluto approfondire, sapendo che il Talmud contiene dei passi considerati offensivi o blasfemi dai cristiani.
E poi, diciamolo, non sono religioso, non mi interessano le dispute religiose e, ahimé, non ho mai letto il Talmud. Non sono nemmeno ebreo. Non ho voluto dirglielo, perché volevo capire fino a che punto si spingesse l’odio del mio interlocutore.
Certo, non ero la persona più indicata per aprire una discussione teologica e per spiegare il Talmud. Non c’era alcun verso di replicargli che le frasi non vanno decontestualizzate e approfondire certi temi non significa semplicemente nutrire i propri pregiudizi tramite fonti accomodanti.

Il processato ero io, in quanto “ebreo”, quindi ero io a dover rispondere alle sue accuse e a doverlo convincere che gli ebrei non sono malvagi, non sono suprematisti, non tramano per conquistare il mondo.
Per far questo, avrei dovuto contestualizzare e spiegare tutto il materiale che mi aveva inviato.
Frasi del rabbino Yosef Ovadia, del padre della pornografia Al Goldstein, del colono Abrahan Cook, di Joeil Stein, persino di Giacomo Leopardi. Aforismi che dimostrano che gli ebrei “odiano” e si sentono superiori. Probabilmente falsi, ma internet non mi ha aiutato. Sicuramente decontestualizzati. Di certo attribuibili a singole persone e non ad un intero popolo.
Poco importa.
Questa esperienza mi ha aiutato a capire come si nutre l’antisemitismo e quanto sia difficile da sconfiggere. E quanto gli antisemiti considerino “gli ebrei” colpevoli. Di tutto. Colpevoli e da processare.

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