Islam e Islamismo

The Show Must Go On

Ci siamo di nuovo, naturalmente. Londra viene ancora presa di mira dal terrorismo di matrice islamica. Dopo l’attacco del 22 di marzo nei pressi di Westminster, un van piomba sui passanti che si trovavano sul London Bridge, i terroristi poi scendono dal mezzo raggiungono Borough Market e si danno da fare con coltelli da cucina, prima di essere uccisi dalla polizia. Morale, sette morti e quarantotto feriti. Ad appena due settimane dall’attentato di Manchester.

Ora si alzeranno le quinte e riappariranno sulla scena i soliti commentatori, gli “esperti”, i conoscitori, e si sentirà immancabile il refrain, “Questo non è l’Islam“, si tratta di isolati, radicalizzati, di disagiati mentali o sociali, di “vittime” della protervia occidentale. Si accenderanno candele e candeline in memoria delle vittime e inneggiando al multiculturalismo, alla mancata integrazione, a tutto il repertorio stantio e prevedibile della vulgata negazionista, si aspetterà il prossimo attentato.

La realtà, tuttavia, racconta un’altra storia assai meno edificante, perché è sempre edificante per i depistatori e mistificatori occidentali che vedono nell’occidente la matrice di ogni male potere indicare le nostre presunte colpe come la causa (meritata?) di ciò che accade. Edificante perché in questo modo si continua a perpetuare una gigantesca frode basata sull’ideologia, sull’odio e sulla connivenza. E’ la mega narrativa colpevolista che, maturata negli anni Sessanta durante i processi di decolonizzazione europea del Terzo Mondo, ha unificato la sinistra estrema e meno estrema nella istituzione di un grande processo burla, (perché, come nei processi stalinisti la sentenza è già stata pronunciata prima del verdetto), in cui l’uomo bianco e occidentale era ed è il colpevole di ogni male.

In questa narrativa ha un ruolo di primo piano anche Israele, considerato corpo estraneo e contaminante della purezza islamica della Palestina. L’importante è de-colpevolizzare l’Islam da ogni accusa, rappresentarlo come un campione di virtù, pace e saggezza deturpato dalla nostra protervia occidentale. E non importa se fin dal suo sorgere, nel VII secolo, l’Islam armigero abbia cercato di conquistare l’occidente per essere fermato, l’ultima volta, a Vienna nel 1683. Tutto questo farebbe parte del passato e non di un progetto originario che ha avuto alti e bassi ma che non ha mai smesso di agitarsi dentro la coscienza musulmana.

Nel 1993 Samuel P. Huntington lo scrisse chiaramente nel suo capolavoro, The Clash of Civilizations, “Il problema fondamentale dell’occidente non è il fondamentalismo islamico. E’ l’Islam, una diversa civiltà i cui appartenenti sono convinti della superiorità della loro cultura e sono ossessionati dall’inferiorità del loro potere”. E’ infatti questa miscela tra suprematismo islamico, connaturato all’essenza stessa della religione, e declino culturale tecnologico rispetto al modello occidentale che genera un connubio devastante. Tutto ciò non avrebbe la rilevanza che ha se non fosse sostenuto coranicamente dal micidiale apparato concettuale delle sure coraniche medinesi, scritte durante la permanenza di Maometto a Medina, prima che il profeta tornasse alla Mecca come capo di una entità politica militarizzata in grado di imporsi su chi voleva contrastarla.

Quello a cui assistiamo non da oggi è innestato su una visione rigorosa e antagonista che vede nell’occidente un male da curare attraverso il proselitismo islamico e la sua disseminazione culturale, e da punire e intimidire attraverso una serie spettacolare di azioni violente e sparse che mai, se non solo in modo timido e circoscritto, vengono condannate dalla maggioranza islamica virtuosa e assordantemente silenziosa.

Nel suo discorso davanti a Downing Street, il primo ministro britannico, Theresa May, ha sottolineato che i terroristi che hanno colpito Londra sono frutto di una ideologia perversa che predica “il settarismo e l’odio. E’ una ideologia che afferma che i nostri valori occidentali di libertà, democrazia e diritti umani sono incompatibili con la religione dell’Islam”, esattamente quello che scriveva Huntington, ma attribuendolo non a una setta, ma all’Islam tout court. E qui c’è un problema. Questa interpretazione egemone tutta occidentale e riproposta dalla May è una interpretazione che i sottoscrittori dell’Islam “puro” rifiutano in nome della loro sentita adesione alla incontaminata e fontale lettera coranica. Ed è questo equivoco che va chiarito e presto, e non dobbiamo essere noi a farlo ma l’Islam stesso.

Nell’arcipelago sunnita che tanto ha fatto per diffondere una versione rigorista dell’Islam di derivazione salafita, quelli che noi chiamiamo wahabiti, non si definiscono come tali, ma semplicemete come musulmani. Fino a quando l’Islam, nel suo corpo maggioritario, non disconoscerà questa versione, insieme a quella maturata in campo sciita e fatta propria dall’ayatollah Khomeini, non si sarà fatto alcun passo avanti. Non siamo noi la cura. Non possiamo esserlo.

Se non si indica il male nella sua forma specifica, se non sarà lo stesso Islam a farlo e qui in occidente si proseguirà con lo show negazionista, con l’esaltazione delle nostre irrinunciabili virtù di apertura acritica e incondizionata all’altro, senza alcuna profilassi, continueremo a contare ancora i morti. E sarà per molto tempo.

Clicca per commentare

Devi accedere per inserire un commento. Login

Rispondi

Torna Su