Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Una visione ebraica internazionale della strage di Pittsburgh, di Manfred Gerstenfeld

L’uccisione di 11 ebrei in una sinagoga americana è l’ultimo di una serie di omicidi che da decenni hanno preso di mira gli ebrei e le loro istituzioni.

Delle stragi commesse fuori da Israele, la più letale è stata perpetrata nel Sud America nel 1984. Ottantacinque persone furono uccise nell’attentato dinamitardo alla sede dell’Asociación Mutual Israelita Argentina (AMIA), a Buenos Aires. In Africa, il più grande attacco terroristico su larga scala contro gli ebrei fu compiuto nel 2002 al Paradise Hotel, di proprietà israeliana, a Mombasa, in Kenya, e fece 13 vittime. In Europa, l’attacco più micidiale contro un obiettivo ebraico ebbe luogo nel 1982 nel ristorante parigino Goldenberg, quando sei persone furono uccise. In un altro attentato del 2012, persero la vita sei turisti israeliani a bordo di un autobus, nei pressi dell’aeroporto di Burgas in Bulgaria.

C’è una grande differenza tra gli omicidi di ebrei negli Stati Uniti e negli altri tre continenti. A Pittsburgh, l’assassino era un suprematista bianco. In tutti gli altri attacchi, i perpetratori erano musulmani. Tutti gli ebrei uccisi in questo secolo, in Europa occidentale, per motivi ideologici sono stati trucidati da musulmani.

Un semplice sguardo superficiale all’antisemitismo globale mostra che la tensione che scaturisce da parti del mondo musulmano è la più grande minaccia al popolo ebraico. Solo nel mondo musulmano si trovano capi di Stato che promuovono l’odio estremo non solo verso Israele, ma anche contro gli ebrei. Il presidente malese Muhammad Mahathir, ad esempio, ha una lunga storia di attacchi verbali contro gli ebrei. Questa variante di antisemitismo può essere ravvisata tra i capi di Stato in tutto lo spettro politico.

Il liberalismo e la democrazia si sovrappongono in larga misura, ma non sono identici. La Francia e la Germania hanno imparato dal loro passato. Entrambi arginano i discorsi di incitamento all’odio. In Germania, si possono trascorrere anni in prigione se si insulta una parte della popolazione. Molti europei comprendono che il principio della libertà di espressione non è influenzato in modo sostanziale se l’incitamento all’odio è vietato e perfino punito.

Parlando con gli americani nel corso degli anni, ho scoperto che sono spesso sconcertati quando dico che il Primo emendamento della Costituzione nella sua forma attuale ostacola la democrazia anziché promuoverla. Spiego sempre che autorizzare l’incitazione all’odio estremo è una lacuna di ogni società. Nel corso di queste conversazioni in genere avverto di violare un tabù assoluto.

Negli Stati Uniti, Louis Farrakhan può definire gli ebrei “termiti”, senza essere punito. Se Facebook e Twitter dovessero rimuovere le parole di Farrakhan, i discorsi di incitamento all’odio di quest’ultimo sarebbero ancora disponibili sul sito web della Nazione dell’Islam. Twitter ha perfino affermato che i tweet di Farrakhan non violano la politica aziendale. Farrakhan ha una lunga storia di antisemitismo estremo. Ha parlato di “ebreo satanico”. Se Farrakhan fosse un suprematista bianco estremista, non sarebbe il benvenuto in un’azienda dignitosa, ma poiché gli ebrei sono il suo bersaglio è ritenuto idoneo a essere visto in compagnia di eminenti americani.

Alan Dershowitz si è interrogato sul perché Bill Clinton sia stato disposto a condividere il palco con Louis Farrakhan al funerale della cantante Aretha Franklin. Si è chiesto se Clinton avrebbe fatto la stessa cosa se la persona sul palco fosse stato il suprematista bianco David  Duke, sostenendo che “Farrakhan è bigotto proprio come lo è Duke”. Il neoeletto procuratore generale del Minnesota Keith Ellison ha definito Farrakhan una figura di riferimento per la gioventù nera. Dershowitz osserva inoltre che di recente è saltata fuori una foto del 2005 che ritrae un Barack Obama sorridente in compagnia di Farrakhan.

I nazisti tedeschi “biologizzarono” il linguaggio. In quella cornice, gli ebrei divennero “batteri”, “vermi”, “parassiti” e così via. La scelta di Farrakhan del termine “termiti” s’inscrive in questo schema, uno strumento di propaganda disumanizzante che preparò il terreno per il genocidio.

Una caratteristica fondamentale degli ebrei americani è stata la percezione dell’eccezionalismo del paese in cui vivono. Non si sono considerati come gli ebrei in esilio in altri paesi. Gli ebrei americani si sono sentiti a casa più degli ebrei di altri paesi, a causa della struttura unica della democrazia statunitense.

La strage di Pittsburgh mostra che i leader responsabili delle istituzioni ebraiche negli Stati Uniti devono fare in modo che vengano installate considerevoli misure di sicurezza. Per quanto concerne la sicurezza, gli ebrei americani non dovrebbero agire diversamente dagli ebrei dell’Europa occidentale.

Un sondaggio condotto dall’ADL – Anti-Defamation League – nel 2013 ha rilevato che il 26 per cento degli americani ritiene che Gesù fu ucciso dagli ebrei e secondo il 30 per cento degli intervistati gli ebrei americani sono più fedeli a Israele che agli Stati Uniti. Le campagne del movimento BDS condotte dagli insegnanti e dagli studenti nelle università americane superano quelle condotte in quasi ogni altro posto del mondo accademico. Secondo i dati dell’ADL, Il numero di episodi di antisemitismo negli Stati Uniti sono aumentati del 57 per cento nel 2017, con 1986 casi.

Eppure nel 1994, le cifre erano ancora più elevate: 2066 episodi. Con così tanti episodi avvenuti nel corso dei decenni è chiaro che la minaccia di violenza aleggia da molto tempo. Ciò mette in dubbio l’idea di eccezionalismo nutrita dalla comunità ebraica americana.

Gli ebrei americani dovrebbero trarre l’ovvia conclusione che gli ebrei nel mondo, compresi Stati Uniti e Israele, sono una comunità con un destino condiviso. Sono soggetti a minacce simili che differiscono solo nei dettagli.

Traduzione in italiano di Angelita La Spada

Qui l’articolo originale in lingua inglese

 

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