Islam e Islamismo

La Turchia abbandona la laicità: si va verso un Costituzione islamista?

La nuova costituzione “metterà in risalto l’Islam e la fede in Allah– Abdulkadir Selvi, editorialista filogovernativo turco.
Siamo un paese musulmano. È per questo che abbiamo bisogno di una costituzione religiosa” – Ismail Kahraman, Presidente del Parlamento della Turchia, che ha anche criticato il fatto che, a differenza di altri paesi del Medio Oriente, la parola Allah non sia presente neppure una volta nella versione attuale della Costituzione turca.
Il caos in Medio Oriente è il risultato della politica di strumentalizzare la religione” – Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito popolare repubblicano, di opposizione.
Non si può essere laico e musulmano allo stesso tempo– Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Il presidente del parlamento è la seconda carica della Turchia, dopo il presidente della repubblica e prima del primo ministro. Tale carica è occupata da novembre da Ismail Kahraman, deputato del partito di governo Giustizia e Sviluppo (AKP) del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Quando, alla fine degli anni ’90, Necmettin Erbakan, fondatore dell’Islam politico in Turchia, è diventato primo ministro (in un governo di coalizione con un partito di centro-destra), Kahraman è stato nominato Ministro della Cultura.
Il suo giuramento come presidente del parlamento richiede la piena fedeltà alla “supremazia della legge e alla repubblica democratica e laica” ma il suo discorso pubblico lo scorso 26 aprile era totalmente contro sia al proprio giuramento sia alla costituzione del paese in cui egli serve – presumibilmente – come presidente imparziale del parlamento.

“Siamo un paese musulmano”, ha detto. “Ecco perché abbiamo bisogno di una costituzione religiosa.” E non solo questo. Kahraman si è lamentato del fatto he, a differenza di altri paesi del Medio Oriente, la parola Allah non sia presente nella versione attuale della costituzione della Turchia, neppure una sola volta. Quindi, ha chiesto: “Perché dovremmo, come paese musulmano, prendere le distanze dalla religione?”
Le sue parole hanno causato un piccolo scandalo politico ad Ankara, con gli esponenti dell’opposizione e i turchi laici accorsi in piazza a protestare, finendo bersagliati dai gas lacrimogeni della polizia. Il principale leader dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu del Partito Repubblicano del Popolo, ha replicato chiaramente: “Il caos in Medio Oriente è il risultato della politica di strumentalizzare la religione.”

Sebbene sia il Presidente Erdogan sia il primo ministro Ahmet Davutoglu abbiano negato qualsiasi piano dell’AKP per modificare la laicità dalla nuova costituzione che i tecnici stanno elaborando, l’improvvisa presa di posizione di Kahraman a favore di una costituzione religiosa ha smosso le acque. Si tratta di una battaglia decennale tra i turchi che vedono il futuro del loro paese all’interno della civiltà occidentale, con una costituzione laica, e coloro che insistono sul fatto che la Turchia musulmana appartenga al Medio Oriente, cosa che imporrebbe, come Kahraman ha sottolineato, una Costituzione religiosa che contenga il nome di Allah.

Secondo Abdulkadir Selvi, un eminente giornalista filogovernativo, la nuova costituzione “metterà in risalto l’Islam e la fede in Allah”.
In realtà, Erdogan e Davutoglu hanno ragione ad essere prudenti. La Turchia non ha bisogno di rimuovere il principio di laicità dalla costituzione. Nella scarsa cultura democratica della Turchia, la costituzione è una cosa e l’adesione ai principi costituzionali un’altra. Nonostante gli articoli che vietano la religione nella vita politica, negli ultimi 14 anni segnati dal dominio dell’AKP il governo laico ha virato verso un sistema pro-islamista autoritario, in palese violazione della costituzione.

Erdogan spesso definisce la sua idea di laicità come l’equidistanza dello stato tra tutte le fedi.  In linea di principio, ha ragione. Egli ha ribadito questo punto di vista dopo le idee controverse espresse da Kahraman. Ma le parole non bastano a rendere un politico davvero laico. Una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) è stata la migliore prova che la Turchia di Erdogan non sia riuscita a soddisfare la stessa definizione di laicità del presidente.

La CEDU ha condannato la Turchia per discriminazione nei confronti degli aleviti (musulmani), minoranza religiosa, avendo rifiutato di concedergli luoghi di culto e lo stesso status e vantaggi garantiti ai sunniti. Gli aleviti, che attingono da sciiti, sufi e tradizioni popolari dell’Anatolia, rappresentano circa il 15-20% della Turchia che conta 79 milioni di persone. La maggior parte dei musulmani sunniti vede gli aleviti come eretici.

Sette giudici del tribunale con sede a Strasburgo hanno condannato i tribunali turchi, che avevano sostenuto che i luoghi di preghiera aleviti non fossero luoghi di culto. La sentenza turca si è basata su un parere da parte dell’autorità religiosa turca che affermano che l’Alevismo non sia una religione.

In un discorso, alcuni anni prima di diventare presidente, Erdogan aveva detto: “Non si può essere laico e musulmano allo stesso tempo” All’epoca, almeno stava parlando più onestamente.

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