A seguito delle mie critiche al capitolo “L’errore di Israele i coloni e il revanscismo biblico”, contenuto nel suo libro Il libro nero di Hamas, l’autore, Carlo Panella, ha reso noto attraverso Informazione Corretta, che ha ripreso il pezzo pubblicato qui su L’Informale http://www.linformale.eu/miti-immarcescibili-appunti-su-un-capitolo/ che ciò che ho scritto si baserebbe su «dati di fatto del tutto inventati o falsi» e questo «a partire dalla affermazione che “la Giudea è la Samaria appartenevano dal 1922 al popolo ebraico”. Quando mai? Invenzione pura.».
Le mie tesi “inventate” o “false”, come sostiene Carlo Panella, partono proprio dai documenti di diritto internazionale, tutti consultabili nei miei libri sull’argomento: Il Mandato per la Palestina e il recente Il diritto di sovranità in Terra di Israele, entrambi editi da Salomone Belforte Editore, e che Panella può agevolmente consultare.
Questo perché, a differenza del libro di Panella, nei miei testi si possono trovare in originale tutti i documenti ufficiali che stanno a fondamento delle mie tesi relative alle radici giuridiche di Israele, tre le quali, quelle specificamente riferite al 1922, che, secondo Panella, sarebbero frutto della mia immaginazione.
È curioso che Panella accusi me di falsità e di invenzione quando può scrivere tranquillamente che Gaza “porto fenicio, era occupata dai filistei e successivamente è sempre e solo stata abitata da arabi”, invenzione di puro conio.
A Gaza la prima comunità ebraica, si installò nel periodo degli Asmonei, cioè 145 anni prima di Cristo, mentre gli arabi sarebbero arrivati solo nel Settimo secolo. Ancora nel Seicento vi permaneva una piccola ma florida comunità ebraica alla quale apparteneva Nathan Ashkenazi, più noto come Nathan di Gaza, il profeta di Sabbatai Zevi.
Siccome nella sua mail a Informazione Corretta, Panella dichiara di confermare in toto quanto scritto nel capitolo “L’errore di Israele i coloni e il revanscismo biblico” mentre le mie tesi sarebbero fantasie e falsità, mi piacerebbe sapere su cosa si fondano invece le sue tesi, visto che ha poi rifiutato un confronto sereno sull’argomento.
Non ultimo esprimo la mia preoccupazione e il mio rammarico nei confronti di organizzazioni come “7ottobre” e varie altre associazioni Italia-Israele del territorio che si prestano a diventare megafono, cassa di risonanza ma soprattutto un veicolo attraverso il quale un libro lodevolmente contro Hamas, e il radicalismo islamico, nell’unico capitolo dedicato a Israele, lo accusa di violazioni inesistenti sostanzialmente identiche a quelle della peggiore propaganda anti-israeliana.