Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Contro Israele: la perdurante ostilità di Obama

Israele è stato per Barack Obama, negli otto anni della sua presidenza, “a pain in the ass”, per dirla con brutale franchezza. L’ex presidente americano, dai suadenti sorrisi e il passo felpato, non ha mai nascosto dietro l’abituale retorica dell’amicizia per lo Stato ebraico la sua convinzione che l’onere della prova relativamente ai negoziati tra Israele e l’Autorità Palestinese, dovesse ricadere interamente sul primo.

Da parte dell’Amministrazione Obama una sentita e netta condanna del terrorismo palestinese paragonabile per incisività e perseveranza ai continui comunicati di rimprovero e ammonimento indirizzati a Israele è stato l’omissis permanente.

Tutta la politica dell’ex presidente americano riguardo al conflitto arabo-israeliano si è fondata sull’assunto base del pensiero liberal, lo stallo al processo di pace può essere risolto unicamente in virtù di continue concessioni fatte ai palestinesi. In questo senso, Obama è stato un perseverante e convinto continuatore della fallimentare politica degli Accordi di Oslo.

Non è infatti bastato legittimare nel cuore di Israele una realtà terroristica come quella dell’OLP, la quale, da dopo gli accordi  del ’93 fino al termine della Seconda Intifada, nel 2005, ha regalato alla popolazione israeliana 1600 vittime, così come non è bastata sempre nel 2005, la decisione di Ariel Sharon di smobilitare gli insediamenti ebraici a Gaza lasciandole piena autonomia governativa e ricevendo in cambio  i lanci di razzi di Hamas, obbligando Israele a intervenire due volte, nel 2009 e nel 2014.

Tutto questo era per Obama irrilevante rispetto alla sua idea fissa, Israele deve continuare a dare e soprattutto deve fermare la costruzione degli insediamenti.

Ottemperando ai desiderata americani, nel 2009 Benjamin Netanyahu congelò per un periodo di dieci mesi i progetti di costruzione in Cisgiordania. Nonostante questo Abu Mazen non si presentò mai al tavolo dei negoziati.

Incurante, l’Amministrazione Obama ha perseverato fino alla fine lungo la strada lastricata al Cairo nel 2009 con la cambiale in bianco firmata dal presidente al mondo arabo e musulmano, per giungere alla clamorosa astensione americana sulla Risoluzione 2334 votata all’ONU il 23 dicembre 2016,  il più esplicito regalo politico mai fatto dall’ONU all’Autorità Palestinese.

La Risoluzione 2334, una vera e propria polpetta avvelenata, ha di fatto esteso l’illegalità della presenza israeliana non solo ai territori della Cisgiordania ma anche a Gerusalemme Est contraddicendo palesemente precedenti risoluzioni. Lo ha sottolineato tra gli altri, molto chiaramente Evelyn Gordon nel suo articolo “Il voto dell’ONU deride la legge”.

Il regalo fatto da Obama consiste in questo, nel consentire all’Autorità Palestinese di non sedersi al tavolo di alcun negoziato fintanto che Israele non congelerà di nuovo, come già fatto nel 2009 senza alcun esito, il proprio programma di costruzione in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Non solo. In flagrante contraddizione con la Risoluzione 242 la quale stabilisce che Israele, a seguito della Guerra dei Sei Giorni deve ritirarsi dai territori catturati ma non da “tutti” i territori (disposizione ottemperata nel 1982 relativamente al ritiro di Israele dalla penisola del Sinai, e nel 2005, relativamente al ritiro di Israele da Gaza), la Risoluzione 2334 afferma in contraddizione con il testo vincolante del Mandato Britannico per la Palestina del 1922, che Israele non ha alcun diritto di permanenza né in Cisgiordania né a Gerusalemme Est.

In nessun comunicato dell’Amministrazione Obama è mai stato richiesto all’Autorità Palestinese, come precondizione necessaria ai negoziati, il riconoscimento di fatto del pieno diritto all’esistenza dello Stato ebraico, sempre disatteso sia da parte dell’OLP sia da parte dell’Autorità Palestinese. La Risoluzione 2334 avallata dall’amministrazione americana nell’ultima fase della sua permanenza è stato l’atto che più di tutti quelli precedenti ha permesso di fare piena luce sulla sua risoluta partigianeria propalestinese, sempre ipocritamente negata.

Che la musica sia cambiata con l’Amministrazione Trump lo si è visto in questi giorni all’annuncio fatto dal governo Netanyahu di procedere alla costruzione di 2500 unità abitative in Cisgiordania all’interno di insediamenti già esistenti. Dalla Casa Bianca, non è giunta infatti alcuna dichiarazione di condanna relativa al programma annunciato dal primo ministro israeliano. Il silenzio assenso della nuova amministrazione è, di fatto, una piena sconfessione della Risoluzione 2334, considerata un atto di aperta ostilità unilateralmente diretto a Israele.

Come Donald Trump orchestrerà la nuova politica americana mediorientale, e nello specifico riguardo a Israele è ancora tutto da vedere, ma una cosa è certa, lo spartito di Obama è stato riposto nel cassetto.

Clicca per commentare

Devi accedere per inserire un commento. Login

Rispondi

Torna Su