Israele e Medio Oriente

Duemila anni di antisemitismo

Se, da una parte, nominare oggi l’antisemitismo riporta immediatamente la memoria alle leggi razziali della metà del secolo scorso e alla shoah, che di esso fu in assoluto la conseguenza più orribile e mostruosa, dall’altra è indispensabile ricordare come lungo tutta la storia del nostro mondo l’antisemitismo (e l’antiebraismo) abbia rappresentato un filo conduttore comune, al quale nessuna comunità è di volta in volta sfuggita. L’antisemitismo – sia esso su basi razziali, religiose, economiche, sociali, eccetera – non è creatura del XX secolo, come forse la maggior parte delle persone pensa; né gli episodi di grave discriminazione antiebraica diffusi lungo tutta la nostra storia possono definirsi sporadici o incidentali: certo, l’Olocausto fu un prodotto della Germania Nazista e raggiunse apici mai visti prima, ma non fu un’invenzione estemporanea nata dal nulla; fu piuttosto la summa di secoli e secoli di persecuzioni, superstizioni, pregiudizi, esecuzioni, espulsioni che non hanno risparmiato nessuna terra sia del vecchio mondo che del medio oriente da più di duemila anni a questa parte. Ovunque il potere identifichi un potenziale avversario, su di esso getterà discredito in modo da indurre i suoi “sudditi” a fare il lavoro per lui: da questo nasceranno maldicenze, superstizioni, discriminazioni. Questa è la storia del Popolo ebraico in tutte le sue declinazioni europee: esso è il Popolo di cui si fa credere che comandi il mondo, affinché la gente lo tema e lo scacci, come accade da duemila anni. L’Ebreo è il capro espiatorio comodo per ogni occasione, collaudato da secoli, sul quale in modo ricorrente si riversano le recriminazioni, finanche le più assurde. A questo meccanismo concorrono tali e tanti di quei fattori di natura così diversa che risulta impossibile pesare di volta in volta il contributo relativo dell’uno e dell’altro; si può supporre che nei secoli del medioevo le superstizioni avessero più presa di quanta ne abbiano oggi e che oggi maggior peso abbiano considerazioni di natura economica e/o politica, ma è un esercizio tanto difficile quanto fallace, perché potremmo anche scoprire che quell’animo medievale ed irrazionale che nell’uomo moderno crediamo sconfitto e superato è vivo e vegeto e solo si nasconde furbescamente dietro nuove categorie di analisi che ci piace definire razionali ma che probabilmente non lo sono. Moltissimi sono i testi di riferimento sui quali approfondire la questione dell’antisemitismo in Europa e il pregiudizio antiebraico. Qua si cercherà di fornire di esso un quadro necessariamente schematico, talvolta episodico, rimandando ovviamente alla buona volontà dei lettori l’approfondimento sulle voci e sugli avvenimenti di volta in volta citati.

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