Editoriali

Fuori Tillerson, dentro Mike Pompeo: La carambola di Trump.

Era nell’aria da qualche mese la nomina di Mike Pompeo a Segretario di Stato. E infatti è avvenuto. Oggi, con uno dei suoi Tweet, Donald Trump ha annunciato la sostituzione di Rex Tillerson con l’ex capo di fresca nomina della CIA.

Che il rapporto tra Trump e Tillerson fosse compromesso è cosa nota. I contrasti tra l’ex CEO della Exxon e l’inquilino della Casa Bianca si erano evidenziati da tempo su vari dossier: dall’accordo sul nucleare iraniano, a quello di Parigi sul clima, alla questione Nord Coreana. La linea morbida e dialogante di Tillerson ha sempre trovato poca sponda con quella più dirompente e risoluta del presidente degli Stati Uniti. Scontenti, mugugni, disconoscimenti. Quando, l’anno scorso, ci scappò un morto alla manifestazione di Charlottesville in Virginia, che vide contrapporsi suprematisti e antirazzisti e Trump non prese immediatamente le distanze dai primi, Tillerson affermò che il presidente parlava solo per se stesso. Ci fu poi l’episodio in cui la NBC rivelò che l’allora Segretario di Stato durante una conversazione privata avrebbe dato a Trump del deficiente. Tillerson fu costretto a convocare in fretta una irrituale conferenza stampa per dichiarare il suo sostegno al presidente. Fu una mossa plateale e goffa che confermò la veridicità di quanto aveva rivelato l’emittente americana. Insomma, i due non si sono mai piaciuti, il loro è stato un rapporto urticante fin dal principio, costellato di spigolature e mancanza reciproca di stima, e oggi questa è la sua naturale conclusione.




Mike Pompeo è invece, sulla carta, il Segretario di Stato più consono al temperamento di Trump e alle sue idee, non a caso già scelto per dirigere la CIA. A tutti gli effetti è quello che si definirebbe un falco. E’ favorevole a un cambio di regime in Nord Corea, e un risoluto oppositore del nucleare iraniano da lui definito “disastroso”. Il suo apprezzamento esplicito per Netanyahu, per la determinazione del premier israeliano nel denunciare la pericolosità dell’Iran, considerato dallo stesso Pompeo come uno stato terrorista, è in perfetta linea con la nuova intesa tra Israele e Stati Uniti. Lo è anche la sua chiara presa di distanza dal sostegno dato al terrorismo da parte dell’Autorità Palestinese in tutti questi anni. Non solo. Diversamente da Trump e dalle sue inizialmente benevole attenzioni nei confronti di Vladimir Putin, Pompeo non ha mai fatto mistero di considerare la Russia e il suo leader del tutto inaffidabili e in contrasto aperto con gli interessi americani. Ma è soprattutto il dossier iraniano quello sul quale l’allineamento di Pompeo con Trump è totale. Nel 2014, prima che l’accordo sul nucleare venisse siglato, Pompeo aveva dichiarato che assai più efficace della diplomazia perseguita da Obama, fossero degli attacchi preventivi alle centrali nucleari iraniane. Durante l’audizione al Senato per la sua conferma a direttore della CIA, nel gennaio del 2017, affermò che l’Iran era al momento il maggiore stato sponsor del terrorismo a livello mondiale e che si trovasse in una posizione di ulteriore e incrementata pericolosità. Non ci possono essere dubbi sulla forte vicinanza del nuovo Segretario di Stato a Israele e alle sue ragioni.

La nomina di Mike Pompeo a Segretario di Stato è dunque un tassello di rinforzo per l’Amministrazione Trump dopo le molte turbolenze e le sostituzioni che si sono succedute. Garantisce una maggiore continuità e armonia nella visione generale che si sta configurando relativamente alla politica estera americana, con una particolare attenzione allo scenario mediorientale, su cui, la convergenza tra il nuovo Segretario di Stato e il presidente non potrebbe essere più netta.

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