Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Intifada Anti-Universitaria

Le principali università occidentali sono occupate manu militari da fazioni filoterroriste di minoranze violente studentesche, con l’apporto di militanti arabi (il quotidiano La Repubblica ha riportato – fonte del Wall Street Journal che tra i duemila arrestati nelle università americane 6 su 10 non sono studenti,  ma professionisti del disordine), un’esplosione di forsennato odio antiebraico antioccidentale. 

Necessario un ”j’accuse” per tentare di denunciare la loro abiezione, la loro mostruosa falsità e la loro rabbiosa violenza.  

Non sono studenti, perché non studiano, non vogliono studiare: sono nemici dello studio, lo ostacolano, lo impediscono agli studenti normali. Perché sono menti chiuse con un’unica idea, totalitaria, ossessiva di odio cieco e morte sanguinaria.  

Perché lo studio richiede menti aperte, curiosità, passione di conoscenza, dialogo, spirito critico. Loro sono analfabeti programmatici, per principio. Non sono studenti: sono cani da guardia della guerra terrorista, sciacalli della civiltà, sono anti-studenti. 

Non sono filo-palestinesi, perché non amano i palestinesi, negano il loro futuro. Li vogliono solo per quello che sono: schiavi, pedine, scudi umani, complici di un sistema di terrorismo apocalittico, sadico e genocida come quello di Hamas 

Philìa”, nella grande cultura greca classica, significa “amore”, un amore che dura tutta la vita ed è per questo superiore allo stesso amore-passione, all’amore erotico che può durare meno nel tempo e consumarsi, bruciarsi nella sua stessa passione.  

Dunque, i cosiddetti filo-palestinesi non sono filo-palestinesi. Rivelano invece una mera strumentalità politico-ideologica che li usa come carne da cannone dell’imperialismo terrorista islamico. All’interno di una totale cultura della morte, che odia e distrugge la cultura della vita.  

Costoro, quando incontrano un vero filo-palestinese che osa dire “Palestina libera da Hamas”, lo insultano e lo picchiano se va bene, lo vogliono uccidere se va male.  

Non sono contestatori, ribelli, perché sono teste vuote, servili verso un oscurantismo ideologico totalitario, perché ridotti a slogan di odio e di morte antiebraici e antioccidentali. Soprattutto perché servili e dipendenti verso i loro accademici, gente che tradisce la funzione universitaria perché  nega la ricerca, il criterio di verità, lo spirito scientifico, l’umanesimo, la grande cultura, e si limitano a ripetere forme ossificate, miseria nichilista, odiologia distruttiva. Docenti che non formano ma de-formano, usano la cattedra contro la libertà e l’indipendenza intellettuale, per elaborare velenose costruzioni di guerra culturale anti-democratica, illiberale, anti-scientifica, antisemita, antioccidentale. 

Non sono pacifisti, ma strumenti attivi di guerra. Attivisti di guerra culturale, attivisti della guerra imperialista, dalla Umma islamica alla Russia che massacra l’Ucraina e opprime il proprio popolo, alla Cina che pratica il genocidio del Tibet, la repressione di Hong Kong e degli Uiguri e il sistema dei laogai, i campi di lavoro forzato schiavistico; e soprattutto in prima fila come agenti del peggiore disumano terrorismo.  Quindi nemici sistematici della pace, imbevuti di cultura di guerra, gente che vive solo per la guerra. 

Non sono uomini che sbagliano. Sono programmaticamente disumani, perché assolvono, giustificano, glorificano il 7 ottobre e la sua disumanità tanto illimitata, al punto che non esiste linguaggio umano per descriverla nella sua realtà effettuale. Il loro negazionismo, già il giorno dopo il 7 ottobre, aggiunge crimine al crimine. La dismisura della loro disumanità è nella glorificazione del 7 ottobre, la più orrenda inaudita strage di ebrei dopo la Shoah – compiuta con esibito entusiasmo fanatico, frenesia di morte, annientamento, umiliazione senza limiti.

Partigiani senza vergogna dei bambini arrostiti nei forni, degli stupri-atti di guerra con una tale violenza femminicida da spezzare i bacini. Partigiani di un terrore peggiore di quello nazionalsocialista hitleriano: perché il secondo realizzava il suo orrore nella segretezza, con il tentativo di nasconderlo, mentre Hamas – ripetiamo – esibisce con feroce entusiasmo.   

Non sono democratici (manco a dirlo). Semplicemente sfruttano le libertà democratiche e costituzionali per scopi anti-democratici e anti-costituzionali, in una prospettiva di sovversione della democrazia rappresentativa.  

Praticano gli schemi della guerra civile, cioè la grande antagonista della democrazia, che appunto è nata e si è sviluppata per evitare e prevenire la guerra civile; per regolare i naturali contrasti in un ambito istituzionale, in una civiltà liberale, in un ambiente di competizione e cooperazione.  

Sono invece totalitari, anche peggio dei predecessori nazifascisti e comunisti. 

Non sono un movimento studentesco, come indebitamente accreditati dal conformismo mediatico. Non lo sono, perché i movimenti reali nascono da spinte dal basso, da ispirazioni ideali, da domande di giustizia. Costoro invece nascono da comandi dall’alto, da servilismo verso gli accademici, da massicci finanziamenti dei petrodollari arabi, elargiti per distruggere dall’interno le università occidentali. Nessun movimentismo quindi, ma nuda logica di guerra. 

Non sono universitari, ma avanguardie violente della distruzione di ciò che resta della funzione di una università.  

Universitas” significa spaziare con la mente, aprire le menti, connettere, dialogare, ricercare, confutare, elaborare. Significa anti-settorialismo, anti-semplificazione, anti-propaganda, significa indipendenza come anti-politicizzazione. Mentre le loro guerre culturali sono anti-culturali, anti-universitarie, la versione islamista del terribile maoismo delle guardie rosse che distrussero con furore ogni filo di cultura, tradizione, innovazione e umanesimo; o degli studenti nazisti con i loro roghi dei libri.  

Sono pericolosi per la libertà, la democrazia, la pace, non solo per Israele e gli ebrei. Pericolosi per la civiltà umana e anche per sé stessi, per la carica autodistruttiva che da loro stessi emana e promana.  

Sono ateisti militanti che giustificano ed esaltano il più feroce oscurantismo religioso, quello dell’islamismo genocida che poi sfocia in una irreligiosità idolatrica, di cultura della morte e della strage.  

In uno schema perverso, dove fedele/infedele finisce con l’identificarsi con la dicotomia assoluta amico/nemico, l’ostilità da guerra di annientamento del pensiero di Carl Schmitt.  

Dove il monoteismo che rappresenta l’infinito divino, il Dio unico della pietà, misericordia, fratellanza e giustizia diventa un monismo ideologico, corazzato, ossessivo. Un’ideologia della disumanità totale, totalitaria, crudelissima. 

Gli attuali occupanti superano in peggio le costruzioni ideologiche del fascismo e del comunismo, da cui pure ereditano abbondante veleno. Perché non hanno neppure una loro costruzione ideologica, ma solo una miserabile riduzione in un catechismo rozzo e ipersemplificato. Non sono un nuovo 1968, ma un 1938: la loro kefiah è una nuova svastica.   

Gli ebrei di Israele e della diaspora sono i più esposti, come spesso accade da tremila anni. Non è una novità, solo un peggioramento. Esposta è l’intera cultura umana, e quel che resta di una democrazia che non osa difendersi e neppure riconoscersi.  

Questa marea montante di odio mortale e pianificazione genocida è un pericolo terribile per quel sottile strato di civiltà che ancora copre un magma di barbarie, irrazionalità, disumanità, distruzione e autodistruzione: se non la si contrasta con fermezza, deterrenza, difesa coraggiosa, sarà la fine di tutto e di tutti. Dopo ci sarà una nuova Shoah, anche più spietata, poi la morte della possibilità stessa di una civiltà dell’uomo per l’uomo. 

 

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